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La seconda morte

E’ difficile trovare vincitori e vinti nella situazione di Eluana Englaro e dei suoi familiari. Di sicuro chi ne esce sconfitto sono scienza e politica, per diversi motivi ma in ogni caso sconfitti.

A differenza di qualche illustre scienziato che spiega questa vittoria come quella dei diritti civili, dico che proprio scienza e medicina in questo caso escono malconci da questa situazione. La scienza dovrebbe tentare di curare e non di uccidere. Resta ovviamente la politica come primo imputato di questa triste storia durata anni. Politica che ha avuto più di un occasione per concretizzare la proposta di testamento biologico (che in ogni caso non avrebbe risolto il caso Englaro), ma che per assurde e sconsiderate logiche di partito o per ottusa presa di posizione, non è riuscita mai a formalizzare nulla di quanto scritto nel tempo.

Rimane il dolore per Eluana che morirà una seconda volta e non a causa del fato avverso ma per mano volontaria dell’uomo. Inutile dire che più volte mi sono imbattuto in questa vicenda e più volte non ho saputo esprimere al meglio i miei pensieri. Io che sono favorevole al testamento biologico o all’eutanasia cosciente ma assoutamento contrario che altri prendano decisioni in caso io non potessi più farlo.

Ecco che interviene quindi il testamento biologico. Lasciando ad altri il compito di decidere per me. Chiesa , politica, società, scienza. Ognuno che pulisce il suo cortile e non si accorge che nel cortile altrui cresce l’immondizia. Prese di posizione, politica faziosa, inutili e sterili cavilli ecclesiatstici. Ci meritiamo davvero tutto ciò? Eluana si merita davvero di morire disidratata?

Qualcuno dai banchi del Parlamento non vuole andare a colpi di maggioranza sul caso del testamento biologico, mi chiedo se sia giusto andare avanti a colpa di sentenze legalizzando un qualcosa che non è il male assoluto ma che come materia richiederebbe sensibilità, coscienza, approfondimento politico e culturale ma soprattutto una legge che la regolamenti, perchè fatta in questo modo è eutanasia e in Italia è ancora illegale.

Commenti all'articolo

  • Di Chiara Lalli (---.---.---.148) 19 novembre 2008 11:15

    Non entro nel merito delle tue opinioni, ma nel tuo pezzo ad essere sconfitta è una corretta informazione. Solo alcuni esempi.

    1: "La scienza dovrebbe tentare di curare e non di uccidere": tutti noi ce lo auguriamo, ma a volte la prospettiva della cura si frantuma: che si fa? Ciò non equivale necessariamente ad "uccidere" (pensa a quanti si oppongono a terapie che salverebbero loro la vita, ma non se non le vogliono dobbiamo rispettare la loro decisione - ma li stiamo forse uccidendo?).

    2. "Eluana si merita davvero di morire disidratata?": avresti dovuto almeno accennare al fatto che non si possa parlare di disitratazione senza dire che le sue condizioni cerebrali le impediscono di percepire e di rendersi conto (non uniamoci, per favore, a quegli ipocriti che gridano "la volete far morire di fame e di sete").

    3. "fatta in questo modo è eutanasia": nel caso di Eluana è sospensione di trattamento, meglio essere più precisi nelle definizioni e nei termini. Inoltre non si è legalizzato nulla, la vicenda di Eluana Englaro è singola ed unica. Non siamo in un Paese di Common Law, mi sembra.

     

    Su un punto hai ragione: la volontà di Eluana Englaro è l’unico aspetto fondamentale ed è l’unico punto controverso - non potendo chiederle oggi di esprimerla.

    Però è stata meticolosamente ricostruita, e dal momento che quella volontà non può esprimerla perchè non ce l’ha più una volontà, forse è più corretto seguire la sua passata che far decidere ad altri - altri che non ci hanno mai parlato, che non la conoscevano e che non sanno nulla del suo carattere.

    Ultima considerazione: sono in molti a chiamare in causa miracoli e presunti risvegli, ma dimenticano di descrivere le conseguenze non solo del gravissimo danno cerebrale di Eluana, ma della sua immobilità durata oltre 16 anni. E a sottolineare che il permanere dello stato vegetativo permanente e persistente diminuisce giorno per giorno, mese per mese, anno per anno, le speranze che qualcosa possa cambiare.

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