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Yara morta per un rito legato ad un culto zodiacale?

La PM Letizia Ruggeri non esclude tra le piste possibili quella dell'omicidio rituale. In attesa del termine degli esami scientifici, una lettura dei culti e della mitologia legati ai segni zodiacali del Sagittario e dell'Ofiuco, alla ricerca di possibili indizi.

Chi sperava di avere notizie rassicuranti sullo stato dell'arte delle indagini, per catturare l'assassino o gli assassini di Yara, non può che essere rimasto deluso dalla conferenza stampa tenuta a Bergamo, il 15 marzo scorso, dal procuratore capo Massimo Meroni. Il magistrato ha manifestamente fatto intendere che le indagini sono in alto mare, inanellando una sfilza di “non so” (ben 23 ne ha contati la trasmissione Quarto Grado), tanto da indurre tutti a chiedersi per quale motivo sia stata convocata, a parte l'intento di mostrare un disegno che parodiava la metafora della riforma della giustizia varata dal governo Berlusconi.

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Il dott. Meroni ha dichiarato che al momento non si conosce nemmeno la dinamica della morte di Yara, aspetto rilevantissimo, senza il quale non è possibile fare nessun profiling del potenziale assassino o degli assassini. Nessuna interpretazione investigativa sul simbolo ritrovato sulla schiena della ragazzina, altro aspetto che consentirebbe di definire caratteristiche del, o degli, offender, anche se Meroni, in verità, ha ammesso di non averlo visto. L'unica notizia sulla quale la conferenza stampa ha aggiunto qualche elemento utile per congetturare sul movente della morte di Yara è che "nessuna delle lesioni riscontrate ha provocato la morte" anche se avrebbero concorso al decesso, che potrebbe essere stato causato anche dal freddo, dopo una lunga agonia. Rischia invece di rivelarsi un clamoroso boomerang il rilevamento di due tracce di DNA sui guanti della tredicenne, motivo per il quale sono in corso i prelievi dei tamponi di saliva tra i frequentatori abituali della palestra di Brembate di Sopra e tra “alcuni imprenditori” della zona.

L'ultima persona che avrebbe visto Yara, il papà di una sua amica, ha dichiarato di non averla vista indossare i guanti mentre usciva dalla palestra, in un orario immediatamente precedente le 18 e 44, quando ha inviato un SMS ad una sua amica. E' pertanto plausibile che anche al momento in cui ha inviato l'SMS la ragazzina non indossasse i guanti per digitare meglio sulla tastiera il messaggio. Ipotizzando che il rapimento sia avvenuto nei minuti immediatamente successivi, come dimostrerebbe la scomparsa del segnale del suo telefonino, potrebbe non averli indossati affatto. E' ancora dubbio inoltre se la scena del sequestro sia da collocare in via Morlotti, via Locatelli, oppure nello stesso parcheggio del centro sportivo. Allo stato attuale è impossibile saperlo.

Se non si sa con certezza se la ragazzina ha avuto il tempo di indossare i guanti, oppure no, il ritrovamento di tracce biologiche rischierebbe quindi di depistare le indagini e rilevarsi un ulteriore buco nell'acqua, visto che sarebbe stato isolato da un capo che si trova sulla parte del corpo che usiamo di più. 

Sarà necessario aspettare i risultati degli esami sugli abiti per verificare la compatibilità delle tracce, ove venissero trovate, perché al momento pare non sia stato trovato nulla, come dichiarato dalla PM Letizia Ruggeri in una conferenza stampa tenutasi ieri, polemizzando con quanto pubblicato sulla stampa a proposito del ritrovamento di una traccia di DNA sugli indumenti della ragazzina “è un'altra invenzione quella della traccia di Dna sulla felpa". Anche in relazione alla ricostruzione della dinamica dell'omicidio, vista nella sequenza percosse e dissanguamento in seguito ad un taglio alla gola, la PM ha detto che "non c'è, non esiste lo strangolamento. Non so da dove escano certi dettagli, anche il fatto che ci sarebbero segni sul collo della ragazza. Non ci sono e non abbiamo ancora certezze sulle cause della morte". Stupisce invece la certezza con la quale gli investigatori affermano che Yara è stata uccisa ed abbandonata sul campo di Chignolo d'Isola nelle ore immediatamente successive al sequestro.

