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24 ottobre 2015, una giornata triste e nera per Trieste

In concomitanza con la celebrazione del 26 ottobre del 1954, giorno con il quale in sostanza si definì il passaggio di poteri dall'amministrazione anglo americana a quella italiana sul territorio di Trieste, dopo una prima amministrazione come operata dai partigiani Jugoslavi ed Italiani, che il primo maggio del 1945 liberarono questa importante città di confine dall'occupante nazifascista, in città ci saranno eventi che destano, giustamente, preoccupazione. 

Come è noto la questione della lingua è sempre stata delicata, spesso questa è diventata uno strumento per le peggiori situazioni reazionarie, nel nome di quella italianità che doveva imporsi, e che si impose soprattutto tramite la violenza. A Trieste, così come a Gorizia, per citare due città simbolo dell'attuale Regione Friuli Venezia Giulia, è stata vietata la lingua slovena per decenni, perché doveva emergere l'italianissima Gorizia e l'italianissima Trieste.

Due luoghi simboli della cultura slovena verranno colpiti, il Narodni dom nel 13 luglio del 1920 ed il Trgovski Dom il 4 novembre del 1926. Ed il simbolo del nazionalismo estremo italiano, come poi lo è stato anche per il fascismo, era e lo è ancora oggi Dante. In particolar modo per questa citazione: «Sì com’a Pola presso del Carnaro, ch’Italia chiude e i suoi termini bagna» Citazione strumentalizzata, ancora oggi, per fini nazionalistici, come se Dante in quel tempo avesse realmente in mente una Italia politica ed amministrativa se non addirittura geografica unita che includesse anche Pola.

Eppure questo è stato il pensiero dei nazionalisti, che invece ignorano quanto Dante scrisse sull'Italia di quel tempo: “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!”. Parole, visto quello che accade nell'Italia di oggi, a dir poco attuali e valide. Povero Dante, verrebbe da dire. Se solo sapesse. Ed intorno alla sua figura è partito un circuito neraccio incredibile, che ancora oggi esiste, per i fini come detti. Ed è veramente surreale notare come spesso, i così detti italianissimi, non sanno neanche scrivere in italiano.

Basta fare un giro nelle pagine fasciste, o nazionaliste, per notare una carrellata di errori grammaticali e non solo. Ritornando alla questione di Trieste si organizza in questa difficile città un convegno promosso da Trieste Pro Patria, in collaborazione con la Lega Nazionale, dal titolo “L’Italia oltre i confini”. Si legge : “ A partire dalle 9.30 presso la Lega Nazionale si svolgerà il I convegno “Essere italofoni”, in collaborazione con l’omonimo gruppo, mentre alle 18.30 si svolgerà una fiaccolata commemorativa a San Giusto. 61 anni fa la nostra terra visse momenti di gioia e di tragedia al tempo stesso, quando Trieste si ricongiungeva alla Patria per l’immensa gioia della gran maggioranza della popolazione, mentre l’ultimo lembo d’Istria ne veniva strappato per sempre, causando nuovo dolore ed un nuovo esodo. 

Oggi è importante ricordare tutto questo, ma anche impegnarsi affinché la cultura della nostra gente non si dissolva, travolta dalla globalizzazione e dal disimpegno generale. Con questo spirito abbiamo appoggiato il Convegno “Essere italofoni”, che si propone di fare il punto sullo stato della lingua e della cultura italiana al di fuori degli attuali confini, nelle aree di storica diffusione delle stesse. Interverranno rappresentanti provenienti dalla Corsica, dal Canton Ticino, da Malta, dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia. In apertura, prenderanno la parola anche il presidente della Lega Nazionale e di Trieste Pro Patria, l’ideatore del gruppo Essere italofoni, i rappresentanti delle principali associazioni degli esuli e dell’Unione Italiana.

