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Viva la libertà: un grande film tra politica e cultura

Recentemente ho avuto modo di vedere di nuovo il film Viva la libertà uscito in dvd: è sempre un piacere osservare la competenza del regista Roberto Andò e la bravura del protagonista, un grande Toni Servillo. Il film è ambientato nel mondo politico, e presenta varie sfaccettature oggi più che mai attuali, sfaccettature che la trama molto accurata riesce a porre ben in evidenza. In questo articolo intendo soffermarmi su alcuni punti per me di notevole interesse.

Innanzitutto affronto un argomento base per la credibilità dei politici, ovvero la retorica dei discorsi, spesso ridotti a vuote formule di captatio benevolentiae, che tradiscono la fiducia degli ascoltatori, mentre la realtà dovrebbe portare ad essere sommamente persuasivi. La retorica, fin dalla sua origine di arte del ben parlare, ha percorso varie vie che mettessero in evidenza quanto fosse importante la comunicazione delle proprie idee.

E ciò tenendo conto che alla base di ogni discorso deve esservi un ethos comune, con valori che possano essere condivisi, per un progetto da realizzare concretamente e che soddisfi chi propone e chi ne usufruisce. Oggi, come ben evidenzia il film Viva la libertà, la retorica, soprattutto in campo politico, viene vista e vissuta quale arte del discorso artificioso, spesso costruita su regole fittizie. Ci si può ricollegare al proposito alla retorica dei Sofisti che nel V secolo a.C. attuavano una tecnica di persuasività tale da poter convincere di ogni cosa, esulando dall’argomento trattato, bensì comunicando credenze lontane da una valutazione di quanto fosse giusto o ingiusto, anzi riuscendo talvolta a dimostrare come non esistesse una sola verità, ma come una cosa ed insieme il suo contrario potessero essere vere nello stesso tempo.

E tanti discorsi purtroppo sono così anche oggi, basta considerare ad esempio i commenti che girano dopo le elezioni in campo politico. Tra coloro che hanno reso grande l’oratoria non possiamo dimenticare due eminenti personaggi: Cicerone e Quintiliano, che riprendono spunti dalla retorica classica portandola ai massimi livelli. Per Cicerone l’oratoria deve dare uno spunto di utilità e nobiltà al parlare che assume così un ruolo civile e politico. Quintiliano stabilisce cosa significhi effettivamente essere un buon oratore e poter trasmettere le proprie idee.

C’ è poi da tener conto del modo in cui entrambi questi grandi siano riusciti a creare uno stretto contatto tra retorica e cultura, motivo questo ben presente nel film Viva la libertà. Infatti il gemello Ernani, che sostituisce il fratello Enrico Olivieri, quando questi fugge via dal proprio ruolo per riflettere e ritrovare se stesso, riesce a proporre un modello di attività politica basato sulla cultura, stabilendo un’intesa e una comunicabilità con la gente che lo rende popolare al massimo. Addirittura in un suo discorso Ernani cita una poesia di Brecht, “A chi esita”, che risveglia in lui e negli uditori il vero senso ed il vero significato della passione da porre in qualunque cosa si faccia.

Ne cito un passo: “Ascolta sto parlando proprio a te: tu dici per noi va male, il buio cresce, le forze scemano. Dopo che si è lavorato per tanti anni noi siamo ora in una condizione più difficile di quando si era cominciato. E il nemico ci sta innanzi più potente che mai, sembra gli siano cresciute le forze, ha preso un’apparenza invincibile e noi abbiamo commesso degli errori, non si può negarlo.”

Ecco allora che il dialogo può riprendere proprio laddove era stato interrotto dal fratello. Il cuore di un discorso persuasivo è basato sulla realtà della quale si vuol dire: si devono si comunicare le proprie idee ma si deve anche effettuare concretamente quanto è stato proposto: bisogna dare vita a soluzioni possibili e che non rimangano solo vuote parole o ideali. È l’impegno quello che conta nel rendere credibile l’agire dei politici: oggi più che mai il dibattito è aperto, ma un film come Viva la libertà offre innumerevoli possibilità di lettura.

 

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