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La Ruggeri, dopo essersi lamentata delle "troppe invenzioni giornalistiche negli ultimi giorni" ha precisato che "ci sono tre aree di infiltrazioni di sangue anomale al volto e al capo. Se si è trattato di pugni o di un corpo contundente è difficile dirlo. Comunque non ci sono riflessi di quei colpi sulle ossa del volto e del cranio". Si tratterebbero, questi segni quindi, conseguenza di colpi che potrebbero essere stati non mortali. La PM ha aggiunto poi che "E' un mistero l'assenza di una certa quantità di sangue sui vestiti di Yara (…) Ci sono solo alcune infiltrazioni di carattere putrefattivo sul terreno, che contengono anche sangue, probabilmente non derivato però dalle ferite con arma da taglio. E non è stata individuata nessuna scia di sangue sul terreno tale da pensare ad un trascinamento del corpo (…) Abbiamo davvero lavorato su tutto. Ogni ambiente possibile è stato battuto, dai cantieri della zona agli amici e alle persone più conosciute da Yara, fino a potenziali stupratori seriali. Il delitto a sfondo sessuale resta l'ipotesi prevalente, ma ad esempio si è presa davvero in considerazione anche la pista satanica".

 

L'ipotesi del delitto rituale

L'ultima settimana ha visto quindi procedere i media sulle più svariate piste lasciate ipotizzare dal modo in cui sono state condotte finora le indagini degli investigatori, dal possibile coinvolgimento dell'operaio marocchino Fikri, alla pista della vendetta mafiosa, dall'omicidio d'impeto a sfondo sessuale al delitto rituale. Tutto rimane ancora in piedi.

Riassumendo, quindi, non si saprebbe se la scena del crimine, quella in cui è stata rinvenuta Yara, sia stata la principale, oppure il luogo dove è stato semplicemente abbandonato il cadavere. Non sappiamo con certezza quando, come e dove è morta Yara, non avremmo, a meno che non sia una strategia degli inquirenti quella di non far trapelare nulla, dei riscontri sequenziali, di azione, di posizione, di appartenenza né di parametro, sufficienti per avere dei punti fermi.

Visto che la pista dell'omicidio rituale non è stata esclusa, proviamo allora a procedere con una nuova congettura, che sviluppa un ragionamento iniziato con un precedente articolo.


Ancora sulla X...

Uno degli elementi fondamentali, per ipotizzare un omicidio rituale, va ricercato negli eventuali simboli presenti sulla scena del crimine, sul corpo della vittima, inclusa la sua disposizione, la data della presunta morte, verificando correlazioni astrologiche, religiose (inclusi i culti neopagani), mitologiche, astronomiche, etc.

Come è noto, sul corpo di Yara, in corrispondenza della vita bassa, sulla schiena, sarebbe stato ritrovato un simbolo. Di questo simbolo non si sa nulla di preciso, varie fonti hanno mostrato una X con delle linee parallele che si intersecano sul centro, altre invece hanno mostrato una X che divide due linee parallele. Concentriamoci sulla X quindi, il comun denominatore tra queste descrizioni, e sulla data della scomparsa di Yara, immaginando possano avere una correlazione.

