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Viaggi, incontri, nuove esperienze e altre cose che non dovresti mai fare. Più tutto quello che la Lonely Planet non vuole farti sapere

È inutile che ti sbatti per combattere la parte pigra, cicciona e ignorante che è in te, tanto ci hai provato un sacco di volte e non c'è niente da fare. L'unica soluzione è ignorarli quei caxo di sensi di colpa, perché sono loro il vero problema, mica tu e la tua voglia di Bounty mentre guardi Pomeriggio Cinque.

Quindi rilassati, non fare sport, non uscire, non viaggiare, non leggere: quelle sono tutte cose da intellettualoidi che ti allontanano dal vero senso della nostra esistenza, che è sicuramente quello di vivere con il minor sforzo possibile. Perciò diamoci anche un taglio con queste fandonie sull'allargare i propri orizzonti e ricercare la felicità: evitale come un libro di Dostoyevsky alle due del pomeriggio. Anche perché a quell'ora c'è Dragon Ball ed è la puntata in cui Goku fa a botte con Freezer sul pianeta Namecc che sta per esplodere.

Non puoi perdertela per nulla al mondo. Freezer: "Il pianeta non è esploso, questo è vero. Ma il nucleo interno è irrimediabilmente compromesso. Immagino che tu sappia cosa significa: hai pochissimo tempo. Ciao bello mio, fra non molto il pianeta Namecc, con tutto quello che vi si trova sopra compreso te, sarà ridotto in polvere". Goku: "Non ti lascerò vincere questa partita. Non hai scampo!". Perciò ammazzati Fyodor. Torna quando sarai un super Sayan di terzo livello.

E se non sei d'accordo, allora vaglielo a spiegare tu ai Maya, agli Incas, agli Aztechi, che ancora si ricordano il giorno in cui Cristoforo Colombo se n'è andato via di casa dicendo "Mamma io parto, ho voglia di girare il mondo", ma invece di andare a fare il cameriere in Australia ha causato inconsapevolmente un'ondata di morte e distruzione per un intero continente. Ma se le sorti delle mamme e dei sudamericani non ti stanno a cuore, forse proverai un po' di pena almeno per gli indigeni di certe isole del pacifico che, dopo aver conosciuto i soliti simpatici colonizzatori bianchi con tanta voglia di viaggiare, sono diventati loro malgrado materiale di studi antropologici per via di certi nuovi rituali pseudo-religiosi: i cosiddetti cargo cults.

Questi indigeni, sempre intenti a procacciarsi il cibo alla vecchia maniera per mettere insieme due ridicole zuppette monocromatiche al giorno, avevano notato che, nonostante i bianchi invasori del caxo non facessero mai nulla di produttivo, ricevevano puntualmente grossi carichi di cibo provenienti dal mare aperto (i cargo, appunto). I bianchi stavano lì a leggere e scrivere, ogni tanto marciavano o parlavano col walkie talkie e bam! Cibo caldo e in abbondanza che neanche in un barbecue di texani obesi che festeggiano l'invasione di qualche nuovo paese medio-orientale. "Certo che il loro Dio è molto più figo del nostro", hanno pensato gli isolani. ''Preghiamo come pregano loro e qualche purè di patate arriverà pure a noi". E così, poco tempo dopo gli indigeni hanno iniziato a marciare come fossero soldati, a usare bastoncini come fossero penne e a muovere le labbra mentre tenevano un tronchetto di legno vicino all'orecchio. Si erano messi perfino a costruire enormi totem a forma di aeroplani, ma dei cargo manco l'ombra.

E tu ridi e pensi "Ma guarda questi indigeni, sono proprio dei babbi. HAHA. Coglioni!", ma non ti rendi conto che alla fin fine, sotto sotto, piano piano siamo diventati tutti degli indigeni babbi. Facciamo cargo cult ogni volta che canticchiamo canzoni inglesi di cui non conosciamo il testo; ogni volta che usiamo parole tipo location, meeting o WTF; ogni volta che ci vestiamo come nelle pubblicità e andiamo a mangiare ai fast food.

Solo che il cargo per cui noi preghiamo non è più il purè di patate, ma una misera fetta della grande torta a forma di $: il denaro, i soldi, gli schei, i dindi, le piotte, e sord, o più semplicemente il cash che ci serve per andare al ristorante ad ordinare l'aragosta da 115 euro abbinata ad un ottimo vino medioevale, per poi guardare schifati l'indigeno puzzone dell'isola di Vanuatu che ci fissa affamato e dirgli "Cazzo guardi, pezzente. Ne vuoi un po'? Torna quando sarai un super Sayan di terzo livello".

Ma almeno l'indigeno, nella sua coglionaggine, imitava con uno scopo ben preciso. Noi invece lo facciamo così tanto per, perché siamo tanti piccoli burattini capaci solo di sognare di rimanere appesi ai fili il più a lungo possibile, e anche quando ce ne andiamo via per il weekend o per sei mesi, per scappare dalla routine e dallo stress, continuiamo come se niente fosse a scimmiottare la mentalità dei colonialisti di una volta. Ci chiudiamo in gruppetti ed evitiamo il contatto con tutti gli altri, facciamo foto ai castelli dei ricchi e mangiamo come se ricchi lo fossimo veramente, perpetuando l'ingloriosa tradizione delle tragedie culturali ma in forma più subdola: quella dei viaggi guidati, organizzati e pronti a portarti a destinazione, come se la vacanza fosse tutta un lungo tragitto in treno che ti riporta esattamente nel luogo da cui sei partito.

Non scendere, resta seduto e osserva il panorama. Perché le Lonely Planet non ti diranno mai che in realtà le migliori guide del mondo sono gli abitanti del posto, i sette miliardi di indigeni tutti da consultare gratis e anche molto più difficili da dimenticare in valigia. Non costa nulla andare da uno di loro in un baretto di Dublino e raccontargli quella dell'inglese, lo scozzese e l'irlandese con le mosche nella birra. Potrebbe persino funzionare meglio della tua solita frase per conoscere gente "Ciao, lo guardi Dragon Ball?". E poi, che sarà mai un rutto in faccia: in Irlanda è come un abbraccio a distanza.

Il fatto è che ridere insieme, anche se per poco, rompe più ghiaccio del barista a cui hai appena chiesto quattro mojiti e sa unire più persone che un trenino a casa di Maurizio Costanzo. La risata non è un cargo: non arriva da nessuna parte perché è innata, non dipende dal paese in cui sei nato e se la possono permettere tutti. Dire una battuta in spagnolo in Cile dimostra più interesse, apertura mentale e buon umore che gracias, de nada, qué hora es e cuanto cuésta esta langosta? 115 euro? Muy bien! Ma anche questo, le Lonely Planet ce lo tengono nascosto e continuano a guidarci verso pessimi baretti.

Ma se per una volta scendessimo tutti dal treno, ci renderemmo conto che in viaggio, come nelle relazioni, la destinazione è la fine di un grande salto nel vuoto e l'unica cosa che conta è avere un kit da viaggio della Madonna. Perciò con lo spazzolino, gli auricolari e i Bounty infilaci pure una battutaccia, che non si sa mai.

XD

 

Foto: Wikimedia

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