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Anche tu sei 2.0? Se rispondi alla domanda, allora hai già detto “sì”

Ci sono alcune definizioni che diventano mitiche: nate in un contesto specifico, per loro il destino ha previsto un palcoscenico di fama e gloria mondiale, facendole diventare un passepartout adatto a tutti gli usi.

2.0, soprattutto in Italia fino a poco tempo fa, era il risultato di una partita di calcio scritto male, oggi non più: è una categoria onnicomprensiva che caratterizza il nuovo web sociale.

Immaginate uno spazio dove si può parlare ed ascoltare, dove chiunque può farlo, e se ha delle cose rilevanti da dire, servizi interessanti da proporre, troverà sempre qualcuno pronto ad ascoltarlo e ad interagire con lui. Questo spazio è la cosa più vicina che riusciamo ad immaginare per rendere visivamente la definizione di 2.0.

Ora immaginate come singole persone, enti ed istituzioni, aziende - ognuno dalla sua prospettiva - veda come una rivoluzione e una grande opportunità essere presenti in questo nuovo spazio di relazione sociale etichettato come 2.0.

Senza pretesa di rappresentatività ma piuttosto browsando e fiutando in giro per la Rete le novità, ecco qui di seguito alcuni esempi di innovazione, di cambiamento.

 Nella scuola: forse da fuori non sembra, ma il 2.0 sta facendo piccoli miracoli: la scuola digitale non è più una chimera, anzi esiste addirittura un progetto Ministeriale che si chiama “Classi 2.0”, con un sito dedicato che raccoglie, promuove e fa condividere le esperienze didattiche che si basano sulla tecnologia presente in Rete.

Innovazione e best practice vengono raccontate e diffuse, va da sé che sulla formazione e la conoscenza il 2.0 fa e farà la parte da leone, chissà che non possa essere un forte salto in avanti per la scassatissima scuola italiana.

Nell’Informazione: anche l’editoria si sta muovendo: si riadatta al web non soltanto con la semplice aggiunta di materiali multimediali. Inizia a prevedere la possibilità che il lettore non rimanga tale, ma che sappia porsi a sua volta come eventuale generatore di contenuto.

E’ esattamente quello che io sto facendo in questo momento in questo sito di cItizen journalism.

È il cittadino a farsi giornalista, arrivando lì dove, a volte, nemmeno il giornalista “con tesserino” riesce o può arrivare (non necessariamente per demerito), forse solo per curiosità.

Il 2.0 è un fenomeno che sta coinvolgendo perfino le banche, le quali hanno sempre avuto reputazione di ambienti “distanti”, protetti/nascosti da formule e tecnicismi come i loro dipendenti dal vetro dello sportello.

Già da un po’, molte di loro hanno l’immancabile pagina su Facebook; l’e-banking sta diventando un servizio sempre più ad uso comune.

BNL, addirittura, sta usando i social network come canale principale per rendere noti i suoi servizi: dal recuiting online di BNL JOB su Facebook, ai video su YouTube per promuovere i corsi gratuiti di educazione finanziaria, più alcuni video autoironici (il web fa bene alle banche).

 Il 2.0 ha dunque già cambiato la nostra vita ma a breve dietro l’angolo c’è un altro salto: l’informazione in mobilità, dal mio cellulare (smartphone) posso fare tutto quello che ho descritto e farlo staccandomi anche fisicamente da un computer e un browser e dal tavolo dove sono seduto.

Si accettano nomi per la nuova etichetta: 3.0, 4.0? Web in cammino.

Qualunque questa etichetta sarà, la sensazione è che aiuterà ancora a rendere più comode le nostre vite.

Sì, siamo tutti 2.0.

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