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Fermo restando qualsiasi altro possibile significato, come l'eventualità che abbia una spiegazione legata ai punteggi da attribuire nelle prove ginniche, così come mostrato dalla trasmissione "Chi l'ha visto", la X a forma di Crux decussata, o meglio Croce di Sant'Andrea, è in verità un simbolo antichissimo, che riproduce le ombre prodotte dalle albe e dai tramonti sostiziali, invernali ed estive. L'antichissimo simbolo della losanga, derivata dal disegno delle ombre, ovvero dall'angolo delle ombre solstiziali, il cui primo esemplare ritrovato risale a 70.000 anni fa, si ipotizza venisse utilizzato per mostrare l'ampiezza del movimento del sole sull'orizzonte attraverso le stagioni dell'anno.

L'esatto angolo della X, che varia a seconda della latitudine, è lo schema antico formato dalle ombre solari che creano due triangoli prospicienti agli apici.

Le losanghe erano in relazione al culto della Dea Madre, associata in molte culture anche al ciclo lunare e celebrata nei culti notturni, la Balaat-Gerbal dei fenici e la dea egiziana Ma'at, da cui sarebbero derivate anche i rituali che vengono attribuiti al re Salomone (שְׁלֹמֹה ) nel I° Tempio di Gerusalemme, e che vengono tramandati anche dalla massoneria ufficiale.

I triangoli gemelli sono stati usati per rappresentare la Dea Madre dal 5000 a.C. La X può anche essere letta come due V, simbolo dei genitali femminili, la cui rappresentazione grafica è usata dagli schizzi di Leonardo fino alle raffigurazioni popolari, visibili ad esempio nei bagni pubblici, ed stata simboleggiata recentemente anche da Dan Brown, nella forma del calice che "rappresenta tutto ciò che è femminile". Le V (i triangoli), messe una di fronte all'altra, con un vertice in comune, a forma di X rappresenterebbero simbolicamente le forme che si incrociano, associate all'aspetto primario del culto della Dea Madre: l'incrocio, l'abbraccio, che dà forma alla vita. 

 

Il XIII° segno, l'Ofiuco o il Serpentario

Come abbiamo già detto in precedenza, il 26 novembre, data del rapimento di Yara, cadeva nella prima decade del Sagittario astrologico, da non confondersi con quello astronomico. Il periodo coincide con il XIII° segno dello Zodiaco, l'Ofiuco, un segno il cui nome deriva dal greco ofioukos (Ὀφιοῦχος ), tradotto in latino anguitenens, ovvero “colui che tiene il serpente”.

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Com'è noto, lo Zodiaco è suddiviso in 12 segni, in ognuno dei quali il Sole rimane convenzionalmente per circa un mese, cioè per 30 giorni. Si tratta di una lunghezza convenzionale ed apparente, perché la lunghezza reale sull'eclittica delle costellazioni che danno nome ai segni, non corrisponde a quella dello Zodiaco. Per sempio il Toro è lungo 35 giorni, mentre lo Scorpione solo 7. L'eclittica taglia non 12 ma 13 costellazioni, perché tra Scorpione e Sagittario c'è il segno Ofiuco, il XIII°, il cui periodo astronomico va dal 30 novembre al 17 dicembre circa, al cui interno si verifica il novilunio del serpentario.

La distinzione tra astrologia ed astronomia, nell'osservazione dei segni, è necessaria per un aspetto sostanziale, in quanto i segni zodiacali non corrispondono alla posizione reale delle costellazioni del cielo. Il punto equinoziale infatti si è spostato, ed attualmente non si trova più nel segno dell'Ariete (in cui coincideva l'equinozio di primavera), ma nel segno dei Pesci. L'asse terrestre, per effetto della precessione degli equinozi, così come definita da Ipparco, si inclina ogni anno di 50''26 circa, salvo perturbazioni del moto terrestre (che possono essere causate anche da cataclismi), ovvero un grado ogni 72 anni, una rivoluzione completa ogni 25.920 anni circa. Se nel 60 a.C quindi l'equinozio di primavera cadeva nel segno dell'Ariete, nel 2100 dopo Cristo, cadrà nel segno dei Pesci.

