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Analisi del sangue di routine? Non servono a nulla

"Una persona che non ha alcuna familiarità con malattie particolari ed è sana non dovrebbe fare alcuna analisi del sangue di routine non prescritta dal medico". Ne parliamo con Elena Costa, dottoressa del Policlinico San Donato di Milano.

di Cristina Da Rold

Quante volte ci è capitato di incontrare qualcuno che ci chiedesse “da quanto è che non fai le analisi?” e sentirci subito dopo in difetto per aver lasciato passare anche più di un anno? “In realtà dobbiamo metterci in testa che fare analisi del sangue ‘come controllo’ non è prevenzione. Gli unici modi per prendere una malattia per tempo sono da una parte sottoporsi agli screening, dall’altra vaccinarsi”. La dottoressa Elena Costa, responsabile del laboratorio analisi del Policlinico San Donato di Milano, è lapidaria: le analisi del sangue a tappeto non servono a molto, se non sono prescritte dal medico a fronte di sintomi ben precisi o in caso di riconosciuti fattori di rischio o per una familiarità con malattie genetiche.

“Le persone sono convinte che le analisi del sangue siano la cartina tornasole incontrovertibile del nostro stato di salute, ma non è così”, spiega Costa a OggiScienza. Ci dicono ciò che abbiamo bisogno di sapere, ma solo se abbiamo delle domande precise. Difficilmente sono la spia di qualcosa che non aveva dato alcun sintomo. Non a caso la Regione Lombardia da qualche tempo non rimborsa più per esempio le analisi sul colesterolo in assenza di fattori di rischio specifici”.

Dai globuli bianchi al Sistema Sanitario

Pensiamo ai noti globuli bianchi. Tutti sappiamo che avere alti livelli (molte volte il valore soglia, altrimenti si parla di valori mossi, neanche alterati) di globuli bianchi può indicare un’infezione in corso, o una neoplasia, ma è impossibile che queste condizioni non abbiano dato sintomi. In altre parole – spiega Costa – “se c’è un’infezione in corso ce ne accorgiamo ben prima di fare le analisi. Queste ultime servono per inquadrare meglio il problema, e per questo il medico in presenza di sintomi le prescrive”.

Non inondare i laboratori analisi di fiale del nostro sangue è anche un bel risparmio per le nostre tasche, sia perché una parte le paghiamo di tasca nostra, ma anche perché l’altra parte la paga il servizio sanitario nazionale con le nostre tasse.

“Le uniche analisi che è davvero utile fare periodicamente sono la misurazione della creatinina per la funzionalità renale e quella della glicemia, per capire se il nostro metabolismo del glucosio funziona correttamente. Attraverso le analisi – consigliate dopo i 45-50 anni – si può individuare una persona non ancora ufficialmente diabetica ma che forse sta per sviluppare il diabete di tipo 2, se il valore di glucosio supera 125 mg/dl”.

Niente fai-da-te: analisi solo se prescritte dal medico

Una seconda considerazione da fare è che i valori delle analisi del sangue non sono uguali per tutti: a seconda del sesso e dell’età un valore può essere più o meno frequentemente alto o basso, e per questo motivo leggere le analisi per conto proprio, magari cercando in internet il significato di un valore appena oltre la soglia minima o massima indicata, è controproducente. I valori dell’emocromo, per esempio (globuli rossi, emoglobina e globuli bianchi), cambiano con l’età e in particolare l’emoglobina presenta valori diversi anche da uomo a donna.

“Mi sento di concludere con un messaggio chiaro e forte: una persona che non ha alcuna familiarità con malattie particolari ed è sana non dovrebbe fare alcuna analisi del sangue di routine non prescritta dal medico, se non la misurazione della glicemia dopo i 45 anni – conclude Costa. “L’unica attenzione è per i pre adolescenti che si devono sottoporre a vaccinazione per la rosolia, fortemente raccomandata nelle ragazze prima della prima gravidanza. Un’analisi può essere importante per escludere che la persona sia immunodepressa e dosare eventualmente gli anticorpi”.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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