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Altro che ripresa: sui mercati si prepara la tempesta perfetta

Mentre i ministri del governo Letta rassicurano sulla ripresa imminente, sui mercati tutto sembra volgere per il peggio.

Nelle ultime settimane si sono moltiplicate sempre più le voci di ministri, autorevoli commentatori ed analisti che avvertono di una ripresa economica imminente, preannunciata dal calo dello spread e dai rialzi borsistici che si susseguono da mesi.

Ma la verità è che vi sono molteplici segnali che i mercati finanziari, e di conseguenza l'economia globale nel suo insieme, sia sull'orlo di un nuovo momento di difficoltà, simile a quello che portò alla crisi subprime del 2007. Anche in questo caso, tutto parte dalla Fed - la Banca Centrale degli Stati Uniti - che, secondo molte fonti, sarebbe pronta a ridurre il quantitative easing che attua, quasi ininterrotamente, da quattro anni. Volendo semplificare, il quantitative easing altro non è che il massiccio acquisto di titoli pubblici americani attuata dalla Fed per creare liquidità sui mercati. Ben Bernanke ha assicurato 85 miliardi di dollari di acquisti di T-bond (titoli di debito del Tesoro) al mese, spingendo al rialzo Wall Street da mesi.

In altre parole: la Fed sarebbe sul punto di indebolire il suo sostegno all'economia e di rialzare i tassi d'interesse (ora a zero). Si ricordi che proprio l'innalzarsi del costo del denaro, durante il biennio 2005-2007, fu alla base dell'esplosione della bolla dei mutui immobiliari. Ci sono fondati timori che l'economia americana, senza il "turbo" del quantitative easing, sia destinata a crescere con molto meno vigore.

Una conseguenza indiretta dell'annunciato "freno" posto dalla Fed è la volatilità dei mercati asiatici che si sta registrando in queste ore - in particolare in India e Indonesia, dove si registrano crolli di borsa superiori al 5%. Gli operatori temono che, finito il denaro a basso costo dalla banca centrale, gli investitori americani diminuiranno la loro propensione ad investire nei mercati emergenti. C'è da segnalare, peraltro, che l'economia cinese continua a crescere con un ritmo piuttosto lento, e che anche la crescita del Pil in Russia e Brasile si sta affievolendo. Il miracolo dei Brics, destinati ad una crescita a due cifre per molti anni ancora, sembra meno solido rispetto a qualche tempo fa.

Manca un tassello a questo quadro non certo esaltante: l'Europa. Nel Vecchio continente si guarda alle elezioni tedesche, in cui non solo la Merkel - tuttora sostenitrice dell'austerità - sembra destinata a stravincere, ma c'è addirittura il rischio che il partito "euroscettico" (Alternativa per la Germania), che predica apertamente l'uscita della Grecia dall'Euro, superi lo sbarramento del 5%.

Un altro fronte caldo è poi rappresentato dalla stessa Italia: il governo Letta appare appeso ad un filo e, per quanto ormai i governi nazionali contino relativamente poco, una probabile crisi di governo in autunno sarebbe un altro grattacapo destinato a sconvolgere i mercati finanziari.

Foto: F. Bisson/Flickr

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