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255 motivi per fare il giornalista in Messico

Questo articolo è il proseguimento di una riflessione sulle proteste in Messico inziata qui



(foto: Artículo 19 Mexico)

Minacce, arresti preventivi, sparizioni, incendi, omicidi. È questo lo scenario in cui i giornalisti messicani si trovano a lavorare quasi quotidianamente. Alcuni dei giornalisti che hanno tentato di fare luce sui “nuovi halcones” (i nuovi falchi) sono finiti in carcere. 255 dall'inizio del 2013 – da quando Enrique Peña Nieto è salito al governo – le aggressioni subite secondo l'organizzazione Artículo 19 Mexico, organizzazione internazionale fondata nel 1987 a Londra per la difesa della libertà di espressione.

Non solo casi internazionalmente noti come le giornaliste d'inchiesta Anabel Hernández e Lydia Cacho, entrambe minacciate – e nel caso di Lydia Cacho sequestrate – dalle autorità ma anche giornalisti chiamati a fare il loro lavoro di cronaca quotidiana come Pavel Alejandro Noriega Primo (Multimedia Cronopios), Estela Morales (Regeneración Radio), Gustavo Ruiz (fotografo dell'agenzia indipendente Subversiones) arrestati durante la manifestazione del 1 settembre per aver mostrato il modo in cui venne gestita la piazza.

O come Alberto López Bello, giornalista specializzato in sicurezza pubblica di El Imparcial, ucciso il 17 luglio dopo essere stato vittima di una detenzione arbitraria da parte della polizia statale il 18 maggio per aver fotografato dei narcomantas.

Negli ultimi tre mesi la situazione è letteralmente esplosa. Secondo i dati di Artículo 19, dei 67 attacchi registrati contro giornalisti e mezzi di informazione ben 36 sono stati commessi da funzionari pubblici per i quali, evidenzia l'organizzazione, non c'è alcuna forma di punizione. Per aver documentato l'operato delle forze dell'ordine ed aver filmato il suo arresto, Gustavo Ruiz ha passato quattro giorni in carcere e, nonostante le prove della sua innocenza e dell'abuso di potere esercitato, il giudice ha fissato in 126.476 pesos (circa 7.000 euro) la cauzione.

L'organizzazione chiede che le autorità adottino protocolli che permettano il pieno esercizio della libertà di espressione e, soprattutto, che i funzionari pubblici responsabili di abuso di potere vengano puniti. L'incremento delle aggressioni nel passaggio dal governo panista a quello priista – 207 le aggressioni registrate nel 2012, 172 l'anno precedente - sembra però portare la realtà da un'altra parte.

Per approfondire:
Fotógrafos independientes y el periodismo para cambiar la sociedad - Subversiones, Agencia Autónoma de Comunicación;
Las agresiones a la libertad de expresón en el contexto de violencia - Jorge Luis Sierra, Knight International Jornalism Fellow, Centro Internacional para Periodistas

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