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9 Luglio: il fragoroso rumore della rete

9 Luglio: il fragoroso rumore della rete

Ci scrivi un pezzo per il 9 luglio? Sì certo il tema quale sarà? La libertà di stampa. In Italia? Nel Paese del servizio pubblico radiotelevisivo in mano ai partiti? Nel Paese dove il conflitto di interessi mediatico di Silvio Berlusconi si è abbattuto come un macigno sulla coscienza di tutti noi italiani? Nel Paese dove l’imprenditore puro non è mai esistito? Nel Paese delle banche, dei palazzinari, degli imprenditori proprietari di giornali e tv? Nel Paese dove circa il 70% dei cittadini si informa attraverso la televisione?

Il problema allora non è la libertà di stampa, il problema è la qualità di questa informazione e il livello di consapevolezza e di sensibilità dell’opinione pubblica (c’è ancora sì?). Ieri leggevo un articolo di Guido Crainz, “Le tasse, la corruzione e la democrazia”, bellissimo e doloroso. “Lo sciopero della stampa pone al paese una domanda ancora più generale: è possibile continuare in questo modo? È possibile continuare a subire un deterioramento così accentuato e rapido del rapporto fra potere politico e cittadini?” 


L’articolo verso la fine cita il memorabile pamphlet “Millecinquecento lettori” del giornalista Enzo Forcella scritto nel 1959, sulla subalternità al potere di larga parte della stampa italiana di allora. Mi sono andata a rileggere quelle pagine. Lo dovremmo fare tutti, anche il direttore del principale TG del servizio pubblico

Vi ricordate le parole straordinarie di Tiziano Terzani? “Facendo questo mestiere la frequentazione del potere è necessaria, indispensabile. Di ogni tipo di potere: il potere assassino, il potere giusto, il potere... il Potere. Perché è quello che determina le sorti del mondo e tu che sei lì a descriverle devi andare dal potere a chiedergli come stanno le cose. Ecco, di nuovo senza che io me lo sia detto una mattina facendo un voto, senza che io ci sia arrivato attraverso constatazioni altrui, io ho sempre provato una ripulsione per il potere. Forse, nel fondo sono un anarchico, ma a me vedere un presidente, un ministro, un generale, tutti con la loro aria tronfia, tutti con la loro pillola da rivenderti, mi ha sempre fatto ribrezzo. Il mio istinto è sempre stato di starne lontano. Proprio starne lontano, mentre oggi vedo tanti giovani che godono, che fioriscono all’idea di essere vicini al Potere, di dare del "tu" al Potere, di andarci a letto col Potere, di andarci a cena col Potere, per trarne lustro, gloria, informazioni magari. Io questo non lo ho mai fatto. Lo puoi chiamare anche una forma di moralità”. 
 
Voi lo sentite il rumoroso silenzio dell’informazione? Io no, sarà colpa del fragoroso suono della Rete. 

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