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Annozero: scacco al Premier

 

Annozero è potuto ricominciare: con un breve discorso di Santoro si è riaperta la stagione 2010-2011 della trasmissione. Discorso in cui il conduttore si è rivolto a quelli del PDL “accaniti fan del cavaliere”, facendo loro la metafora del produttore di bicchieri.
 
Se Annozero fosse un'impresa, sarebbe un'impresa, sarebbe una che fa utili (14 milioni di guadagno, per la precisione): e allora, si chiede, che senso ha rinunciare a questi soldi per bloccare la produzione (di bicchieri)? Bloccare la pubblicità, i contratti dei collaboratori (che comunque vanno in onda come ospiti, per il momento).
 
Come se non bastasse, c'è anche il megadirettore fantozziano, che chiede: “come è il Tin che fa il bicchiere”?
 
Da domani deve fare tin e ten contemporaneamente: serve sentire il suono del Travaglio giustizialista assieme a quello di uno Sgarbi garantista. Come imprenditore – l'appello di Santoro – lei che vota Berlusconi, che di Sgarbi se ne è liberato perché li rompe i bicchieri, pensa che sia la cosa giusta?
 
Perché nell'azienda Rai si devono produrre bicchieri rotti? Nei negozi dobbiamo trovare bicchieri di tutti i tipi: allora dimenticate Luttazzi, Santoro, Dandini. Si devono vendere solo bicchieri col marchio “libertà”, ma ex ante (come ex ante voleva essere la censura di Masi, come da telefonate).

 

 

Come andrà a finire? Non credo che la Rai si libererà dalle ingerenze politiche (e diventerà un'azienda che produce bicchieri di tutti i tipi); troppo importante è il controllo dell'informazione in questi mesi caldi dove si devono trovare nuovi equilibri dentro il centrodestra. I cinque minuti con cui Travaglio può parlare senza essere interdetto (e anche le vignette di Vauro) diventano preziosi come l'oro, come la libertà.
 
Tema della puntata, le carte da Santa Lucia, i dossier, la pista che dai caraibi porta a palazzo Chigi, il ruolo dei servizi (come hanno scritto sia il giornale che anche Il Velino). Ci eravamo lasciati con “l'ombrellone”, le proteste in Grecia, la crisi, Tremonti, le aziende che chiudono.
 
Dopo mesi, ci si ritrova ancora a parlare delle stesse cose: i problemi di giustizia di Berlusconi, le leggi ad personam (che anche i finiani voteranno), il parlamento bloccato. E nel resto del paese (quello vero), le proteste degli operai di Termini Imerese, lasciati a spasso senza che uno straccio di politico siciliano so fosse fatto vedere dalle loro parti: “per difendere Cosentino siete tutti presenti, ma nessuno di voi è venuto a Termini… vergogna”. Questo gridavano ieri, davanti Montecitorio.
 
Poi ci sono i lavoratori (tra gli altri) dei cantieri navali: come le persone di Castellammare che pensavano di essere persone fortunate, perché avevano un lavoro. Il ministro Scajola aveva fatto loro delle promesse (magari una legge per la rottamazione delle barche, come per i frigoriferi o le auto), e oggi leggono sui giornali le notizie che parlano della chiusura dei cantieri. Magari per far spazio ad una bella colata di cemento. Che fine ha fatto l'articolo 1 della Costituzione: l'Italia è ancora una repubblica basata sul lavoro?

 

 

Le carte di Santa Lucia.
Che dire ancora delle carte di Santa Lucia? Che possono essere vere o false oppure che possono dire il vero o il falso (nel frattempo e carte sono sparite dal sito El Nacional). Nonostante tutte le telefonate, il ministro della giustizia di questo paradiso fiscale non ha lasciato un comunicato.
 
Se le carte sono vere (del ministro), i finiani potranno sempre dire che il presidente di Santa Lucia è amico di Berlusconi. Che hanno preparato una bella trappola (il capogruppo Bocchino ha pure fatto dei nomi, su possibili persone dietro la vicenda, come Gaucci, Laboccetta, Corallo). Se le carte non sono vere, saranno i fan del cavaliere a dire che è una delle tante patacche in circolazione.
 
Discorso diverso sull'autenticità del contenuto: è vero o no che Tulliani è proprietario della società anonima che possieda la casa di Montecarlo?
Se è vero, la credibilità di Fini va a pezzi e si dovrebbe dimettere.
Se è falso, è la credibilità della democrazia che va a pezzi.
A discutere in studio, il giornalista Aldo Cazzullo, Italo Bocchino, il sottosegretario Castelli, Antonio Di Pietro.
 
Basterebbe che la nostra magistratura chiedesse con molta discrezione quelle carte. E che mettesse la parola fine a questa storia di cui si è parlato troppo.
“E' uno scontro senza precedenti nella storia della nostra repubblica”, commentava Cazzullo: uno scontro che purtroppo non vedrà fine nemmeno il 29 col discorso alla camera. Perchè nessuno dei due schieramenti del centro destra sembra voglia andare alle urne (vedi il voto su Cosentino).
 
