A parte le solite argomentazioni
accese e ampiamente fuori tema, in cui due antisionisti si sono curiosamente
accapigliati fra di loro in modo surreale senza accorgersi che sostanzialmente
dicevano la stessa cosa, aggiungo anch’io la mia opinione.
Che è molto vicina a quella espressa da
Gottardo e speculare a quella espressa da Lorenzo Trombetta sul sito
SiriaLibano che ho segnalato più sopra.
Il fatto è che agli occidentali non importa niente se gli arabi ammazzano altri
arabi, se i neri ammazzano altri neri, asiatici ammazzano altri asiatici e
perfino se slavi massacrano altri slavi. Importa solo - e intervengono
protestando solo in questo caso - se è l’occidente che si scontra con popoli non occidentali.
Se interviene in Iraq o Afganistan o se Israele bombarda Gaza.
Per cui i 700
morti di Gaza portano gente in piazza, in mezzo mondo, a protestare e bruciare
bandiere, ma i 170mila morti in Siria non smuovono nessuno dalla sua
poltrona preferita.
La cosa mi colpisce e la trovo agghiacciante. Perché la conclusione ovvia è che
il motivo vero delle manifestazioni non è la commozione e lo sdegno (che ci
sono naturalmente e sono del tutto comprensibili e anche condivisibili fino a
che non diventano fredda indifferenza verso i tre ragazzini israeliani
ammazzati a sangue freddo, ad esempio).
Il vero motivo delle manifestazioni antiisraeliane è
il terzomondismo antioccidentale proprio di certe tendenze politiche
occidentali. In cui non c’è niente di male, ovviamente. Ma è scelta politica, ben altra cosa dal "pacifismo" e anche dall’essere davvero umanitari.
E’ il motivo per cui certi opinionisti
di destra hanno storpiato il termine “pacifisti” in “pacifinti”. Ed è l’accusa
più ricorrente che si sente fare anche in ambito ebraico. Che legge nell’ambivalenza
dei movimenti di protesta una buona dose di antisemitismo (sdegnarsi per quello
che fa lo stato ebraico, ma non per la stessa cosa fatta da arabi).
Non credo che ci sia davvero
dell’antisemitismo in questo; c’è casomai quando si fanno quelle assurde tirate
sul “popolo eletto” o sullo stato “ebraico” che sarebbe perciò, in quanto ebraico, razzista a
priori (ma nessuno ha mai accusato di razzismo gli stati “arabi” o le
repubbliche “islamiche”).
In tutto ciò resta l’amaro in bocca. La
commozione per i bambini morti di Gaza sarà vera o sarà solo il riflesso
politico dell’antioccidentalismo ? Un sentimento sincero o un automatismo politico-culturale
?
Ci si commuove per i bambini di Gaza, ma per nulla per i bambini di Homs o di Aleppo o per quelli curdi o altri ancora.
L’accusa più atroce che viene dai
sostenitori della rivolta siriana (che non sono affatto filoisraeliani, tanto
per chiarire) è che molte foto di bambini siriani uccisi vengono riciclate come
foto di bambini di Gaza. Solo in quel momento diventano virali e tanti le
postano con commozione alimentando l’opposizione a Israele. Che è
comprensibile, con quello che sta succedendo, ma che rappresenta pur sempre un
falso; un falso umanitarismo.
Nel sito citato scrivono:
“Mi riferisco invece qui a tutti gli
attivisti delle reti di solidarietà della società civile, ai politici, agli
scrittori e agli artisti che da anni sono rimasti in completo silenzio: il
fatto che si siano mossi oggi ci ha ricordato che sono ancora in vita, e che si
commuovono di fronte ai bambini uccisi dai bombardamenti aerei (....) a
beneficio di costoro in particolare, incapaci di commuoversi di fronte al
cadavere di un bambino ad Aleppo e che si sciolgono invece in lacrime per un
bambino come lui a Gaza, è utile mischiare le fotografie, così da fargli
credere che le immagini di morte ad Aleppo provengano da Gaza e che gli aerei
assassini di Asad siano israeliani”.
Credo che sia la peggiore accusa di
ipocrisia che venga rivolta ai manifestanti nostrani (ovviamente non a quelli
palestinesi che ne hanno tutti i diritti).
Se manifesti contro ogni barbarie sei un pacifista, altrimenti sei un po’ fasullo.
Io la vedo così.