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245 e non sentirli: la svolta (Doodle) tech di Beethoven, suo malgrado

Chissà cosa direbbe, papà Johann, nell’apprendere che, 245 anni dopo, nell’era del World Wide Web, il suo tanto agognato “enfant prodige” Ludwig Van Beethoven è il giovane, giovanissimo “vieux prodige” del 17 dicembre, testimonial animato dell’ultra “geek trend” del XXI secolo: il Doodle di Google.

Eh sì, perché questa volta i leader creativi del “sommo motore di ricerca” ci hanno veramente stupito: un clic sul logo del giorno e noi tutti diveniamo deputati al riordino di note e spartiti, traghettatori dell’anima, nel piccolo universo infinito del più grande compositore di tutti i tempi.

Magari papà Johann, rinomato bevitore (oltre che musicista di corte) che destava il pargolo in orari improbabili per sfoggiarne il talento e intrattenere amici e compari, lascerebbe la bottiglia, almeno per un po’… E il burbero figliuolo, misantropo sputatore (e non solo di sentenze), diverrebbe più gentile e fiducioso, appurando che, nel presunto giorno della sua nascita, milioni di utenti in tutto il mondo giocano ammaliati al gioco della sua arte, della sua vita.

Ironici per liete ricorrenze quanto austeri per non lieti eventi, i doodle, ovvero i loghi speciali di Google, sono divenuti un originale appuntamento sul web. Vi è persino la possibilità di suggerire un particolare doodle, segnalando la memoria di un personaggio celebre tramite mail a: [email protected].

Il doodle dedicato alla memoria di Ludwig Van Beethoven è stato realizzato da Leon Hong, in collaborazione con Nate Swinehart e gli ingegneri informatici Jonathan Shneier e Jordan Thompsone.

Dalla Quinta Sinfonia a Per Elisa, dalla Moonlight Sonata all’Inno Alla Gioia, ricomposta la partitura con mouse, touchpad o touchscreen, condurremo il nostro Ludwing all’ovazione a Teatro.

Sorpresa e incanto, mistero e fascino, una volta scorto, “così per caso”, difficile sottrarsi al “doodle-game”, a cui potremo giocare solo oggi.

Al termine del gioco, la firma del Top Search Engine apposta sul sipario calante, quasi a voler rimarcare che: sì, la Musica è immortale, ma che se “Certa Musica” è viva ancora oggi, rendiamo grazie a Google.

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