Quale crescita >
Per
convenzione il segno + indica un valore in crescita. Un dato che tuttavia non
basta per soppesare la reale entità del fenomeno osservato.
Basti pensare al
costante uso del termine “crescita” fatto dal premier Renzi nel vantare i
meriti delle Sue riforme “epocali”.
Qualche osservazione.
Era il 2012 e
l’allora premier Monti stimava che l’attuazione del suo Piano Nazionale di
Riforma (Pnr) avrebbe cumulato nel 2020 una “crescita” aggiuntiva del PIL
almeno pari al 3,9%.
A 3 anni di distanza il Ministro Padoan, riferendosi alle
mirabolanti nuove riforme promosse da Renzi, calcola che la correlata “crescita”
aggiuntiva del PIL sarà del 3,4% (-0,5).
Nel merito c’è da registrare che il
nostro PIL reale, dall’inizio della crisi (2008) ad oggi, ha perso più di 9
punti percentuali.
Ergo.
E’ di tutta evidenza che solo per ritornare ai valori
ante crisi occorre azionare altre leve (investimenti, pressione fiscale, …) in
grado di innescare un “robusto” rilancio dell’economia. Fino ad allora parlare
di “crescita” è del tutto improprio.
Come far “risalire” il PIL? Questo è un
percorso tuttora da concretizzare.
Dare un futuro al paese non è “manipolare”
il valore e il significato di Parola e Merito …