Se titolare una strada di Catania al nome di Giorgio Almirante significa per la Sicilia tornare indietro a quel passato che fu funesto per i siciliani mafiosi che dovettero emigrare negli Stati Uniti a perfezionare il mestiere per tornare a liberare l’Italia, cominciando dai sindaci demomafiosi, ben venga quell’impossibile ritorno.
L’articolo è bello e condivisibile solo che un poco di memoria storica a quel periodo che a fianco dei monumenti e palazzi orgoglio della Sicilia ne aggiunse di altrettanto validi e degni di memoria.
Vale la pena di
ricordare le opere dei pittori catanesi che in questo periodo, che voglio
definire come un nuovo risorgimento culturale ed artistico della nostra Patria,
abbellirono con la loro arte gli edifici pubblici che anche a Catania, come in
ogni altra città d’Italia caratterizzarono gli anni Venti e Trenta. Come tante
città anche Catania ebbe, in onore e per riconoscenza verso i mutilati di
guerra per la Patria, la sua Casa del Mutilato, ove figurano le “statue dei
soldati” sull’arco dell’ingresso monumentale e l’opera pittorica di Roberto
Rimini: “la Scena dei Fanti”. Il Rimini illustrò con la sua opera anche il Palazzo
della Borsa, autentica espressione dell’architettura del Ventennio che in
Catania mantenne vivo il segno della Sicilianità. Nel Palazzo della Borsa oltre
il “Lavoro ai Campi” di Roberto Rimini sono presenti altre numerose opere come
i “Nudi” di Peppino Piccolo, le “Figure Allegoriche” di Sanfilippo e un
“Mussolini a cavallo” di Giuseppe Barone per rappresentare la Carta del Lavoro.
All’esterno dell’edificio la statua di “Mercurio”, opera dello scultore
Lazzaro, saluta con il braccio alzato nel saluto ora proibito. Allo scultore
Lazzaro si deve la “statua della Minerva” del Palazzo delle Scienze e la statua
monumentale rappresentante la “Dea Giustizia” nel Palazzo di Giustizia,
Entrambi questi edifici pubblici sono ampiamente decorati da opere pittoriche del Novecento
catanese.
Come era bella quella Italia!
Bruno Tomasich