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Commento di Renzo Riva

su Usa: il plutonio disperso è più del previsto


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Renzo Riva Renzo Riva 22 luglio 2010 12:25


 L’ Opinione delle Libertà 21 Luglio 2010 - Economia

LA FILIERA DELLO SMALTIMENTO NEL MONDO

I tanti segreti dei rifiuti nucleari

di Orazio Mainieri

Tutte le analisi sulle politiche di sviluppo economico portano fatalmente a considerare le fonti energetiche migliori a cui attingere per ottimizzare i risultati. Fra queste è importante quella nucleare che è pulita, sicura ed economica. Il nucleare ha generato nel 2007 il 16% della produzione elettrica mondiale, il 24% della produzione Ocse e il 30 % della produzione UE27. Questa è la realtà e di questa realtà fa parte anche la costruzione di altri 35 reattori nel Mondo. Esiste purtroppo tutto un coacervo di fantambientalisti ideologizzati (Faid) il cui unico scopo è l’opposizione acritica, a volte fanfarona, a volte anche violenta. Elementare è l’opposizione con la frase: non si sa dove mettere le “scorie”. Falso. Per i rifiuti radioattivi (RR) di I e II categoria (quelli ad isolamento secolare) i posti possibili sono migliaia nel Mondo e 214 in Italia quelli individuati dall’Enea. Per i RR di terza categoria (quelli ad isolamento millenario) abbiamo già WIPP (Waste Isolation Pilot Plant) operativo nel New Mexico (USA) ed altri siti in studio in tutti i Paesi industrializzati. Essendo poche le “scorie” di questa categoria, si procede con estremo rigore e senza fretta. Parliamo dei RR di I e II categoria, i più voluminosi. Attualmente lo smaltimento viene effettuato in depositi superficiali realizzati con barriere artificiali più o meno complesse, o in cavità sotterranee. Oltre 100 depositi sono stati o sono operativi nei Paesi membri della IAEA (International Atomic Energy Agency) e circa 50 sono in fase di progetto più o meno avanzato (fonte Enea). Vediamo i punti salienti del programma di gestione dei RR a livello europeo. Ogni stato membro dovrà chiaramente definire un programma per la gestione dei rifiuti radioattivi generati nel proprio territorio. Esso dovrà delineare ogni aspetto della gestione a lungo termine. Per i rifiuti a bassa attività, contenenti radionuclidi a breve e media vita, se il deposito non includerà i rifiuti ad alta attività, l’autorizzazione per lo start-up (avviamento) dell’impianto dovrà essere fornita non oltre il 2013. Nel caso di rifiuti ad alta attività da sistemarsi in un deposito geologico l’autorizzazione per lo start-up dell’impianto dovrà essere concessa non oltre il 2018. La tendenza generale, nei depositi attualmente in progetto è quella di realizzare sistemi di contenimento della radioattività utilizzando le seguenti barriere : - la matrice di condizionamento; - l’eventuale materiale di riempimento (backfilling); - le strutture in calcestruzzo delle unità di deposito; - sistemi di raccolta e drenaggio delle acque; - le difese naturali del sito. Quindi tutti i Paesi industrializzati hanno depositi definitivi per questa tipologia di RR, tranne l’Italia. Eppure le quantità sono irrisorie (solo 90.000 m³ in totale). Con il sistema multibarriera è estremamente difficile che radionuclidi possano sfuggire e raggiungere la biosfera eppure…forzando.. si può mistificare il tutto. Si fa un esempio sul quale spesso si viene “trascinati” a discutere. Il deposito di Asse in Germania sul quale si è fantasticato in senso negativo ovviamente (da parte Faid). La realtà è ben diversa. La riportiamo. Il deposito di Asse (nel distretto di Wolfenbüttel, in Bassa Sassonia) fu ricavato in una miniera di potassa (sale di potassio) aperta agli inizi del 1900 e dismessa nel 1964. A partire dal 1965 il Ministero della Ricerca Scientifica e Tecnologica tedesco cominciò gli studi relativi all’uso della miniera per il deposito di RR; nel 1967 cominciarono i depositi di prova ed infine dal 1968 iniziò il deposito definitivo di RR di I e II categoria della Repubblica Federale di Germania. Nella miniera sono state condotte anche attività sperimentali per verificare l’idoneità della miniera di salgemma per il deposito geologico di rifiuti ad alta attività (combustibile irraggiato, scorie vetrificate), ma il deposito non è mai stato utilizzato per questo scopo.

