• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > 6 aprile 2009

6 aprile 2009

Treviso, le mura, zona san Teonisto. Sono circa le 22 quando io ed A. ci avviciniamo al luogo dell'incontro. Dobbiamo passare una serata assieme a J., un nostro conoscente. Un gruppo di ragazzi dista una decina di metri da noi, saranno una dozzina. Io e A., con qualche attrezzo di giocoleria, inganniamo il tempo nell'attesa facendo due chiacchere. Salgono dal put interno due volanti della questura sulle mura e una di esse si ferma dal gruppo di ragazzi. Puntati i fari, perquisiscono alcuni di loro e un ragazzo con la felpa bianca si allontana dal poliziotto che prontamente cerca di fermarlo con uno sgambetto ma il ragazzo reagisce con un calcio e scappa. Io vedo la scena. Corro sul luogo dell'accaduto mentre i tutori della legge gridano di inseguirlo pigliando la volante. Chiedo cos'è successo e trovo un altro mio conoscente che mi dice: è J.. Ho seguito l'impulso di correre per vedere che succedeva, per evitare, vista la fama che hanno i poliziotti, che il mio amico venisse picchiato. Era scappato, è vero. Ha reagito, è vero. Ma abusare del potere è un reato e noi cittadini abbiamo il dovere di vigilare sui nostri dipendenti.

Insomma, J. salta giù dalle mura per non farsi inseguire. Un poliziotto lo segue a piedi e mi intima di andarmene perché, altrimenti, sarebbe finita male. Io insisto, agitato, col senno di poi avrei dovuto farmi i fatti miei e stare distante filmando il tutto. Ma non l'ho fatto. Volevo stare lì a guardare il loro lavoro. Ma al poliziotto non andava giù e mi ha dato una torciata in testa. "Avete visto?" ho gridato ai miei due amici che erano venuti con me dicendomi di stare distante (a riprova della fama che hanno le forze dell'ordine). "Datemi un telefono che filmiamo!" ... il telefono non c'era.

I due poliziotti prendono la macchina, chiamano altre volanti che intervengono. L'inseguimento ha fine all'ex pattinodromo, dove, arrivando, lo sento gridare. Sceso dalle mura, lo vedo faccia a terra con diversi civili intorno che lo avevano fermato. Nel frattempo, una volante intervenuta per bloccarlo ha schiantato su un marciapiede. In seguito mi vorranno attribuire i danni alla vettura, 14 mila euro.

Io mi avvicino al ragazzo, i poliziotti dicono ai civili di allontanarmi, ma io resisto, sgattaiolo e resto. Non ho alzato le mani e non ho insultato, con la mia intelligenza, sono semplicemente rimasto. Ma al poliziotto della torcia nemmeno questo andava giù. Si alza e mi afferra per il collo togliendomi il respiro. Io mi dimeno e lui cade, simula un'aggressione. Mi arrestano.

Portano tutti e due in questura, nell'ufficio dove c'è la cella dei fermi. Siamo in manette. Mi siedono su una sedia, erano in diversi, anche in borghese. J. è già in cella. Un poliziotto lo insulta, gli dice: "sei una merda! comunista schifoso! ora vedrai cosa ti faremo!" e io, dall'alto della mia innocenza: "ehi! non può trattarlo così!"... non lo avessi mai detto. Il tutore della legge si gira incazzatissimo, si avvicina guardandomi negli occhi e mi volta una sberla in pieno viso che mi fa uscire il sangue dal naso. E io, rivoglendomi ad uno di loro che diceva: noi non siamo violenti! ho detto: è questa la vostra non violenza?

Ci hanno fatto stare in manette per tutta la notte, dalle 23 circa alle 8 del mattino senza poter avvertire casa. Durante la notte, è entrato un tutore della legge, sembrava volesse liberarci. In realtà dopo essere entrato ha picchiato ripetutamente e violentemente il mio amico... era il pilota della volante andata a sbattere. Gli ha fatto un occhio nero e incrinato un paio di costole. Gli hanno messo dei punti sull'occipite quando è arrivato in ospedale, la mattina, prima di metterci in carcere per due giorni.

E' stata un'esperienza bruttissima.

Ho avuto paura, davvero moltissima. Ho provato il carcere per non avere commesso reati e mi hanno condannato per giustificare l'operato dei poliziotti, per salvaguardare lo stato.

Ci hanno processato per direttissima e il mio amico dispose il silenzio, il diritto di non parlare, suggerito dall'avvocato. Patteggiò.

Io ho avuto udienze per circa un anno e sono uscito colpevole di interruzione di pubblico servizio. 20 giorni con pena sospesa. MI fa una rabbia, vedere repressa la verità. Ma non posso esprimere la mia rabbia, il mio dissenso, perché vengo arrestato e denunciato.

La sfilza di balle che hanno raccontato i due poliziotti in sede processuale, visibilmente menzognere, non è pari alla quantità di vergogna ed umiliazione che ho provato e subìto io per la loro violenza e per il fatto che la giustizia italiana protegga i veri delinquenti, che rompono costole e fanno occhi neri.

Il mio amico non ha testimoniato in mio favore. L'avvocato glielo ha sconsigliato e i suoi genitori volevano si cavasse subito da quella situazione. Anche se doveva dire la verità.

Ma in questo paese se dici la verità se ti esprimi vieni processato e picchiato.

Ci hanno inoltre denucianto per offese a pubblico ufficiale. E devo presentare una lettera di scuse quando le scuse dovrei riceverle. E' umiliante.

Ho paura di avere ripercussioni per quest'articolo, spero nei cittadini onesti, negli esseri umani onesti.

Manca qualcosa?

Nel tragitto dal pattinodromo alla questura tentai il dialogo, dicendo che i poliziotti dovrebbero servire e proteggere e non spaventare ed opprimere.

La mattina ci schedarono e ricordo l'uomo delle impronte che minacciava e voleva picchiarmi. Ricordo anche l'odio con cui mi guardava una donna. Odio che non aveva motivo, odio che sfogano su di me, su di noi perché il loro lavoro è frustrante e, dicono, in caserma, quando li addestrano li trattano malissimo.

Ricordo anche quanto schifo mi fece uno di loro, dai capelli grigi e la panza a cui diedi del fascista. Quando il pilota sbattuto venne a picchiare J. lui disse, con una mano sulla spalla: "Vedi, questo lo faremo a te" e mi diede un pugno nello stomaco. Debole come la sua anima.

Quanto avrei voluto ribellarmi!

Non sono umani, ma degli animali. Lasciano liberi pedofili, assassini, mafiosi, gente che rovina altra gente perchè hanno paura. A cosa servono le nostre forse dell'ordine? Sono dei criminali. E con tutto il male che c'è al mondo, e parlo di guerre, male creato dall'uomo sull'uomo, ci si mettono anche loro, invece di essere dalla parte delle verità e dell'onestà, per salvarsi, mentono e infieriscono.

La proibizione più malevola in Italia è la repressione delle emozioni che possono avere luogo con gesti e parole. La libertà di espressione è troncata e la ricerca della verità anche perchè ti sparano.

La mia storia non ha il valore di quella di Aldrovandi o di Cucchi (pace all'anima loro), ma è una ulteriore segnalazione di come vanno le cose.

Ah, un altra cosa: nel processo per direttissima, fuori dall'aula, c'era un uomo sui trentanni, arrestato qualche giorno prima per aver fatto un furto. Disse che gli avevano messo un pistola in bocca.

Nella cella dei fermi la telecamera è stata tolta.

Aiutiamoci Italiani, rendiamo questo paese un sogno.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares