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Addio Ronit, magistrale regista di Viviane

È deceduta prematuramente, all’età di 51 anni, l’attrice e regista israeliana Ronit Elkabetz, nota in Italia per il suo conturbante film Viviane, centrato sull’incredibile vicenda di un complicato divorzio.

Protagonista della vicenda una donna estremamente composta nella sua sofferenza, dignitosamente altera senza essere altezzosa, che si è rivolta ad un collegio rabbinico per ottenere il divorzio da un marito recalcitrante.

La legge tradizionale ebraica, tuttora in vigore in Israele nonostante la maggioranza dell’opinione pubblica sia da tempo favorevole all’introduzione di procedure civili laiche, prevede che il divorzio consista in realtà nel “get”, ossia nel ripudio che l’uomo dà alla donna, nella forma strettamente codificata di un foglietto, posto personalmente nelle mani della moglie, in cui la si rigetta, ridandole così la libertà. Senza questo documento la donna non potrà risposarsi e i suoi eventuali figli successivi saranno considerati illegittimi.

Va ricordato che in tutte le tradizioni marcatamente patriarcali è l’uomo che ripudia la donna, ma che non esiste la prassi contraria in cui possa essere la donna a determinare la rottura legale del matrimonio. È così nella legge ebraica ed è così in quella islamica. Ma va anche ricordato che, nel caso di accordo fra i coniugi, gli ebrei hanno avuto da millenni la possibilità di divorziare, possibilità negata nella cristianità fino a tempi molto recenti.

In caso di rifiuto del marito si viene invece a determinare il caso descritto dal film; la donna non può fare altro che rivolgersi ad una corte rabbinica esponendo le sue ragioni. E la corte non potrà fare niente di più - se accetta le sue rimostranze - che chiedere al marito di tornare sulla sua decisione, con argomenti più o meno persuasivi, ma non può costringere il marito a sottoscrivere l’agognato “get”.

La legge ebraica in effetti prevede alcuni casi in cui la donna abbia il diritto, chiaramente codificato, di ottenere la separazione - come ad esempio l’insoddisfazione sessuale – ma la corte rabbinica non può costringere l’uomo a concederla: la storia racconta di mariti sottoposti a robuste “pressioni” fisiche perché si rifiutavano di adeguarsi al verdetto della corte e una storica femminista, Annie Goldmann, ha ricordato nel suo Le Donne entrano in scena: dalle suffragette alle femministe il caso di un uomo che preferì passare 35 anni in prigione, fino alla morte, pur di non ridare alla moglie la sua libertà.

Ma il film mostra soprattutto la forte ambiguità dei rabbini di fronte ad un caso fatto non di avvenimenti eclatanti, ma di sottili sentimenti umani.

L’uomo infatti non aveva mai tradito la moglie o sottoposta a maltrattamenti e angherie, si era sempre dimostrato di mentalità relativamente aperta e saltuariamente perfino generosa. Ma la donna lamenta qualcosa che i rabbini non riescono nemmeno a capire, ottusamente confinati come sono nel recinto delle cose da vedere, toccare con mano, soppesare con lucido raziocinio: l’impalpabile anaffettività dell’uomo.

Questa, al di là della sconvolgente realtà di un sistema giuridico anacronistico e indegno di un paese civile, è la vera cifra del film.

La sottile denuncia dell’assenza di passioni e di veri sentimenti, al di là di un comportamento ufficialmente corretto, è la vera chiave di lettura di un racconto che non vuole far leva sulle macroscopiche assurdità della legge israeliana - sarebbe stato gioco facile, in una situazione così, appellarsi al senso di giustizia del pubblico, ma Ronit non è Ken Loach - quanto parlare di sentimenti che quegli uomini, tutti gli uomini, dal marito ai rabbini, dai testimoni agli amici, non riescono nemmeno a capire.

Ma è un veleno che ammorba l'aria che si respira e che solo pochi, grandi artisti riescono a descrivere in un crescendo così coinvolgente.

Qui c’è la vera grandezza, quasi imperscrutabile come certi sguardi accorati della donna davanti alla cocciuta ottusità maschile, dell’opera di una regista che indubbiamente ci mancherà.

Ronit si è spenta martedì dopo una malattia che aveva taciuto a tutti. Lascia il marito, due figli e noi.

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