Bè a Sciascia, il narratore che sapeva scrivere di mafia senza utilizzare il termine mafia, gliene hanno detto di tutti i colori: persino di recente il sapiente signor Camilleri dice che con il "Giorno della civetta" non s’è fatto altro che dar spazio alla mafia. Camilleri, per me un opportunista scrittore, uno che si serve del dialetto siciliano per farsi bello, un dialetto che usava D’Arrigo meglio di lui nel primo ’900, scrive da cani, di quelli che abbaiano, e a Sciascia non gli può che lustrare le scarpe. Leonardo Sciascia non s’è fatto bello scrivendo di mafia come per esempio fa attualmente Camilleri sfruttando il vernacolo, Sciascia ha raccontato come erano fatti i siciliani di allora, siciliani quasi uguali a quelli di adesso. La differenza dal sapere che tipo di siciliani ci sono ora, è che non abbiamo più Sciascia: ahimé, abbiam Camilleri.