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Alessia Ameri: storia di una campionessa

In questi giorni di festività e banchetti conviviali appena trascorsi abbiamo in molti apprezzato il piacere del buon cibo. Ma per rendere una portata speciale ogni cuoco ha i propri "segreti in cucina".

Spostandoci ora nel mondo a noi più congeniale, ossia quello dello sport va detto che anche in tale universo ognuno ha la propria "ricetta segreta" grazie alla quale ottenere l'esito ottimale. Grinta, determinazione ed un grande cuore sono tre "ingredienti" fondamentali per la formula vincente. Lo sport, un po' come la vita ci spinge a tirar fuori il nostro meglio perché l'esistenza è spesso lastricata di ostacoli che per venir superati bisogna essere disposti ad andare oltre i propri limiti.

Alessia Ameri, giocatrice di pallavolo di serie A, ci racconta la sua storia, fatta di tanti sacrifici e di tante difficoltà oltrepassate prima di poter divenire un'atleta amata ed apprezzata. Ecco quindi che la possibilità di poter fare una chiaccherata con lei è il modo migliore per conoscere da vicino le esperienze di un'atleta.

Alessia tu nasci a Foggia, ma ci puoi raccontare come inizia la tua vita da pallavolista?
Ho cominciato a giocare a pallavolo fin da quando ero bambina, senza una ragione precisa e senza voler emulare nessuno, visto anche che in famiglia non c'era una vera e propria "tradizione sportiva" ecezzion fatta per mia sorella che ha giocato anche lei sempre a pallavolo fino alla serie D. Da parte mia ho approcciato questo sport semplicemente perché mi piaceva. E' come se la pallavolo mi avesse scelta ed io ne sono stata felicissima.

Com'è stato il tuo percorso sportivo?
Molto particolare. Guardando Mila & Shiro in televisione ero convinta che la pallavolo si praticasse solo tra "scuole" per cui fino ai 17 anni circa mi sono "formata da sola" giocando per strada con la voglia di imitare i cartoni animati giapponesi. Insomma non sono passata da scuole di pallavolo e le basi delle mie capacità le devo esclusivamente a me stessa. Poi trasferendomi in una squadra di serie C ho pian piano migliorato il mio bagaglio tecnico e sviluppato ulteriori capacità. 

Quali sono gli ostacoli incontrati, laddove ci sono stati ovviamente.
Il principale ostacolo paradossalmente ero forse io, nel senso che la mia struttura fisica non è quella tipica di una pallavolista ed infatti nessuno avrebbe mai puntato su di me. Ma al contrario io ho sempre continuato a credere nel mio desiderio nonostante gli elementi sfavorevoli, perché la pallavolo era tutta la mia vita e soprattutto una di quelle cose che davvero sapeva rendermi felice. Sognavo tanto, anche ad occhi aperti, ed ho fatto ricredere diverse persone nonostante avessi tutto contro. 

Oltre agli ostacoli, anche tanti sacrifici.
Assolutamente. Devi rinunciare ad una vita spensierata ed avere una condotta adeguata per assolvere ai tuoi impegni di atleta, oltre al fatto che spesso sei lontana da casa e dai tuoi affetti più cari. Sei chiamata in questo modo a dover crescere in fretta. Ho poi inoltre anche deciso di continuare con lo studio trascorrendo intere nottate sui libri senza per questo togliere mai tempo agli allenamenti. E' stata dura, soprattutto in certi periodi, ma sono stata ripagata dalla soddisfazione di essere riuscita a raggiungere i traguardi prefissati, come ad esempio la laurea conseguita con tanto di bacio accademico. 

Ti sei tolta tante soddisfazioni e soprattutto sei arrivata anche a giocare in serie A.


Per chi ama la pallavolo non è importante la categoria nella quale si pratica, sebbene raggiungere certi livelli possa essere un buon traguardo per qualsiasi atleta. E' fondamentale praticare la pallavolo col sorriso, con divertimento e con la voglia infinita di andare in palestra. Le mie esperienze in serie A hanno sempre avuto purtroppo alcuni risvolti negativi per ragioni diverse e, soprattutto quest'anno in cui devo forse dover gestire una stagione personalmente molto difficile. Chissà che il 2019 non mi riservi qualcosa di positivo perché ne avrei davvero bisogno. 

Oltre allo sport sei anche una modella.
Essere un'atleta seria e professionale non preclude la possibilità di svolgere altre attività con eguale serietà e senza che ciò possa intaccare in alcun modo prestazioni ed impegno. Chi pensa ciò evidentemente non mi ha mai vista giocare. 

Hai realizzato anche un sensuale calendario che ha avuto un successone ce ne vuoi parlare? 
E' un lavoro realizzato in collaborazione con la mia agenzia di moda e, comunque, non sono la prima pallavolista che si è cimentata in qualche "lavoro extra". Sono 12 scatti molto belli e che risaltano una femminilità e la cosa non mi dispiace affatto. Per chi fosse curioso il sito internet è: www.amerialessia.com

Cosa consiglieresti a chi vuole intraprendere la carriera sportiva?
Innanzitutto deve essere una scelta figlia del proprio volere e non d'altrui costrizione. Bisogna essere pronti a non lasciarsi scoraggiare dai tanti ostacoli che si incontreranno, perché le nostre energie interiori sanno essere infinite e possono farci raggiungere traguardi inaspettati. In seconda istanza va detto che è fondamentale amare ciò che si fa onde potersi affermare. In fondo il talento, se presente riesce prima o poi a trovare il modo ed il tempo di manifestarsi. 

Cosa ti aspetti ancora dalla pallavolo?
A rischio di sembrare disillusa non mi aspetto più nulla perché spesso poi si finisce col rimanere delusi e dispiaciuti. Vorrei semplicemente soltanto tornare a sorridere giocando. 

Vorresti infine esprimere un tuo augurio per il 2019 appena iniziato.
Mi piacerebbe che tutti imparassimo a saperci metterci nei panni del prossimo nostro. Forse verrebbero commessi meno errori e saremmo meno cattivi nei confronti delle altre persone. Insomma, sarò banale, ma auguro più amore in generale. 

 

In conclusione viene da accodarsi all'augurio espresso da Alessia che non è affatto una speranza scontata visto che tutti noi, volendo citare Dante Alighieri, necessitiamo "dell'amor che move il sole e l'altre stelle".

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