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Alto gradimento di pubblico e critica per la XIX^ edizione del Festival EX NOVO MUSICA

Quattro concerti di musica da camera nelle sale apollinee del Teatro La Fenice e uno di musica elettroacustica al Conservatorio Benedetto Marcello

L’inizio di questo mio breve excursus intende fare i complimenti, doverosi, ai musicisti dell’Ex Novo Ensemble e al loro Presidente, il compositore Claudio Ambrosini (1948 - ), Leone d’oro alla Biennale Musica 2007, perché riescono ogni anno ad organizzare una serie di concerti, finanziariamente autoprodotti, con il solo sostegno del Teatro La Fenice e in cui trovano spazio prime esecuzioni assolute, otto quest’anno, quasi tutte su commissione dell’Ex Novo Musica.

Ad ogni concerto è stato assegnato un titolo – per il primo, Isolamenti – perché “la rassegna – scrive Ambrosini nell’introduzione al programma contenuto nel catalogo esplicativo – mira a toccare sia la realtà dei nostri giorni, dopo il biennio di chiusura e esclusioni recenti dovute alla pandemia, sia quelli avvenuti, per ragioni differenti, nel corso del Novecento. Non ostante le difficoltà finanziarie – ha proseguito il compositore – l’Ex Novo Ensemble, al 43esimo anno dalla fondazione, si sforza di continuare la sua missione : informare il pubblico sulle ricerche attualmente condotte in diversi campi, e da autori anche assai diversi fra loro, impegnandosi nello stesso tempo a non interrompere la fondamentale pratica del suonare assieme, cimetandosi nei repertori più diversi e su musiche spesso tecnicamente innovative”.

Isolamenti, nella prima parte, ha presentato opere di compositori scomparsi – Paul Hindemith, Igor Stravinskij, Giacinto Scelsi - ; nella seconda, opere di compositori viventi : Arvo Part, Claudio Ambrosini, Elena Firsova, quest’ultima presente nella sala.

La sua Threnody op.193 (2022), per flauto, clarinetto, quartetto d’archi e pianoforte, che ha concluso la serata, è una composizione in un movimento di circa dieci minuti. Iniziata alla fine del 2020 e conclusa nell’agosto 2022, è una “musica colma di tristezza, che riflette il mio stato d’animo dopo la morte del mio amato marito (Dmitri Smirnov, 1948 – 2020, fecondo compositore) di Covid, avvenuta nella primavera del 2020”.

Pwyll (1954) di Giacinto Scelsi, per flauto solo, il bravissimo Daniele Ruggieri, nell’arco temporale di solo cinque minuti, ha mostrato una certa vicinanza alla musica per Shakuhachi, il prezioso flauto ligneo tradizionale giapponese.

Il secondo appuntamento, Sinapsi formali, era incentrato sull’accostamento fra un compositore del passato, Georg Philipp Telemann , di cui si sono ascoltati due fantasie per flauto solo e due concerti per flauto, violino e violoncello, e compositori contemporanei : Ivan Fedele, Franco Donatoni e Claudio Ambrosini.

Quest’ultimo ha presentato un lavoro giovanile, Rousseau, le Douanier : “Follia d’Orlando”(1983) per clarinetto solo, che propone all’ascoltatore un gioco o esercizio concettuale : immaginare attraverso i suoni un quadro che un noto pittore in realtà non ha mai fatto. Applausi meritatissimi per Davide Teodoro, che ha alternato un suono difonico ad altri, molto forti, che mi hanno fatto pensare ad Anthony Braxton, prima di approdare ad un finale acutissimo, assai faticoso.

Oltremodo ricco il programma del terzo incontro, Danze e canti, con opere di compositori attivi nel XX° e XXI° secolo, da Erwin Schulhoff (1894 – 1942) a Béla Bartok (1881 – 1945), attraverso Corrado Rojac (1968 -), Igor Stravinskij (1882 – 1971), Konstantia Gourzi (1962 - ), Emanuele Casale (1964 - ), Roberto Gottipavero (1959 - ), attuale direttore del Conservatorio veneziano.

