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245 euro per una T-Shirt con logo DHL: quando il vuoto interiore si sana con il marketing

Paghereste circa 250 euro per comprare una maglietta con il logo di un Corriere di trasporti espressi? Se la risposat di getto è "No", sappiate che ci sono state già molte persone che, per possedere questa T-Shirt, non hanno avuto problemi a metter mani al portafoglio e scucire una somma di tutto rispetto.

La T-Shirt in questione, è gialla e - al centro - campeggia il logo della DHL, la famosa impresa di spedizioni internazionali, di proprietà di Deutch Post. A creare il caso, e la maglietta, il marchio francese Veements, che l'ha presentata lo scorso Ottobre a Parigi. Appena messa in vendita, la T-Shirt è andata esaurita in tutti i negozi dove era stata distribuita.

Il successo incredibile di una T-Shirt del genere, è dato - anche e sopratutto - dalla diffusione, sul profilo Instagram della modella Sarah Snyder, fidanzata col figlio di Will Smith, Jaden Smith, che la ritrae con la maglietta gialla indosso, mentre siede su un furgone della DHL.

Il profilo Instagram della modella è seguito da oltre 600.000 persone, e ciò a scatenato - tra i fan - la corsa all'acquisto della T-Shirt.

La DHL invece, ha pubblicato su Twitter, una foto che ritrae Ken Allen, amministratore delegato dell'azienda, con indosso la maglietta gialla.

Questi fenomeni devono far riflettere molto, su come le persone si lascino affascinare da simboli creati ad arte, in special modo nel campo della moda, per poi esser venduti a peso d'oro.

Il vuoto interiore, la mancanza di carattere e di cultura, che sempre più affligge parte dell'umanità, viene sanato dalla rappresentazione esteriore, sempre più spinta all'eccesso da un senso di inadeguatezza, che spinge certe persone a voler almeno somigliare a certe altre persone, ritenute vincenti.

Una T-Shirt - peraltro non bella - venduta a circa 250 euro, la dice lunga sull'incapacità collettiva a discostarsi dai diktat imposti dal mercato. Un dato su cui riflettere.

Si continua ad essere famelici di simboli, di involucri, di immagini, tralasciando di conseguenza, ciò che davvero conta nella vita: i contenuti.

Una società malata di mode ha una motivazione: l'assoluta mancanza di educazione ai veri valori dell'esistenza. La gente, sempre più, è ciò che possiede, ciò che indossa, proprio perché si ritiene "difficile" e "arduo" lavorare su se stessi piuttosto che concentrarsi su come si appare.

La domanda da porsi è: cosa può divenire l'umanità se dovesse trovarsi priva degli orpelli di cui si invaghisce, convinta di esistere attraverso simboli commerciali? Opporsi al Capitalismo appare impossibile se, a sostentarlo, sono proprio coloro che poi, in altre situazioni, palesano scontento per ciò che gli esseri umani subiscono costantemente, da parte del potere economico mondiale.

E' un andamento schizofrenico, su cui il mercato mondiale fonda il proprio trionfo. Uscirne è possibile? Dipende. In alcuni casi, sarebbe necessario rieducare le persone. Ma chi potrebbe mai realizzare una rieducazione dell'umanità tesa a rendere prioritario l'essere piuttosto che l'apparire? Non certo i governi, stretti da un patto di alleanza con le industrie di produzione.

Ancora una volta, sarebbe necessario un ripensamento individuale delle priorità essenziali. Un pensiero utopico per quanto semplice e di facile attuazione. Ma l'umanità, sempre più, ritiene difficile ciò che non lo è. E viceversa. Compromessa ormai la possibilità di riabilitare se stessi, si continua ad alimentare tutto ciò che è inutile e superfluo. Una società malata, famelica di possesso, che si specchia non per guardare a se stessa ma sempre al di fuori di sè.

In una costante competizione con il mondo esterno. Difficile da imitare, perché in ogni caso, anche quando non ci si rende conto, l'individuo esiste, ed è dissimile dai suoi simili. Peccato non accorgersene e non essere in grado di valorizzare l'unicità...

Questo articolo è stato pubblicato qui

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