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Al teatrino di Emma

Pochi giorni fa, di fronte ad una platea di industriali, politici e quant’altro, Emma Marcegaglia, Presidente di Confindustria, ha lanciato l’allarme di un’Italia con più disoccupati, meno PIL e più evasione fiscale.

Che dire? Il suo allarme suona come un “al lupo, al lupo" nella tana dei lupi!

La signora ha tuonato che si sono persi, dal 2008, 480mila posti di lavoro. Che qualcosa fosse cambiato ce n’eravamo accorti! Una cosa è certa: molti industriali, che hanno delocalizzato la produzione fuori dal territorio italiano e hanno altresì marciato sulla crisi, licenziando a iosa, hanno contribuito a far sì che quei posti di lavoro persi arrivassero a tale cifra. Non risulta che sia stato detto anche ciò.

La signora Marcegaglia ha ribadito altresì che il PIL italiano è destinato a crescere meno del previsto. Grande novità anche questa! Peccato che non abbia detto che, chi delocalizza sottrae salari e fatturato allo Stato italiano. E tra gli innominati industriali che aderiscono a Confindustria non penso che non ve ne siano.

Altra grandissima novità è stata la notizia che l’evasione fiscale ha toccato rispetto al giugno scorso la quota oltre i 125 miliardi di euro. Non c’è che dire, la signora è proprio ben informata! Peccato che non abbia ricordato a quei signori che la osannavano che i profitti che vengono fatti su Marte vanno tassati su Marte, mentre quelli fatti sui consumi dei consumatori italiani andrebbero tassati tutti in Italia! Ma, ahimé, come dimostra il caso Fastweb e Telecom Sparkle, ci scommetterei che buona parte dei signorotti dell’industria, che le sedevano dinanzi e la applaudivano grandemente deliziati dalla sua franchezza, fanno ricorso - in buona parte legalmente, per carità! – a società offshore per evadere il fisco. Per non parlare di quando arrivano veri e propri atti caritatevoli del nostro signore della Provvidenza - e il fatto che è tutto scritto in piccolo, avete capito bene di chi parlo - come la legge "ad aziendam" che ha abbonato al gruppo Mondadori, udite, udite, la bellezza di circa 180 milioni di euro – ndr. cifra per eccesso. Cionondimeno, la cara Emma ha, guarda caso, dimenticato di dire anche questo!

Sono state dette anche cose che potrebbero essere pressappoco giuste: il sommerso “è bruscamente accelerato nel 2009” e la pressione fiscale è “ben sopra il 54% del 2009”.

È vero, il sommerso è una grande piaga sociale, ma non si può dare la colpa a chi fa evasione di sopravvivenza e paga comunque l’iva del 20% su tutto quello che acquista, ergo, evade solo in parte; ci devono essere certamente dei grandi evasori, che non sono pochi, - oltre una larga parte di grandi e medi liberi professionisti che fanno un po’ come gli pare - che evadono sistematicamente il fisco anche attraverso escamotages legali, evadendo oltre ad Irpef e altre gabelle anche l’iva incassata ma non versata.

Non è possibile che in un paese con oltre 60 milioni di abitanti, dove c’è una pressione fiscale oltre il 54% (stima di Confindustria) e un’iva tra le più alte al mondo ci sia anche un debito pubblico che è salito al massimo storico di 1.838,296 miliardi di euro (dati Bankitalia).

L’Italia è un paradosso unico, dove nessuno, neanche il suo asse economico portante - ossia Confindustria, associate e consociate - ha il fegato di giocare a carte scoperte.

Il Presidente di Confindustria ha anche accennato che “Senza riforme, si corre il rischio che la disoccupazione aumenti”. E qui il cervello mi si è arrovellato. Spero solo che non alludesse a riforme come la legge Biagi, circa la quale si sono ben visti i risultati. Ma no, che vado mai pensando! Non è possibile pensare che un discorso del genere nasconda la più becera politica di gestione delle risorse umane, ossia: quando gli operai mi servono, li assumo, quando non servono, li licenzio.

Impossibile! La cara Emma non può aver minimamente pensato una cosa del genere! Sicuramente mi sbaglierò!

Un’altra chicca di eloquenza umanitaria è questa: “Capacità di offrire al Paese una visione lunga, noi siamo il fulcro del Paese, avvertiamo un dovere preciso, sarà cruciale il modo in cui verrà affrontato il risanamento, occorrono crescita e competitività, lavoriamo anche per superare i nostri limiti, chiediamo al Paese di crescere, ciò che conta è il senso di responsabilità”.

Non ho parole; certamente con idee chiare così: il PIL ritornerà a crescere, l’occupazione arriverà a livelli superiori al 2007, soprattutto, sconfiggeremo l’evasione fiscale e saneremo così il debito pubblico.

Cara signora, ci vuole ben altro che il senso di responsabilità degl’industriali italiani - e qualora ci fosse sarebbe già qualcosa. È necessario che la produzione non venga delocalizzata, che tutti gli industriali paghino le tasse fino all’ultimo quattrino, specialmente quelle precedentemente evase, che allarghino l’azionariato e la partecipazione al capitale d’impresa anche agli operai medesimi, che siano coerenti con la politica di risanamento nazionale – qualora anche questa realmente ci fosse – e che gli industriali superino l’idea che il lavoratore stipendiato abbia ricevuto realmente quello che gli spetta solo con lo stipendio. Il lavoratore è molto di più. Il lavoratore è colui su cui ruota l’intera società organizzata secondo i canoni moderni. Non si può prescindere dall’idea che l’Italia sia una Repubblica fondata sul lavoro, a meno che non si voglia distruggerla, o ancor peggio, annientarla. Per superare quanto sta succedendo bisogna che l’Italia sia fondata sul lavoro come mai lo è stata prima. Il plusvalore dovrebbe essere "cosa di tutti", non solo dell’imprenditore!

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