Particolarmente affascinanti le Danze popolari rumene (1915) di Béla Bartok, in una trascrizione per violino e pianoforte e Melodies from the Sea op.86 (2020), una prima italiana, omaggio a Konstantia Gourzi, interpretata da Aldo Orvieto, al pianoforte e a piccole percussioni e da Carlo Lazari alla viola.

Si tratta di sette miniature, ognuna delle quali, secondo le intenzioni dell’autrice, racconta il mondo sonoro di un mio intimo momento di osservazione concentrata sul mare. Nelle prime miniature Orvieto percute dapprima un tamburo a cornice, con bacchette dalla punta rotonda come una palla, utilizzate spesso dai timpanisti. In seguito suona maracas e caxixi, i piccoli canestri sonori brasiliani, originalmente sostegno ritmico del berimbau, l'arco musicale, alternandosi al pianoforte. Accantonate le percussioni, il musicista trae dalla tastiera un suono molto bello, poetico, malinconicamente triste o tristemente malinconico. Nell’ultima miniatura si assiste ad un avvicinamento della viola al pianoforte camminando a ritroso.

L’atto del suonare, come un gioco, ha contraddistinto l’appuntamento Ripensare l’infanzia. Accanto a opere di compositori di chiara fama come Ferruccio Busoni (1866 – 1924), Nino Rota (1911 – 1979) e Gyorgy Kurtag (1926 - ) si sono ascoltate due prime esecuzioni commissionate dal festival : Corde e martelletti Suite (2022) per flauto, clarinetto, violino, violoncello – il preciso e concentrato Carlo Teodoro – e pianoforte, di Alessandro Solbiati (1956), una riflessione sulla musica dedicata ai giovanissimi, ai piccoli, pur nel linguaggio musicale d’oggi;

Osszce Russzce Sszcey. Osservazioni su un tema di Pietro (2022), per flauto, clarinetto basso, violino, violoncello, pianoforte e file audio, di Giovanni Mancuso (1970), caratterizzata dal consueto amore del compositore per i suoni infantili e la non sopportazione della letteratura per l’infanzia, quella volutamente “semplificata”, dalle tematiche appositamente selezionate, moralmente edificanti, corredate da immagini confezionate, in brevi capitoli e fonti accattivanti. Il testo è parte di un linguaggio inventato del piccolo Pietro (tre anni) che sta giocando da solo al mattino.

Il concerto conclusivo, intitolato Creazione di spazi acustici, al Conservatorio Benedetto Marcello, ha ripresentato in forme nuove – scrive Claudio Ambrosini nella succitata introduzione – uno dei temi caratterizzanti la ricerca musicale veneziana fin dal Rinascimento : la creazione di spazi acustici, resa oggi sempre più avvincente dalle possibilità offerte dalle nuove tecnologie.

Con la regia sonora di Alvise Vidolin e l’elettronica dal vivo di Paolo Zavagna, l’Ex Novo Ensemble ha eseguito lavori di Claudio Ambrosini, Nicola Sani (1961 - ), Stefano Bellon (1956 - ) e Filippo Perocco (1972 - ).

Risulta interessante la spiegazione che Bellon dà del suo brano, In margine alle fughe del giovane Doinel (2022), per flauto e live electronics, commisionatogli dal Festival : “Ho rivisto Les Quatre-Cents Coups (1959) – di François Truffaut (1932 – 1984) – mentre stavo ultimando la composizione del brano in programma stasera e ho finito per associare la vocazione alla fuga del piccolo Antoine con alcuni procedimenti effettivamente adottati nella scrittura del pezzo. Scritto in affettuosa amicizia, il pezzo è dedicato a Daniele Ruggeri”, il flautista dell’Ensemble.

In conclusione, il festival propone sempre nuovi stimoli per immergersi nel vasto ambiente della musica contemporanea, imparando a far conoscere compositori, meritevoli di maggiore visibilità.

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