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Agrigento: un depuratore in tribunale

Agrigento è senza depuratore per una causa durata 17 anni. Indagini partite nel 1994 con l'arresto della sovrintendente. "L'impianto era in regola", dicono oggi i giudici. Tutti assolti. Nella Città dei Templi intanto il turismo va in tilt per l'inquinamento marino. 

Veleni e polemiche su un depuratore. Ci sono voluti diciassette anni e cinque gradi di giudizio per stabilire che non bisognava sospendere nel 1994 i lavori di ampliamento di un depuratore nella periferia di Agrigento. L’impianto infatti era in regola, dicono oggi i giudici.

Lo scorso 27 aprile la Corte di appello di Palermo ha infatti assolto gli ingegneri Vincenzo Rizzo e Giovanbattista Platamone (rispettivamente progettista e direttore dei lavori), stabilendo che l’ampliamento del depuratore è stato progettato nel rispetto delle norme vigenti e nessun abuso è stato commesso. Il procuratore generale Florestano Cristodaro aveva chiesto invece la condanna ad un anno di reclusione per i due imputati. Precedentemente era stata assolta la ditta che aveva cominciato i lavori per ampliare l’impianto (costo cinque miliardi di lire) e che prospetta adesso richieste risarcitorie a danno del Comune.

La decisione di fermare il cantiere arrivò da parte dei dirigenti dell’ufficio tecnico comunale nel ‘94 quando prese avvio l’inchiesta giudiziaria scattata dopo una interrogazione parlamentare ed un esposto presentato, per conto di Legambiente, dal consigliere comunale Giuseppe Arnone. Si denunciavano una serie di irregolarità, abuso in atti d’ufficio, falso materiale ed ideologico. Nella prima fase delle indagini la sovrintendente di Agrigento, Graziella Fiorentini, subì gli arresti domiciliari (poi prosciolta e risarcita per ingiusta detenzione). In primo grado (dicembre 2003) l’ex sindaco di Agrigento, ed ex senatore dell’Udc Calogero Sodano, fu condannato (per poi venire prosciolto in appello nel marzo del 2006). Tutti gli imputati, politici, imprenditori e i tecnici sono stati sino ad oggi assolti. Ma avere sospeso i lavori del depuratore in attesa della conclusione dei processi, secondo molti ad Agrigento ha avuto di riflesso, come grave conseguenza, l’annuale inquinamento del mare della vicina stazione balneare di San Leone. L’ampliamento dell’impianto infatti era stato voluto dall’amministrazione comunale già negli anni Settanta per la depurazione dei reflui dell’area balneare della città di Agrigento. Da anni invece le acque reflue di oltre ventimila residenti vengono trattate da un antiquato sistema di pennelli a mare che riversa i reflui a quasi tre chilometri dalla costa, ma senza averli prima depurati. Questo impianto sottomarino spesso non ha ben funzionato e talvolta si è persino rotto (quando non è stato messo fuori uso dalle mareggiate), rilasciando gli scarichi ed inquinando così il mare. I pennelli dovevano costituire solo un’opera provvisoria, in attesa di costruire impianti di depurazioni più moderni ed adeguati. Sono invece ancora oggi ad Agrigento l’unica soluzione allo smaltimento dei reflui della zona Sud, quella più densamente popolata, specie d’estate. A causa del loro cattivo funzionamento, i responsi delle analisi biologiche dei prelievi fatti dall’Asl in mare hanno infatti certificato spesso casi di palese inquinamento, costringendo i Sindaci della Città dei Templi a vietare la balneazione in alcuni tratti di mare, con gravi danni anche per il turismo locale.

La notizia dell’assoluzione dei progettisti ha suscitato molte polemiche nella Città dei Templi. Chi ha voluto il fermo dell’impianto viene accusato oggi di avere danneggiato la città e di essere la causa dell’inquinamento ambientale di cui ha sofferto per così tante estati il lido balneare cittadino. Il comitato contro il depuratore del Villaggio Peruzzo, promosso da uno dei residenti, e il consigliere comunale Giuseppe Arnone, esponente di Legambiente, sono intervenuti invece anche dopo l’ultima sentenza per ribadire che a loro avviso il depuratore si trova molto vicino ad alcune abitazioni e pertanto sono certi che non verrà mai consentito che venga completato ed entri in funzione. Il Consiglio comunale, nel febbraio del 2010, con 23 voti favorevoli su 24 presenti, ha deliberato di dare mandato agli uffici competenti di mettere in atto le procedure necessarie per mantenere l’originaria ubicazione del depuratore del Villaggio Peruzzo ed il suo completamento nel rispetto delle norme urbanistiche e sanitarie vigenti al fine di eliminare i problemi igienico-sanitari del mare di San Leone. Legambiente presenterà un ulteriore ricorso in Cassazione

La storia infinita del depuratore di Agrigento è destinata quindi a durare ancora per qualche tempo, mentre un’altra estate è ormai prossima e si temono nuovi casi di inquinamento a San Leone e nuovi divieti alla balneazione.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.225) 9 maggio 2011 20:58

    Perchè usciamo ora con un articolo del genere?
    Perchè non ha scritto niente nessuno su questo malaffare negli anni?
    Se qualcuno lo ha fatto, non me ne sono accorto ed io sono un attento lettore dei fatti giurgintani...cosa vogliamo significare,che i PM hanno ingiustamente accusato qualcuno? Che i giudici comunisti ce l’avevano per qualche motivo con il Sindaco Sodano e con i rispettabilissimi tecnici?

    Sai cosa penso carissimo Elio, che il problema è che dopo tanti anni la memoria si affievolisce e nessuno può essere condannato...certo non è colpa degli imputati...semmai loro hanno diritto ad un processo breve, ma sai quanti fra avvocati della difesa e consulenti resterebbero disoccupati...piano a dire che la giustizia non è giusta...il dato di fatto è che abbiamo fatto per anni il bagno a San Leone in mezzo alla m.... senza sapere il perchè.
    Il malaffare regna sovrano in Trinacria e comunque la gente continua a votare in una direzione in un loop infinito (speriamo di no) bisogno-voto-clientela-bisogno...

    Nascerà un nuovo Pirandello? Almeno ci consoleremo con un Nobel...ed il nostro Ego siculo, che ci fa credere migliori degli altri, sarà soddisfatto...

    Abbasso Inter smiley

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