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Andare a scuola e rischiare la salute

Primo giorno, prima ora, classe prima.
Entrate nell’aula.
Andare a scuola e rischiare la salute
Sono alcuni anni che insegnate, non siete precari, né di primo pelo, sapete già cosa vi aspetta.
 
Una classe. Probabilmente il numero degli allievi maschi sarà più elevato, ci sarà qualche ragazzo straniero, qualche ragazzo che ripete la classe. I ragazzi, poco più di venti, riempiranno l’aula e tutti gli occhi guarderanno voi. Il primo impatto è fondamentale come sanno tutti gli esperti di comunicazione.
 
È un momento essenziale e difficile per tutti, per i ragazzi e anche per i docenti. Soprattutto in questi ultimi anni, sempre di più in questi ultimi anni. I 20/23 ragazzini di prima sembrano riempire l’aula, anche se sarà l’aula più grande dell’istituto, magari quella più luminosa.
 
Il docente fa l’appello, comincia un nuovo anno scolastico.
 
Ora vi chiedo uno sforzo, superate l’ansietà di chi incontra tutti quegli occhi, il docente, il ragazzino che non ha ancora amici nella classe, l’unica ragazzina… Superate questo impatto e fate un passo indietro.
 
Di nuovo il primo giorno di scuola, prima ora, stessa classe prima. Quasi stessa classe prima perché intanto il Governo e il Parlamento hanno varato la riforma della scuola. Tra i vari provvedimenti quello che ora ci interessa riguarda la formazione delle classi, il numero di alunni per classe.
 
Farò solo un esempio: scuola superiore (secondaria di secondo grado: liceo, istituto tecnico, professionale), classi prime, numero minimo per formare una classe 27, numero massimo 33. Classi prime che oscillano tra 27 e 33 alunni avete capito bene!
 
Ricordo i racconti di mia madre, classi elementari con 40 bambini, sessanta anni fa. Allora c’era rispetto per l’insegnante e per i genitori, c’era la paura delle punizioni e l’ambizione di riuscire, c’era la curiosità di imparare, c’era una società molto meno complessa ecc. ecc.
 
Torniamo a noi. Il docente entra stessa aula, la più grande, la più luminosa. 33 ragazzini di prima, magari un portatore di handicap, seguito solo per alcune ore (sempre meno) dall’insegnante di sostegno, qualche straniero, colori diversi lingue diverse, poche ragazzine, qualche ripetente. Nell’aula ci sono 33 ragazzi e 1 adulto (2 con l’insegnante di sostegno).
 
L’aula diventa piccolissima, i ragazzi sono assiepati, non ci si può quasi muovere, diventa difficile respirare. Uscire dall’aula velocemente sarebbe impossibile. La sicurezza, lo spazio vitale, sancito per legge, sono un vago ricordo, una delle tante norme che non verranno rispettate.
 
Potrebbe accadere di tutto, l’aula è troppo piccola. Il docente vede troppi occhi, capisce che qualcuno lo segue, ma gli altri? Gli altri si perderanno perché sarebbe dote sovrumana seguire tutti in modo individualizzato (come dicono i programmi, ma ci prendono in giro?).
 
Intanto fuori su un treno, su un autobus altri ragazzini devono andare in una città diversa a cercare la scuola per loro, perché sono oltre quei 33 e in quell’istituto non possono stare. Oltre i 33.
 
Se gli iscritti non sono abbastanza per formare due classi da 33, secondo la nuova legge, gli iscritti in soprannumero devono iscriversi in un altro istituto.
 
Chi vive in provincia di certo dovrà cercare posto in un altro paese, in un’altra città.
 
Aule piene insane, pericolose, fuori norma di sicurezza. Preparazione didattica inferiore, minori possibilità di seguire gli alunni più deboli, più dispersione scolastica. Gruppi di ragazzi in cerca di un istituto per proseguire gli studi nella specializzazione scelta.
 
Questi sono i frutti della nuova legge sulla formazione delle classi. Ci si chiederà: perché decidere un tale scempio? Per risparmiare.
 
La sicurezza dei figli, la forza della cultura, dell’educazione sono spese insostenibili. Tagliamo.
 
Pazienza se molti docenti saranno disoccupati, tanto sono solo docenti, pazienza se i ragazzi saranno meno preparati, pazienza se un incendio potrà sorprendere troppi studenti in una classe troppo piccola.
 
Faccio una domanda retorica: proprio da lì si devono pescare i soldi? Possibile che non ci siano altri modi? Ci sono, ma i poteri forti come si usa dire oggi, non si toccano.
 
E dunque chi ha a cuore la scuola per i figli, perché insegna, perché semplicemente è una persona civile firmi questa petizione contro l’aumento di allievi per classe, la diffonda e soprattutto segua la scuola e protesti, urli contro lo scempio del nostro futuro.
 
http://www.politeia.emr.it/petizione_contro_classi_affollate/
 
L’indignazione è troppa!

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Autore

Maria Rosa Panté

Maria Rosa Panté

Vive a Borgosesia (prov. di Vercelli) ed è insegnante. Collabora ai siti www.personaedanno.it; www.bibliomanie.it; Voci del verbo insegnare (Istituto Gramsci di Bologna); alla rivista online Griselda dell’Università di Bologna. Occasionalmente scrive per altre riviste soprattutto online. Ha pubblicato, nel 2004, una raccolta di liriche “L’amplesso retorico. Voci femminili dal mito” (su (...)


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