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Commento di

su Peccato, Piergiorgio Oddifreddi mi era simpatico


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21 ottobre 2013 17:10

Infatti credo che siamo arrivati al punto, che diventa una questione filosofica, per certi versi. Se un albero cade nel deserto e nessuno ne è consapevole, è caduto oppure no? Cosa è reale, ciò che avviene o ciò che si è appreso dell’evento?


Lei ha ragione a dire che un fatto storico, specie della portata dell’olocausto, non è riscrivibile da un’interpretazione e non è giusto che venga permesso. Tutto ciò è pacifico. 

C’è però da dire che le interpretazioni possono essere così forti da snaturare completamente il dato oggettivo e trasformarlo in altro oppure farlo sparire e in una società come la nostra, in cui il potere si basa sul monopolio dell’informazione, avviene quotidianamente.

Abbiamo fatto una guerra in Afghanistan perché c’erano le armi, poi si scopre che il dossier che ha giustificato l’attacco era un falso. Ciò che era stato preso come un dato oggettivo (le armi) era una balla. 

L’assalto alla Diaz di Genova? Era l’alloggio di un gruppo di facinorosi che avevano devastato una città e aggredito dei poliziotti. Poi si scopre che i tagli sulla casacca dei militari erano un falso e che si era arrivati a portare delle molotov per costruire prove per giustificare la carica e gli arresti.

E’ vergognoso il revisionismo, il negazionismo, non ci corre e Lei fa benissimo ad essere indignato. Solo che la realtà storica può tranquillamente non corrispondere al dato di fatto (non parlo degli ebrei, in generale), specie in un’epoca come la nostra in cui si confonde l’informazione con la propaganda, che altro non è che verità piegata a qualche fine più o meno noto.

Come discorso generale (ripeto, non parlo dell’olocausto), mantenersi un po’ scettici rispetto a quanto si apprende dai media non è necessariamente una pessima idea.

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