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“Vieni via con me”, Saviano in tour per librerie

Alla Feltrinelli di Milano, prima presentazione ufficiale per il nuovo libro dello scrittore, tratto dai monologhi della trasmissione condotta lo scorso autunno insieme a Fazio. Dietro l’eccezionale popolarità e gli applausi, le ragioni di un successo personale nato dalla capacità di raccontare in modo diverso un’attualità dura, scomoda; un racconto coraggioso che molti sentono ormai di condividere.

Ancora non è il nuovo “Gomorra”, quello che tutti aspettano e che prima o poi di sicuro arriverà. Ma era comunque molto atteso, questo piccolo volume che si intitola “Vieni via con me”, come l’ormai famoso programma di Rai 3. Prima collaborazione dello scrittore con la casa editrice Feltrinelli: fresco di uscita, il libro è stato presentato l’altra sera a Milano, alla libreria di piazza Piemonte. L’incontro con l’autore - intervistato da Daria Bignardi - offre molti spunti di riflessione: riflessione critica, voglia di comprendere e approfondire che rendono inevitabile, perché no, anche una domanda. Com’è che tanta gente (centinaia di persone) è attratta da una presentazione in libreria, una sera di marzo piovosa e fredda come dicembre? Perché un pubblico senza età attende due ore in fila per ascoltare un ragazzo di trent’anni applaudito come una star?

Quando Saviano inizia a parlare ti levi ogni eventuale dubbio che si tratti di un personaggio “finto”, costruito dai media. Sono la fluidità e la limpidezza degli argomenti, a colpire, l’intensità di una narrazione che, senza cadere mai nel banale, comunica la conoscenza profonda di una realtà e di un punto di vista forte sulla possibilità, la speranza di cambiarla. Si racconta di camorra, nelle pagine del libro, e poi di rifiuti, cemento, voto di scambio e macchina del fango; ma ci sono anche storie di “resistenza al dolore”, come quella di Mina e Piero Welby. Tutte storie vere. Saviano è nato per raccontare, per spiegare la vita attraverso i fatti, gli avvenimenti: sta tutto qui, il senso, i luoghi, gli individui. Se sai, hai visto, hai sentito o hai letto e studiato, allora perché non raccontare? Come scrive Sartre, “Dire è già fare”.

Ma torniamo per un attimo a questo pubblico, numerosissimo, che ha voglia di approfondire, si apre a nuovi dubbi e via via si abitua a non accontentarsi di spiegazioni sommarie. In Saviano ciascuno sembra riconoscere una forza che vorrebbe possedere in prima persona, quella di resistere e di servirsi delle parole per cambiare il mondo: contro il luogo comune per cui niente vale la pena perché tutti sono uguali e quindi “la stessa schifezza”. Invece no, non tutti sono uguali: contro l’indifferenza è un esercizio di coinvolgimento quotidiano.

Dura quasi due ore, la conversazione, pochi fortunati seduti e tutti gli altri in piedi, distribuiti a raggera sui tre piani della Feltrinelli. La conduttrice de “Le invasioni barbariche” è stata testimone degli esordi del giovane scrittore, quando ad ascoltarlo ci andavano in dieci. Ora una libreria non basta. In mezzo alla gente, tanta gente, Saviano si trova a proprio agio, e nella solitudine della sua vita sotto scorta questo mini tour in giro per l’Italia – con date a sorpresa per motivi di sicurezza – è una boccata di ossigeno, ha il sapore di una ritrovata libertà. La Bignardi ricorda anche una delle prime apparizioni di Saviano in tv, proprio a una trasmissione da lei condotta: un’intensa lettura di “Gomorra”, pochi minuti che arrivarono a molti.

E’ un ragazzo ambizioso, Roberto, e non fa fatica ad ammetterlo; ride, raccontando di quando, anni fa, dopo avere letto “Io non ho paura” aveva invidiato tanto Ammaniti per la sua capacità di scrivere… Nell’ambizione, umana, c’è spazio però per il resto del mondo, per una speranza di cambiamento che riguarda tutti; e per l’empatia che fa vivere le vicende d’altri come proprie. Ed eccola, allora, la forza della scrittura, missione e ossessione, contro il silenzio; un’esperienza in cui è possibile coinvolgere una cerchia sempre più ampia di lettori, o ascoltatori. Una dimostrazione è stata il successo di “Vieni via con me” che, bollato dai dirigenti Rai come programma per pochi, è arrivato invece a milioni di telespettatori, anche giovanissimi. Perché proponendo un’informazione di qualità, si insegna anche a fare distinzioni; distinguere, per esempio, tra un’inchiesta giornalistica che crea posizioni critiche e il meccanismo di delegittimazione, unidirezionale, della macchina del fango. Parla anche un po’ della sua vita, Saviano, spezzata in due tra un prima e un dopo, “prima” e “dopo” “Gomorra”; gli affetti sacrificati, le molte cose di cui ha scoperto l’importanza solo ora; la casa ai Quartieri Spagnoli dove vorrebbe tanto ritornare, la famiglia lontana; i lunghi spostamenti in auto tra un luogo e l’altro, perdendosi la bellezza dei tragitti, dei percorsi intermedi. Come nelle puntate di “Vieni via con me”, la serata si conclude con un elenco: sì, perché l’elenco è un modo semplice, chiaro e pulito - inequivocabile - per fare ordine ed esprimere in modo soggettivo ciò che ha valore. Quali sono le dieci cose per cui vale la pena vivere? Sul sito www.vieniviaconme.feltrinelli.it ognuno potrà mandare la sua personale risposta.

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