Fino al 1978 furono stoccati circa 124700 fusti contenenti RR a bassa attività e circa 1.300 fusti contenenti rifiuti a media attività, a profondità comprese fra 500 e 750 metri sotto terra (si tratta di uno dei depositi più profondi al mondo). La radioattività totale stoccata ad Asse ammontava a circa 2,7 milioni di gigabecquerel (col tempo la radioattività scende). Nella miniera di Asse si sono rilevate nel periodo 1906-2008 61 infiltrazioni d’acqua, che sono state sigillate o intercettate. Le infiltrazioni intercettate (complessivamente 11,4 mc/giorno) sono sistematicamente raccolte dal sistema di drenaggio, controllate ed eventualmente trattate. Secondo uno studio pubblicato nel 2008 dal Niedersächsischen Ministeriums für Umwelt und Klimaschutz (Ministero dell’Ambiente della regione) le suddette infiltrazioni sono “prive di significato per la sicurezza operativa del deposito”. In realtà l’esistenza di infiltrazioni nella miniera è nota fin dal 1906 ed è stata dichiarata compatibile con le condizioni di sicurezza del deposito eppure su questo deposito i fantambientalisti (Faid) hanno avviato un tiro al piccione che sprofonda nel farsesco. Mah! Seppur al livello di bozza, vi è anche la possibilità che parte dei rifiuti vengano recuperati, nel caso che questo non comporti rischi maggiori per la popolazione e per il personale che dovrà maneggiare i rifiuti. Il 29 ottobre 2008 il ministro federale dell’ambiente Sigmar Gabriel ha presentato i risultati uno studio condotto da Energiewerke Nord in cooperazione con TÜV Nord SysTec GmbH & Co. KG su incarico dell’Ufficio Federale per la Radioprotezione (BFS).

Nello studio si afferma che, qualora fosse giudicato necessario, il recupero e trasferimento dei 1.300 fusti contenenti rifiuti a media attività ospitati nella miniera di Asse (i soli in grado di creare qualche problema) può essere completato in cinque anni a un costo di circa 170 milioni di euro, incluso il ricondizionamento e lo smaltimento definitivo dei materiali estratti. Ad occuparsi del problema c’è, quindi, il BfS (Ufficio Federale per la Protezione dalle Radiazioni), creato nel 1976 e posto sotto la giurisdizione del BMU (Ministero Federale per l’Ambiente, la Protezione della Natura e la Sicurezza dei Reattori). Si è parlato anche di possibili crolli nel deposito (altra invenzione dei Faid), ma gli studi condotti dalle istituzioni tedesche non hanno evidenziato affatto rischi di crollo. In più non ci potrebbe essere alcuna fuga radioattiva, “non si tratta di uccelli”, ma di materiale, contenuto nei fusti di acciaio, che è inglobato in blocchi di cemento; la radioattività non sarebbe quindi “liberabile”. Non è un vaso di Pandora. Questi radionuclidi non uscirebbero neanche se si prendesse il deposito a cannonate. Spero di avere fornito un’idea della realtà vera.. Noi di Fareambiente ragioniamo in maniera scientifica e con realismo e invitiamo gli altri movimenti ambientalisti ad essere autentici e seri collaborando casomai alla individuazione di un deposito centralizzato anche in Italia. Per una volta facciamo gli interessi nazionali. Non prendiamo in giro la gente con argomentazioni assolutamente false. I depositi di RR sono sicuri e ampiamente sotto controllo, compreso quello di Asse in Germania.

*Presidente Commissione Energia di Fareambiente

Renzo Riva


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