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 Home page > Attualità > Economia > Abbiamo un nuovo picconatore?

Abbiamo un nuovo picconatore?


Leggo anzi no... scusate.
Dominato dalla vergogna e dalla paura di venire catalogato nella stessa categoria umana del mio direttore di banca, sbircio nel Corriere della Sera, l’articolo sul discorso tenuto dal mio aspirante eroe a Dublino ad una conferenza, roba del tipo Whitaker Lecture, della cui funzione sono palesemente ignorante, e cado ancora in quella sorta di infatuazione che mi sta prendendo per il Mario Draghi.
Forse sto pigliando una tramvata ma Mr. Bankitalia è sicuramente il meno tipico Mr. Bankitalia che abbiamo avuto. Cito:

 «Provo straordinaria ammirazione per chi dice che la crisi è alle spalle, per chi dice che durerà altri tre anni, che peggiorerà o che non ci sono mai state crisi come quella di oggi. La verità è che è molto difficile dirlo».

Il Corriere corre (donde il nome, immagino) a dar via di Viavà sulla dichiarazione, introducendola come una dichiarazione moderata e priva di esposizione, io invece ci leggo l’ammissione che questa crisi non è prevedibile, pilotabile e controllabile.
Fa paura, certo, però è il primo a dire questo, anche se in burocratese finanziario, dice proprio questo: Quelli che parlano di tempi e consistenze sparano a caso.
1) Chi dice che la crisi è alle spalle... beh! Che venga a farsi un mesetto a casa mia!)


2) Chi dice che durerà altri tre anni: Se sanno quanto durerà i casi sono due, o sanno qual’è l’insieme di fattori alla base della crisi e li controllano (quindi... cosa cazzo aspettano a frenarli?!), oppure sanno quali sono ’sti maledetti fattori e non li controllano perciò, quando fanno previsioni sparano solo cazzate.
Il resto della dichiarazione serve solo a fissare il senso della frase a scanso di equivoci, escludendo l’ultimo paragrafetto che è come una ciliegina appassita su una torta di cacca: "Difficile prevederlo" in banchese significa non ci capiamo una sega.
Continuo a dire che dietro a questa faccia da burocrate incallito si nasconde un personaggio coraggioso.

 «La credibilità non può essere data per scontata... Una manovra tempestiva... è certamente preferibile alle tardive, violente correzioni operate in molti paesi decenni addietro».


Ancora delle piccole bombe piene di fosforo infilate qui e là. Decoro e policy soffriggono e stemperano queste frasette che insinuano dei sonori calci nei culi che ostentano sicurezza e solidità. Un vàccaghèr (leggere in Lumbàrd) alle vecchie politiche economiche?
Io, per mio (piccino che sono), aggiungo che il Mario Draghi sta dimostrando almeno a parole, quell’acume che dovrebbe essere prerogativa costante di una carica influente come la sua, distinguendosi dagli altri che solitamente fanno figure molto simili ad un Luca Luciani

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