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Vendola e le "adozioni gay": Tanto rumore per nulla

INTERVISTATORE: "Sei favorevole alle adozioni per i gay"?

NICHI VENDOLA: "Sono favorevole alle adozioni per i single".
Questa risposta di Nichi Vendola a Enrico Lucci delle Iene ha scatenato un polverone nell’area "blogger vicini al mondo lgbt" in area PD ma non solo. Prima Ivan Scalfarotto: "Se il rinnovamento che la sinistra offre all’Italia è il Nichi Vendola che nega a lesbiche e gay italiani quei diritti che sarebbero riconosciuti loro in larghe parti dell’Europa, anche mediterranea, allora siamo davvero nei guai". Poi la brava Cristiana Alicata, secondo la quale "anche Vendola cade nel tranello catto-pietista secondo cui bisogna negarsi diritti per far contento qualcuno. (...) Un gay contrario (...) alle adozioni non è credibile. Purtroppo". Poi, a rimorchio, molti altri sparsi per la rete. Eppure Vendola non ha detto niente di tutto ciò. Anzi
L'idea di Vendola è infatti ancora più radicale: la categoria dei "single", cioè di coloro che sono tali di fronte allo stato non essendo uniti nel vincolo del matrimonio, comprende infatti a pieno titolo i gay. Ed insieme a loro migliaia persone che hanno diritto - secondo Vendola - a poter adottare un bambino, a patto naturalmente di dimostrare determinati requisiti (gli stessi cui devono sottostare le coppie, per esempio), senza dover dichiarare, certificare, sottoscrivere e far schedare il loro orientamento sessuale. 
 
Il discorso di Vendola è molto più radicale e molto più libertario di quanto i vari Scalfarotto possano evidentemente comprendere se non altro perché libera le persone dall'obbligo di dover certificare il proprio orientamento di genere e di dovere sottostare a istituzioni (il "matrimonio") in cui parte del mondo gay, come parte del mondo eterosessuale, può non volersi riconoscere.
 
Il valore aggiunto della visione di Vendola, quindi, sta nel non limitare il discorso all'ampliamento dei "diritti degli omosessuali" riconfigurando la questione in termini di diritti alle persone ed uscendo dalla logica lobbystica che contraddistingue molta militanza omosessuale contemporanea. Forse questa cosa può non piacere agli autoproclamati leader dell'inesistente corporazione lgbt; ma sicuramente non può che piacere a chi crede nell'estensione dei diritti civili e nel superamento dei recinti.

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