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#Amazonwishlist, forma e motivo dello scambio sui social network

Benvenuti nel mondo di #amazonwishlist, dove si offre pornografia soft in cambio di un’offerta (quasi) libera. 

La prima cosa che colpisce dell’account Twitter di Latina Goddess è il nome. Poi i toni burberi con i quali si rivolge ai suoi follower. Ma ci si mette poco ad entrare nella logica che fornisce al suo linguaggio e al suo stesso profilo un senso: Latina Goddess è una dominatrice a distanza.

Pubblica foto, più o meno provocanti, e in cambio vuole che i suoi follower le facciano dei regali. Ma cosa donare a questa divinità latina? Non c’è il rischio di imbarazzi nella scelta, Latina Goddess ha pensato a tutto predisponendo una lista su Amazon con tutte le cose che potete comprarle. La letterina per Babbo Natale comprende prodotti che vanno dalle poche sterline fino a un Panasonic full hd 50 pollici. Lei in cambio manderà (forse) immagini osé in via privata ai propri finanziatori, oppure si limiterà a insultarli, cosa che, a quanto pare, risulta particolarmente gradita.

#amazonwishlist è un hashtag che va molto sui social network. Se se ne ripercorrono le tracce, si finisce incastrati in un flusso di botta e risposta in cui le giovani Princesse Chantelle, Princess Lexi e Princess Nikki mostrano di maneggiare perfettamente l’antropologia di Marcel Mauss. Lo scambio è semplice, il successo assicurato. Qualcuno deve andare a cena fuori e chiede semplicemente dei bonifici, qualcun altro si mette in mostra con una certa facilità. Fondamentalmente le ragazze, perlopiù inglesi, domandano ai propri mecenati di patrocinare l’esposizione del proprio corpo. Ma il tutto si tinge di toni vagamente sadomaso quando le pulzelle “pretendono” di esser pagate, tant’è vero che l’altro hashtag che va per la maggiore è #paypig, “paga porcellino”. Di seguito qualche esempio emblematico:

 

Nel sorprendente diramarsi dell’universo semantico delle dominatrici, 50 sfumature di Twitter fanno da ricettacolo a formule che vanno dalla semplice promozione della propria immagine fino all’offerta di materiale pornografico di prima mano.

Il social network si rende mediatore per un’esperienza sessuale che mistifica l’anonimato della pornografia trasformandolo nell’illusione di un gioco tra amatori. Sparse tra decine di migliaia di tweet, queste ragazze ricodificano la logica del richiedere, a volte sfiorando la prostituzione, a volte esprimendosi con candida (o calcolata) ingenuità, come giovani smarrite che chiedono di essere ascoltate, adottate.

Potrebbe trattarsi semplicemente di questo: il fatto stesso di essere su un social network rende la propria vita "pubblica"; esporre delle foto su Instagram, scrivere dei pensieri su Tumblr, tutto ciò costruisce un racconto della propria vita che un pubblico di sconosciuti legge e impara a conoscere. Se a questi sconosciuti si chiedono dei regali, in fondo non si sta facendo altro che legittimare la loro curiosità, sancire un legame interessato che è quello che d’altronde lega sempre i follower ai followed. Segui la mia vita, sono materiale per il tuo voyeurismo: poi, già che ci sei, fammi un regalo.

C’entra per forza la sessualità?

Per capirci qualcosa in più, abbiamo intervistato Lily Gee, una fashion blogger inglese, ventenne, che è finita sulle pagine dei giornali nei giorni scorsi proprio accanto alle divinità latine di cui sopra. Lily Gee ha un profilo Instagram e un blog ed è (o sarà) una stylist. Per ora si scatta delle foto vestita con abiti firmati e inventa gli accostamenti, come qualunque ventenne con un blog di moda che si rispetti. Solo che anche Lily Gee ha un’Amazon wishlist. Il fenomeno è curioso, perché in questo caso non ci sono elementi pornografici, né tantomeno promesse di favori sessuali via skype, né niente del genere. Ma allora perché?

“Personalmente utilizzo la mia Amazon wishlist come una borsa per la spesa, una selezione di oggetti che sono i miei 'obiettivi', cose che un giorno potrei avere, se lavorassi abbastanza. Mettendo i link alla mia Amazon wishlist i miei follower possono dare un’occhiata alla mia idea di moda e di stile di vita”.

Lily si definisce una persona indipendente e dalle grandi ambizioni, che si serve di vari social media da almeno 5 anni. Quando le chiediamo se pensa che il fatto di essere la modella dei suoi stessi scatti faccia la differenza risponde di sì:

“Sembra che le persone prestino più attenzione ai blog in cui si pubblicano immagini di se stessi. Dà loro un’idea migliore di come il blogger scelga e presenti uno stile”.

Ma la sessualità allora non gioca alcun ruolo nel suo blog, nella scelta di offrire al pubblico la possibilità di farle regali?

“No”.

Lily sostiene di non aver creato la sua lista per avere doni, e infatti non si aspetta che qualcuno gliene faccia.

“Ma se qualcuno dovesse farmene li accetterei molto cordialmente. Trovo eccitante l’idea che si possa regalare qualcosa a qualcuno in maniera del tutto anonima.”

Poi afferma di aver ricevuto qualche regalino, di solito in cambio di altre interviste o servizi fotografici di moda, ma aggiunge che anche se tutti sono interessati alla sua wishlist, in pochi le comprano davvero qualcosa, a differenza di quanto accade con quelle blogger che offrono fotografie del proprio corpo.

E di loro, cosa pensa?

“Ognuno può fare l’uso che vuole del corpo. Io personalmente non mi farei fotografie pseudo-pornografiche per avere in cambio dei regali”.

 

Ora, anche se si potrebbe discutere su cosa renda interessante per il grande pubblico il profilo Instagram di Lily Gee, se il suo gusto in fatto di moda o qualche altro elemento, il fatto pregnante è che questa pratica dello “scambio” potrebbe essere l’anticipazione di una mutazione nel linguaggio dei social network. Nella richiesta fatta a degli sconosciuti, con sfacciata o timida sincerità, il sesso si fa veicolo principe di un passaggio che potrebbe consistere in questo: per spiare a vicenda i nostri profili dovremo farci dei regali. Per consultare quell’enorme archivio che è il social network, in cui possiamo trovare ombre di esseri umani che ci promettono foto porno e simulacri di studentesse che hanno cassetti pieni di sogni e account Instagram, bisognerà pagare.

Nessuna meraviglia: la mercificazione comincia dal corpo. Il resto arriva dopo.

 

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