• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile


Commento di Persio Flacco

su Isis in Siria e Iraq: il ritorno del califfato


Vedi tutti i commenti di questo articolo

Persio Flacco 21 giugno 2014 11:05

La ringrazio per la risposta, che aggiunge ulteriori informazioni utili a quelle già contenute nel suo articolo.

Riguardo alle osservazioni che ho fatto sul suo articolo ritengo che la sua risposta chiarisca meglio il punto di divergenza.

Per quanto mi riguarda i ragionamento è molto semplice: viviamo in un sistema democratico e le decisioni che vengono prese a livello istituzionale riguardo alle questioni internazionali sono prese in nome dei cittadini. Questo implica che i cittadini debbano avere una conoscenza la più chiara e imparziale possibile in merito alle decisioni da prendere. E questo è possibile solo se l’insieme dei mass media offre loro un quadro imparziale e completo dei presupposti di certe situazioni, della realtà sul terreno, delle conseguenze che possono avere le diverse possibili decisioni. Questo, come sa, è una condizione che su certi temi non si verifica quasi mai. In particolare sui temi di politica internazionale, soprattutto quando tra gli attori sulla scena agiscono i cosiddetti paesi alleati: in primis gli USA.

Naturalmente non mi aspetto che l’operatore dell’informazione sia in grado di separare i fatti dalle opinioni, mi aspetto però che il cittadino possa avere facile accesso al più ampio ventaglio possibile di opinioni e di selezione dei fatti. Mi aspetto anche, da cittadino, che il singolo operatore dell’informazione sia leale nei confronti del fruitore del suo prodotto, cioé che sia intellettualmente onesto. Altrimenti dovrei inserire anche Goebbels tra i celebri operatori dell’informazione, e non vorrei farlo. Altrimenti la democrazia diventa un comodo schermo dietro al quale nascondere una forma di autoritarismo o di oligarchia.

Tornando al punto, uno degli elementi conoscitivi a mio avviso più rilevanti riguardo a quanto sta accadendo oggi in Iraq è che l’attore principale delle vicende in corso: il governo degli USA, è l’autore della disgregazione sociale, politica, territoriale di quel Paese. Disgregazione che ha promosso e attuato in base ad asserzioni rivelatesi false sulle quali ha costruito una gigantesca opera di manipolazione dell’opinione pubblica nazionale (e mondiale) per ottenere il mandato "democratico" ad agire. Dimenticavo: con la complicità di gran parte dei mass media, ovviamente.

Questo ovviamente non implica che gli altri attori che hanno concorso in vario modo e misura a determinare quanto è avvenuto debbano essere trattati in modo diverso.

Perché è importante ricordare questi presupposti dell’attuale crisi irakena? E’ importante ricordare che gli USA sono stati un attore inaffidabile su questa scena perché questo stimola la riflessione critica dei cittadini sulle vicende attuali e sulle proposte per porvi rimedio. E altrettanto dovrebbe servire a fare riguardo agli operatori dell’informazione, benché questo, nel mondo attuale, suoni un po’ ridicolmente utopistico.

Non si tratta quindi di coltivare acrimonia o rancore nei confronti degli USA o di altri, si tratta di essere leali e onesti nei confronti dei fruitori dell’informazione, di metterli in grado di maturare una loro opinione sulla base di informazioni complete e oneste.

Dunque ben vengano gli arricchimenti sui particolari di un quadro oggettivamente complesso; purché l’abbondanza di particolari non offuschi quanto in esso vi è di semplice.

In merito alla presunta mancanza di un disegno sul Medio Oriente dell’amministrazione Obama, le ricordo che l’attuale Presidente nel suo programma elettorale e nei primi anni del suo mandato ha agito con decisione e coraggio secondo una direttrice politica innovativa e progressista rispetto a quella disastrosa del suo predecessore.

E’ andato al centro dell’Islam politico e culturale: l’univerità Al-Ahzar del Cairo a proporre un nuovo inizio nei rapporti tra Islam e Occidente, e si è impegnato personalmente ad ottenere la firma di accordi di pace definitivi che mettessero fine al conflitto tra Israele e palestinesi. Un conflitto, giova ricordarlo, che da decenni infiamma i rapporti tra Islam e alleati di Israele, cioé tutto il cosiddetto Occidente. Come ora sappiamo: se a piazza Tahrir il movimento che ha provocato la caduta di Mubarak e acceso le speranze di cambiamento dell’Egitto ha avuto campo libero non è perché i militari egiziani non siano capaci di sparare sulla folla. Ora sappiamo che sono, ed erano, perfettamente in grado di farlo. Mi piace pensare che gli sia stato espressamente sconsigliato da qualcuno a cui devono molto del loro potere.

Come sa, Obama non è riuscito ad attuare il suo programma. Ha fallito per la tenace opposizione di alcune lobbies, ma un disegno per il Medio Oriente lo ha avuto e lo ha ancora.

Un disegno che prevedeva la distensione dei rapporti col mondo islamico per attuare un disimpegno dolce degli USA dall’area e ridislocarsi sul teatro indopacifico, diventato cruciale a causa della crescita dell’influenza economica e politica cinese che da li si irradia.

Sul resto preferisco non intervenire per non aggiungere ulteriori righe ad un commento già troppo lungo.

Saluti.


Vedi la discussione






Palmares