Sorvolando sul noto significato catastrofico che la tradizione ebraico-cristiana, attribuisce alla precessione degli equinozi, che sarebbe semplicemente causata dall'effetto gravitazionale della Luna intorno all'asse terrestre, il computo del tempo basato sulla divisione dello Zodiaco deve quindi cambiare ogni 2160 anni. Nel passato la questione era nota già dall'antichità e questo computo veniva effettuato con ritardo, fin dal VIII secolo a.C., sotto il regno del re babilonese Nabossar, lo Zodiaco iniziava infatti con l'Ariete. Sappiamo inoltre che l'introduzione del calendario attuale è stato necessaria durante il periodo di papa Gregorio XIII°, nel 1582. Il calendario gregoriano fu introdotto con la bolla Inter Gravissimas, proprio per evitare il continuo spostarsi in avanti dei giorni e dei mesi rispetto al moto terrestre ed al calendario astronomico.

 

Il mito di Asclepio e Glauco rappresentato nell'Ofiuco

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Asclepio, secondo uno dei miti più diffusi in antica Grecia, era figlio del dio Apollo e Coronide, figlia del re tessalo Flegia. Apollo, avendo saputo che Coronide, ancora incinta di suo figlio, aveva ceduto all'amore di un mortale, Ischi, figlio di Elato, uccise la moglie infedele. Ma, mentre Coronide bruciava sulla pira funebre, Apollo, preso dal rimorso, con l'aiuto di Ermes, strappò dalle sue viscere il bimbo prima che le fiamme ne consumassero il corpo.

Il bambino, Asclepio, fu affidato al centauro Chirone, che lo educò alla medicina, alla chirurgia, ed allo studio dei farmaci, al punto che scoprì un rimedio per risuscitare i morti, tra questi riportò in vita Capaneo, Licurgo, Glauco (figlio di Minosse) e Ippolito (figlio di Teseo).

Ade, temendo che la sua scoperta potesse sconvolgere l'ordine dell'universo, lo fece folgorare da Zeus. Poi, pentitosi, lo fece risuscitare ponendo la sua immagine tra le stelle con un serpente tra le mani.

Il serpente è giustificato mitologicamente da un secondo mito. Mentre Asclepio stava cercando il modo di risuscitare Glauco, annegato in una giara di miele mentre inseguiva un topo, ad un tratto un serpente tentò di salire sul suo bastone. Dopo aver ucciso il serpente con lo stesso legno, giunse un altro serpente con in bocca un'erba che ripose sul capo del primo serpente, facendolo tornare in vita. Asclepio utilizzò la stessa erba per Glauco, che così ritornò in vita.

Il mito dei rettili sarebbe comunque più antico, grazie alle caratteristiche farmacologiche del proprio veleno che, usato in piccole dosi, ha proprietà terapeutiche. Il serpente anticamente era già consacrato al culto delle Dee Madri ed alla Luna, ed è simbolo della prevalenza della Luna rispetto al Sole durante il semestre invernale.

 

Il sagittario astrale e la sua simbologia nell'induismo

Il segno del Sagittario, che nello Zodiaco astrologico corrisponde all'incirca al periodo che va dal 21 novembre al 22 dicembre, secondo la mitologia più diffusa, si indentifica con Croto (Krotos), figlio di Pan e di Eufemia, la nutrice delle muse. Croto usava cacciare a cavallo nelle foreste, con un arco creato da sé. Zeus, accontentando la richiesta delle muse di rappresentarlo nel fimamento celeste, lo raffigurò con gambe di cavallo e coda di satiro, per ricordarne la bravura a cavallo ed il "diletto" che le muse provavano per lui.

Il segno astrologico del Sagittario, così come raffigurato nella mitologia greca, un arciere metà uomo e metà animale, compare in tutte le mappe del cielo delle popolazioni del pianeta, anche quelle precolombiane, sin dall'antichità, tranne in quella indiana, dove nel segno compare solo l'arco e la freccia. Il significato è legato al periodo invernale quando, dopo la stagione della semina, ci si dedicava alla caccia.

