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 Home page > Tribuna Libera > 2 AGOSTO 1980

2 AGOSTO 1980

Quel 2 agosto 1980 è una giornata estiva come tante.
Calda, afosa e con tanta gente in movimento perché ormai le tante agognate ferie sono arrivate per la maggior parte degli italiani.
La stazione di Bologna è affollata più del solito, un viavai di vacanzieri e turisti la invade, chi arriva e chi parte. 
Coloro che devono partire cercano un po' di frescura nella sala d'aspetto, uno spazio che da ampio è diventato ristretto per via di tutte le persone che ormai lo hanno occupato.
Ci sono famiglie, giovani, vecchi e bambini, chi mangiucchia qualcosa, chi legge, chi dorme, chi parla, chi pensa, un grumolo di pensieri, gioie, sentimenti e speranze gira fra le teste di quella variegata presenza umana.
C'è già chi fantastica su cosa farà una volta in spiaggia, chi immagina come saranno i parenti e amici che andrà a ritrovare, chi spera in un meritato riposo dopo mesi di lavoro e impegni che sembravano senza fine.
Tutti o quasi vivono questo stato, quasi perché quel giorno ci sono persone che pensano e agiscono con ben altre intenzioni.
Quel giorno la lancetta dell'orologio va avanti come al solito, ma alle 10'25 ferma il tempo per sempre per ben 85 persone.

La maggior parte di loro non si rendono manco conto di cosa sta accadendo.
Nel giro di pochi secondi crolla tutto, i muri e il soffitto scoppiano come se fossero di cartapesta, un boato tremendo come un uragano devastante scuote l'aria.
Poi le urla di dolore e disperazione dei feriti e sopravvissuti e la stazione di Bologna diventa tragicamente un luogo d'apocalisse su cui convergono tutti i media nazionali e internazionali.
L'impossibile fanno i soccorsi e i tanti eroi senza nome e ormai dimenticati per cercare di salvare le vite umane in quel cumulo di macerie.
Il Paese è scosso, la politica smarrita dietro i suoi inevitabili limiti, ma Bologna non si arrende di fronte a quell'orrore e offre un esempio di grande umanità e civiltà superando ogni divisione.
Nelle settimane successive comincia la caccia ai colpevoli, la pista dei NAR, dei servizi segreti deviati, dei terroristi palestinesi con le cronache giudiziarie che velocemente prendono il sopravvento su quell'orrore indescrivibile che sembra voler mantenere aperta la lunga notte della Repubblica che l'Italia vive dalla fine degli anni '70.
Di quelle vittime, di quei morti, di quelli innocenti, di quelle tante storie di vita, restano soltanto una commemorazione annuale e uno squarcio lasciato nella stazione a ricordo di quella tragedia.
La politica, i media e infine la Storia da allora hanno occupato la scena di ciò che fu quella terribile giornata, lasciando i parenti e amici delle vittime vivere col dolore, la rabbia e la rassegnazione di essere stati colpiti nel più profondo dei loro sentimenti e nell'indifferenza progressiva della società.

Yvan Rettore

 

Questo articolo è stato pubblicato qui

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