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Abusi sui minori ed infanticidi: il male va estirpato all’origine

Non è normale. E fa star male. E’ la violenza sui minori. Sessuale o omicida che sia.
 
Non è normale. E fa star male. E’ la violenza sui minori. Sessuale o omicida che sia. Migliaia di bambini in tenera età, quotidianamente subiscono abusi sessuali, botte ed in alcuni casi, arrivano ad essere uccisi. Spesso dalle stesse madri. Un dramma che si perpetua da sempre. I minori sembrano condannati al silenzio dalla loro stessa incapacità di parlare. Vittime di adulti osceni. Figli di madri e padri minori. Oggetto di attenzioni perverse. Mondo di lacrime e disperazione troppo grande da interpretare.
 
I bambini, nel corso della Storia dell’Umanità, sono stati sempre vittima del “potere” degli adulti. Un tempo, i più poveri venivano avviati a lavori spesso pesanti, fin dalla tenera età. Nel mondo contadino, un figlio era e rimaneva una risorsa. Non visto come cellula del proprio DNA ma come braccia da avviare al lavoro.
 
Scorrendo quà e là, si riscoprono storie di abusi di ogni genere. Usi slabbrati di padri padrone convinti di poter possedere le figlie femmine per il solo fatto di averle generate. Un diritto. Assoluto. Senza risposta e senza reazioni. E quindi, perpetrato all’infinito. Da un lato l’Uomo. Dall’altro la femmina. Nessuna distinzione. Nessun affetto. Solo l’atto animale del possesso. Punto.
 
Con lo sviluppo della Società, con l’arrancare di nuove tipologie di disturbi psicologici e di riflessioni sugli eventi, il mondo scopre madri infanticide. Padri violenti. Insegnanti con un senso distorto del contatto con i minori. Casi avvenuti, tanti. Denunciati, quasi per nulla. La rabbia si confonde con la vergogna. La vergogna con uno stinto senso dell’onore. L’onore svenduto per immagine. All’esterno, verso il mondo, è meglio che certe realtà non trapelino. I panni – sporchi di sangue – si lavano sempre in famiglia.
 
E le famiglie sono quelle che conosciamo. Il vicino di casa. L’insegnante del figlio. L’anziano signore col nipotino al parco. Il parroco. Satana sotto mentite spoglie. Linea di confine fra il peccato e la malattia. Difficile da capire. Difficile da accettare. Eppure, difficile da dire.
 
Casi di omicidio come quello ormai storico di Annamaria Franzoni, che con un carrozzone mediatico senza pari, ha fatto appassionare l’Italia per anni, prima della soluzione da molti richiesta a gran voce: l’arresto. Una donna che, durante le indagini, è stata messa nel Maggio del 2006 ad accudire un gruppo di bambini, una sorta di Baby Sitter del terrore, nel tentativo di dare di lei un’immagine confortante, da parte di quelle madri che non vogliono credere possibile tanta violenza. Non è servito, forse fortunatamente. Il caso è stato ed è ancora, troppo ingarbugliato. Voci di corridoio che parlavano di “amicizie potenti” della madre di Cogne in testa.
 
La Franzoni è in galera. Molti altri dovrebbero esserci, ma sono e rimarranno a piede libero, per il semplice fatto che nessuno li ha mai denunciati. Una piccola vita in meno a volte, magari ancor prima della registrazione anagrafica, non può fermare la vita di un adulto. Assurdo. Ma il dubbio resta.
 
Ci sono poi, gli abusatori sessuali seriali. Una volta si diceva “non accettare caramelle dagli sconosciuti”. Oggi “gli sconosciuti” promettono tessere telefoniche e video giochi. Difficile capire se il minore preso di mira, comprenda o meno le conseguenti richieste del violentatore. L’età anagrafica dei primi rapporti consenzienti cala vertiginosamente. A dodici anni, molte bambini e bambine, hanno scelto di fare esperienze. Ma ciò non toglie l’orrore dell’accadimento. Perché se è vero che un minore non può essere in grado di discernere fra il bene ed il male, certi adulti abusano dello scarso sviluppo della personalità delle vittime.
 
Il Mondo mediatico sceglie di non accennare a questa spaventosa tendenza. Una sorta di omertà sconcertante, di cui non si capisce troppo la ragione. Abbiamo statistiche e dati per tutto, dal pollo pro capite al consumo di droghe ai rapporti sessuali in ufficio durante le ore di lavoro. Per avere dati aggiornati sulla pedofilia e sulle aggressioni ai minori, bisogna sudare sette camicie.
 
Sortiscono solo quelle notizie che non possono essere celate, perché le persone coinvolte sono troppe. Come quello del preside di una scuola media di Forlì, agli arresti domiciliari per pedofilia, riconfermato dirigente un mese dopo l’arresto in un Istituto di Cervia. Non parlarne avrebbe reso tutti un po’ delinquenti. Sono scesi in campo dirigenti dell’Istituto e lo stesso Sindaco: l’ex dirigente – a quanto pare – non prenderà servizio. Considerando peraltro che è in stato di arresto. La notizia è stata data non tanto per l’accusa gravissima ed il conseguente arresto, bensì per la nuova nomina, che ha fatto ribellare un bel po’ di persone.
 
Soluzioni al problema, poche. La castrazione chimica presenta molte falle. Le persone a cui viene somministrata la “cura” a livello fisico subiscono una “castrazione” ma a livello mentale, continuano a desiderare attenzioni particolari verso i minori. E se non riusciranno più a stuprare col loro corpo le piccole vittime, le “soluzioni” fantasticate sono oltre il limite della violenza mentale persino per l’adulto più aperto a qualsiasi visione.
 
Non rimane che parlarne. E parlarne ancora. Tracciare una strada, un percorso di informazione costante. Sensibilizzare l’Opinione Pubblica e creare un modo attraverso il quale formare tutti contro la pedofilia: genitori, minori, insegnanti, sacerdoti. Per non continuare a determinare tutti insieme, direttamente coinvolti o semplici spettatori, uno stato di fatto, una sorta di aberrante accettazione di una tendenza che necessita immediatamente di essere arginata.
 
Un bimbo appena nato, ha diritto più di chiunque altro ad essere protetto. E nella fase della crescita, di essere sorretto. Non vanno curati i bambini dopo aver subito violenza: vanno curati gli adulti con tendenze sessuali che trascendono l’umanità e contemporaneamente attentamente protetti i piccoli.

Girare la testa dall’altra parte, ci rende tutti colpevoli.

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