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Viola: l’inizio della fine della società dello spettacolo

"Viola" è il libro di Federico Mello che racconta la protesta del 5 dicembre 2009 dei giovani italiani in occasione del "No B. Day" di Roma (www.alibertieditore.it, 2010).

Viola: l'inizio della fine della società dello spettacolo

Nella prefazione di Marco Travaglio e nella presentazione di Luca Telese emergono molte note positive su “questa generazione di ragazzi che smentisce tutti i luoghi comuni sulla gioventù apatica, abulica, ameboide, disimpegnata e menefreghista” (p. 7).

L’onda viola ha riempito un vuoto civile e politico rimanendo apartitica, e non è quindi un fenomeno da sottovalutare: “Nel mondo non s’era mai vista una simile folla di persone convocata attraverso la rete. È l’ingresso ufficiale della politica nell’epoca di internet… È una rivoluzione… Allegra e vincente: nelle cifre, nei modi, nei linguaggi, nei volti, spesso di giovanissimi. Non era accaduto a Londra, a Parigi, a Berlino, in nazioni dove l’uso della rete è assai più diffuso che in Italia. Neppure negli Stati Uniti, dove da anni esiste MoveOn, il movimento online che ha creato il fenomeno di Obama” (Curzio Maltese, p. 253).

Federico Mello è il giornalista che si è reso conto per primo che qualcosa di molto importante e significativo stava maturando nel Web. Quindi la nascita dal basso di questo movimento di protesta è una realtà inoppugnabile, e tra i promotori dell’iniziativa c’è Gianfranco Mascia, uno dei primi oppositori di Berlusconi (già dal 1993; www.gianfrancomascia.it). Indubbiamente il risveglio delle coscienze è stato possibile grazie alle innumerevoli comunicazioni degli organi di informazione partecipativa come AgoraVox Italia, che hanno spronato i giovani a reagire. Poi c’è da segnalare la misteriosa figura di San Precario. Dietro la maschera del Web potrebbe apparire chiunque: addirittura un sindacalista o un politico locale trombato (nel frattempo l’invisibilità gli può garantire l’incolumità).

Comunque durante le interazioni su Facebook e gli scambi internettiani, si arriva alla conclusione che “il colore viola potrebbe essere un buon veicolo per manifestare il dissenso contro la società dello spettacolo… non c’è niente che faccia più terrore negli studi televisivi di un fazzoletto viola” (p. 196). Invece per quanto riguarda gli aspetti economici e organizzativi si può dire questo: i pullman, che sono andati "al No B. Day dal resto d’Italia sono stati circa 600. Di questi 148 erano quelli di Rifondazione, e 50 dell’Italia dei valori. Tutti gli altri erano” quelli del popolo Viola (Alessandro Tuffu). Inoltre il palco è stato pagato dall’Italia dei Valori (per una spesa finale di centomila euro) mentre i due partiti hanno organizzato e finanziato i loro pullman. Tutto il resto lo hanno deciso i viola. Anche chi è salito sul palco a parlare.

La frase più citata nei comunicati, nei volantini e negli striscioni è di Sandro Pertini: “La politica va fatta con le mani pulite”. La prima persona che ha riportato in vita le parole di Pertini è stato collaboratore di una libreria veneta che ha affermato: “Pertini era più vicino ai cittadini, ai loro sentimenti, a quello che pensavano. Napolitano mi sembra più vicino alla casta. Finora ha firmato tutto quello che doveva firmare” (Alberto, YouTube). Perciò non resta che condividere l’opinione di Giorgio Bocca: “L’unica bella notizia degli ultimi anni è il popolo viola… Se si ribellano i ragazzi, non tutto è perduto”. Hanno dimostrato di esserci e di voler essere rappresentati, ma forse manca ancora la produzione di idee concrete e rappresentative.

Dunque è emersa la necessità di una realtà politica in grado di rappresentare gli interessi dei più giovani e i risultati del movimento di Beppe Grillo alle ultime elezioni regionali dimostrano che la prima risposta dei cittadini è stata molto significativa (il seme della Terza Repubblica è già germogliato). Del resto oltre all’emergenza del lavoro precario o che manca, c’è anche quella della pensione: la riforma Dini ha salvato i conti dell’Italia a spese dei più giovani, per cui “per tutta la vita le nuove generazioni di precari dovranno sborsare fior di quattrini per pagare pensioni che non vedranno mai” (p. 192).


P. S. A tutti gli studenti segnalo un sito creato da ragazzi molto creativi (anzi, fuori di testa): www.scuolazoo.com

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