In Mesopotamia era raffigurato come un ippocentauro. In sumerico era chiamato PA.BIL.SAG..

Secondo una interpretazione ripresa da Sesti, Alfredo Cattabiani, nel suo testo "Planetario", lo considera originato da Ekidu, trasformato in costellazione con Gilgamesh (Orione), a causa della notorietà acquisita in seguito al vittorioso duello che i due amici ebbero con il Toro celeste. Il duello simbolizza la precessione equinoziale tra Ariete e Toro, avvenuta nel 2220 a.C. circa.

Il segno del Sagittario rappresentava l'arrivo del solstizio invernale, che attualmente avviene proprio all'interno del periodo del segno astronomico, al limite di quello astrologico.

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Il geroglifico della freccia rivolta verso l'alto indica la verticalità, la vittoria sulla pesantezza, la liberazione dalle condizioni terrene, il superamento delle condizioni normali.

In un antico testo induista, la Mundaka Upanishad, a proposito del Brahman, è scritto che “Esso è l'indistruttibile Brahman, è il respiro, la parola, l'intelletto. Esso è la verità, l'immortale. Sappi, o caro, che Esso è il bersaglio da colpire. Avendo preso per arco la grande arma costituita delle Upanishad, e avendola tirata con la mente che è giunta a comprendere la natura del Tat, s'incocchi la freccia acuita dalla meditazione. Sappi che questo eterno è il bersaglio da colpire, o caro”. La freccia è l'Atman ed indica il volo dell'uomo verso la trasformazione spirituale, grazie alla conoscenza, nell'esaltazione del Brahman, il bersaglio, la cui conoscenza libera dal ciclo delle nascite e delle morti. La sigla dell'Aum è l'arco.

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Nell'Upanishad le parole fondamentali Brahman ed Atman, indicano rispettivamente lo spirito universale ed il sè individuale. Atman indica anche lo spirito immortale di ogni creatura, inclusi gli alberi. L'impatto tra Brahman ed Atman può essere metaforicamente simboleggiato nell'impatto tra una goccia d'acqua e l'acqua.

Segno di unificazione e coesione, dell'integrazione, il Sagittario tende al trascendimento dell'io, all'ascesi, all'illuminazione dello spirito.

Alla base della sua natura la tendenza a superare i propri limiti, in un impeto di elevazione, di fuga ed ebbrezza grandiosa, superumana.

Nel calendario indiano ufficiale il mese che corrisponde al Sagittario astrologico è il Agrahayana, il nono mese, che comincia esattamente il 22 novembre e termina il 22 dicembre. Nella libro della "Gita" del Krishna il mese di Agrahayana è chiamato Margasirsha, ovvero "l'inizio del percorso". Questo mese, tradizionalmente era il primo mese dell'anno

Nel cap. 22 del libro di Khrishna è scritto che "Nella società vedica, le ragazze dai dieci ai quattordici anni rendono culto a Shiva o alla dea Durga al fine di ottenere un buon marito. Anche le ragazze non sposate di Vrindavana, ormai rapite dalla bellezza di Krishna, si erano impegnate nel culto della dea Durga fin dall'inizio della stagione di hemanta, che precede l'inverno. Il primo mese di questa stagione si chiama Agrahayana".

Durga ("colei che difficilmente si può avvicinare") è una forma terrifica e distruttiva di Devi, la Madre Divina, manifestazione femminile di dio, viene chiamata anche Prakriti o Maya, che riequilibra l'aspetto maschile dominante di Purusha, l'uomo cosmico.

Al Sagittario, secondo la tradizione astrologica "occidentale", spettano il sistema nervoso e l'osso sacro, le cosce, i glutei, il bacino ed il femore.

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