(...)”. Questi i relatori Paolo Sardos Albertini (Presidente “Lega Nazionale”) Antonino Martelli (Presidente “Trieste Pro Patria”) Massimiliano Fabbri (Ideatore “Essere Italofoni”) Antonio Ballarin (Presidente FederEsuli) Renzo Codarin (Presidente ANVGD) Massimiliano Lacota (Presidente Unione degli Istriani) Emanuele Braico (Presidente Associazione delle Comunità Istriane) Maurizio Tremul (Presidente Giunta Esecutiva Unione Italiana) Parte II – Voci dalle regioni storiche italofone non appartenenti alla Repubblica Italiana Corsica: Paul Colombani (Bastia) Canton Ticino: Luciano Milan Danti (Ronco) Istria: Valentina Petaros (Capodistria) Istria: Astrid Del Ben (Isola d’Istria) Fiume e Quarnero: Ingrid Sever (Fiume) Dalmazia: Giorgio Martinic (Spalato) Malta: Anna Porcheddu .

Ora, pensando alle terre contese del confine orientale, a dirla tutta, di italiani lì presenti se ne contano veramente pochi, gli italofoni sono pochissimi. Quei luoghi sono diventati meta, per gli italiani, solo per vivere un periodo di vacanza e di svago. Eppure vi è chi, come già denunciato recentemente, altro non aspetta che fomentare situazioni di tensione, per cercare, rievocando un destro irredentismo, di effettivamente riconquistare quelle terre. Fiume, Istria ecc. E certe e date iniziative, mascherate spesso dalla questione culturale, devono essere attentamente monitorate, perché rischiano di diventare la chiave di volta in tal senso, anche perché, come è noto, l'Europa è in una fase di tracollo, e basta un nulla per riaccendere la miccia. 

Ed il 25 ottobre da parte di gruppi irredentisti verrà organizzata una gita in Istria con il seguente programma: Partenza dal capoluogo giuliano con direzione Pirano, Buie, Grisignana, Piemonte d'Istria, Momiano, Montona. Si ritorna a Trieste passando per Cittanova d'Istria”. Certamente le autorità slovene e croate monitoreranno i movimenti di questi gitanti italofoni. Riscoprire la nostalgia, convincere le persone che quelle terre furono da sempre italiane, ricordare per ritornare, attraverso la mitologia, attraverso la riscoperta di personaggi italianissimi o che hanno dato la loro vita per l'Italia in quei luoghi, con la lamentazione della terra persa per colpa di chi? Mica del fascismo causa dei mali peggiori dell'Italia, cancro che ha comportato devastazione e terrore. No.

Ma per il Trattato di Pace, come se questo non fosse una conseguenza del fascismo, dell'occupazione che i fascisti hanno compiuto in Jugoslavia, dei crimini contro l'umanità e di guerra compiuti in loco e mai puniti. Ebbene, un frullato di sentimenti destri con lo scopo chiaro di realizzare l'ennesimo risorgimento mancato. Forse a certi personaggi andrebbe ricordato che siamo nel 2015, nel terzo millennio, che il mondo è cambiato. Forse certi personaggi andrebbero totalmente ignorati, isolati e non sostenuti od appoggiati, anche a livello istituzionale, come oggi accade.

La Pace Adriatica è stata determinante per la nascita dell'Europa. Siamo tutti consapevoli che questa Europa cammina in cattivo modo, che così avanti non si può andare. Ma guai a minare la Pace Adriatica per fini ed intenti beceri e nazionalistici. Però, in tale 24 ottobre 2015, sempre a Trieste, si svolgerà un convegno destro. “Difendiamo i confini d’Europa. Friuli Venezia Giulia, ultima frontiera”: questo il titolo del confronto organizzato da Fratelli d’Italia Trieste tra il presidente nazionale del movimento, Giorgia Meloni e il vicepresidente del Front National, Louis Aliot, che si terrà a Trieste sabato 24 ottobre (ore 16, Stazione Marittima-Molo dei Bersaglieri). Si legge nelle note informative che " Al centro del dibattito, che per un giorno trasformerà la città nella capitale europea della destra nazionale e identitaria, le problematiche legate all’emergenza immigrazione e il rischio del terrorismo islamico in una regione storicamente “frontiera d’Europa”. Procurato allarme, anche alcuni penseranno. Non sono per nulla scollegati questi due eventi, perché entrambi nuotano nelle acque di una Europa turbolenta, che rischia il crollo ed i nazionalismi riemergono da quella profondità dell'abisso, ove, giustamente, per anni erano finiti e dove devono ritornare quanto prima. 

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