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Commento di

su Isis in Siria e Iraq: il ritorno del califfato


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19 giugno 2014 10:41

Ringrazio Persio Flacco che considera il mio articolo preciso e informato, mi spiace per il reticente, se veramente è reticente non lo era nelle intenzioni.

L’articolo voleva essere incentrato soprattutto sulla recente prospettiva irachena dell’Isis e su alcune dinamiche del gruppo: linguistiche, ideologiche, di alleanza, ecc... Per questo motivo non ho affrontato l’Isis sul fronte siriano (lo avevo già fatto in altri articoli più vecchi), ma nemmeno gli scontri con il fronte curdo sia in Siria che in Iraqm, e ho tralasciato anche la strategia dell’Isis sul campo. Un articolo non può essere una summa di tutto, era già abbondantemente lungo così.


Proverò a rispondere con questo commento alle questioni che solleva.


1) "avrebbe dovuto dire che l’insurrezione siriana, che l’ISIL ha parassitato con successo fin dall’inizio, non avrebbe avuto alcuna possibilità di impensierire il regime di Damasco senza la profondità strategica offerta...". Ha ragione, ma allora avrei dovuto dire anche che senza il sostegno alla Siria da parte delle milizie sciite di Hezbollah, delle brigate iraniane al Quds e dei gruppi sciiti iracheni a fianco di Assad, Damasco sarebbe caduta un anno fa. E senza il sostegno di queste milizie sciite straniere non ci sarebbe stata la "giustificazione" ideologica al settarismo che l’Isis sta applicando in Iraq (http://www.sirialibano.com/short-news/mercenari-stranieri-e-guerra-imperialista-per-la-siria.htmlhttp://www.sirialibano.com/short-news/massacri-confessionali-e-tribu-la-siria-dellest.html).


Il discorso delle colpe, e di chi sostiene chi è molto più ampio e non riguarda solo l’America e i suoi alleati. 
Forse avrei dovuto dire anche che molti dei fondamentalisti arruolati nella Nusra e nell’Isis, facevano parte di quei gruppi sunniti creati da Assad e mandati a combattere in Iraq nel 2004-07 in chiave anti-americana. E avrei dovuto aggiungere che alcuni capi delle brigate ribelli sono usciti di prigione con le amnistie di Assad del luglio 2011: Zarhan Alloush, Hassan Abboud e al Jolani.

(di Aberto/continua)


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