Non basta. Bisogna ancora capire in base a quali elementi di fatto la
procura ritiene che “non c’è ragione di dubitare” delle parole
dell’agente di scorta, dal momento che ‒ appunto ‒ non ci sono
riscontri, né
immagini, né impronte, né tracce, né testimonianze, né prove, e c’è invece
un’infinita serie di stranezze e contraddizioni circa la presenza d’un
malintenzionato (ladro o rapinatore che fosse) in quello stabile
quella sera. Se degli elementi di fatto esistono, la procura
avrebbe potuto (e forse dovuto) chiedere la prosecuzione delle indagini,
invece dell’archiviazione, per non rischiare di lasciare a piede libero un pericoloso
malvivente di cui evidentemente sa qualcosa. E se invece questi
elementi di fatto non esistono, allora, con buona pace della procura, ci
sono serie ragioni di dubitare della ricostruzione fornita dall’agente
di scorta: tanto serie che dovrebbero portare a un’indagine a suo carico
per il delitto di simulazione di reato (e non semplicemente procurato allarme).