Corrado Formigli ha cercato di riassumere la vicenda, a partire dai due articoli di giornale (fotocopia) usciti a Santo Domingo. E' un depistaggio dei servizi (Il giornale ne aveva parlato giorni fa), o solo l'ennesima bufala? Perché un paradiso fiscale fa il nome di un beneficiario, rovinando così la propria immagine?
 
Italo Bocchino parla dell'ennesima bastonatura mediatica su Fini: è convinto che Tulliani non sia il proprietario di questa società anonima e che l'ispirazione per il documento porti al presidente del Consiglio. Ha fatto anche il nome del direttore dell'Avanti, che ha accompagnato in Sudamerica il cavaliere in un viaggio.
 
Come contraddittorio, ha parlato Roberto Castelli, per cui basterebbe andare a Santa Lucia per controllare. Il sottosegretario si è anche lanciato in una lezioncina di etica contro l'ex An: non vi siete preoccupati di chi stava dietro la società off shore. Come la mettiamo allora con le società off shore di Berlusconi? Anche lui è eticamente colpevole?
 
Castelli comunque, vicenda Patelli a parte, è comunque una politico che “non è senza peccato”: è stato condannato dalla Corte dei Conti a rimborsare 33 mila euro, perché la consulenza all’amico Giuseppe Magni era “irrazionale e illegittima”.
 
Antonio Di Pietro ha paragonato la vicenda di Fini, con la sua personale: anche lui è stato prima corteggiato dal cavaliere (con l'offerta del posto di ministro), poi isolato, infine diffamato. Sui giornali e sulle televisioni di famiglia.
 
E allora, si chiede, come voterà FLI a fine settembre? Perché non votare la sfiducia e mandarlo a casa? Ogni giorno non vengono prese decisioni importanti su Finmeccanica, Alitalia, Fiat, sulla Rai (l'accordo per la pubblicità).
 
Si può tirare in ballo la fiducia verso gli elettori e la fedeltà al programma come ha fatto in studio Bocchino (usando poi in pratica le stesse parole usate dai berluscones)? “E' un ragionamento cazioso”, il commento del giornalista del Corriere.
 
Anche perché è sulla giustizia che si vedrà di che pasta sono fatti i finiani: come ha spiegato nei suoi 5 minuti di ora d'aria Travaglio, sono ben 4 le proposte per salvare B. dai processi. Processo breve, processo lungo, un secondo legittimo impedimento (a dicembre la Consulta decide), e il lodo Consolo.
Come il voto su Cosentino ha dimostrato, la maggioranza ritiene i parlamentari ingiudicabili (le intercettazioni risalgono a prima del 2008 e i deputato non possono entrare nel merito, ma solo stabilire se c'è fumus persecutionis).
 
Nella trasmissione è andato in onda un'intervista di Formigli a Beppe Grillo: è riuscito persino a trattenersi, ma la sostanza del suo ragionamento è semplice.
Questi qua sono dei morti: noi voliamo alti, perché parliamo di cemento zero, energie pulite, raccolta differenziata dei rifiuti, Wi fi. Gli altri (destra o sinistra) parlano di sacrifici ma poi prendono i rimborsi elettorali. Parlano solo del leader da trovare (il papa straniero), ma mai delle idee che si dovrebbero portare avanti.
 
Questi qua, come li chiama Grillo, non voteranno mai la sfiducia al governo. Parlano a nome degli italiani, ma cosa ne sanno di come vivono i cassintegrati, i maestri lasciati a casa. Salvano Cosentino, ma nemmeno sanno come si vive in terra di Gomorra.

 

 

Un'altra cosa non sopporto: sono passati due anni dall'inizio della crisi, e ancora oggi si sente dire che l'Italia è messa meglio degli altri paesi, che abbiamo tenuto perché non si sono aperti i cordoni della borsa. Che ora tocca all'Europa (detto da un esponente di un partito antieuropeista, fa un certo senso).
 
Che la Corea ha operai a costo più basso e Obama “stampa soldi in cantina” (Castelli). Non ne posso più di questa balle: si chiedono sacrifici, poi le auto blu e gli sprechi sono sempre lì. Come i costi della politica che aumentano. Non possiamo aumentare la spesa pubblica eppure possiamo permetterci l'evasione, la corruzione e la criminalità organizzata. E comunque in questi mesi è aumentata la spesa corrente e il debito pubblico. Non possiamo fare delle commesse pubbliche (per i cantieri di Genova e Castellammare) e poi ci possiamo permettere il ponte sullo Stretto, il finanziamento ai partiti, alle scuole private e gli scandali della cricca (l'inchiesta sulle Grandi Opere e la protezione civile).
 
Fino a quando?

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