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Iran, fermiamo l’esecuzione della “sposa bambina”

Una corte iraniana, al termine della revisione del caso, ha confermato la condanna a morte di Razieh Ebrahimi. Invitiamo le lettrici e i lettori a firmare l’appello di Amnesty International per impedire la sua esecuzione, per cui non è stata ancora fissata una data ma che potrebbe aver luogo da un giorno all’altro.

Razieh Ebrahimi, ora 21enne, è stata condannata a morte nel 2010 per aver ucciso il marito. All’epoca, aveva 17 anni ed era stata data in sposa quando ne aveva 14.

Nel corso degli interrogatori, Razieh avrebbe confessato di aver ucciso il marito durante il sonno, con un colpo di pistola alla testa, provata da tre anni di violenza fisica e psicologica. E’ stato suo padre stesso, che prima l’aveva obbligata a sposarsi, a consegnarla alla giustizia.

Secondo l’articolo 1041 del codice civile iraniano, l’età minima prevista dalla legge per il matrimonio di una ragazza è di 13 anni. Il padre o il nonno paterno possono dare legalmente in moglie ragazze di età persino inferiore a una persona di loro scelta, con il permesso del tribunale.

L’applicazione della pena di morte nei casi di minorenni all’epoca del reato è vietata dal diritto internazionale in base all’articolo 6(5) del Patto internazionale sui diritti civili e politici e alla Convenzione dei diritti dell’infanzia.

L’Iran è parte di entrambi i trattati e ha quindi sottoscritto l’impegno a non portare a termine alcuna esecuzione per crimini commessi da persone con meno di 18 anni.

 
 
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