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 Home page > Attualità > Politica > Vedute Marziane: le querele di Berlusconi

Vedute Marziane: le querele di Berlusconi

L’articolo di oggi è uno di quelli che dà soddisfazione. Di quelli che ci ricordano che non è possibile ingoiare qualsiasi rospo ci venga servito da Berlusconi & Co. Che il monopolio televisivo, i rapporti con la mafia, la censura, non sono cose normali, anche se ne siamo assuefatti. L’articolo è di Rachel Donadio, corrispondente del New York Times; è lungo, molto. Ma ne vale la pena...

http://www.nytimes.com/

«Il primo ministro Silvio Berlusconi governa con una maggioranza solida, controlla la Rai, l’emittente di stato, e possiede il più grande network di televisioni private della nazione.

Quindi perchè, con tutti questi mezzi a disposizione, il primo ministro continua a rispondere alle critiche dei giornalisti, non in televisione o sulla stampa, ma nei tribunali?

Negli ultimi anni, Berlusconi ha fatto causa alla rivista The Economist per aver scritto che non era adatto a governare l’Italia, e al il giornalista britannico David Lane per il suo libro del 2004 "L’ombra di Berlusconi", che esplora le origini della sua fortuna e fa notare che alcuni dei suoi collaboratori sono stati indagati per rapporti con la mafia. Berlusconi ha perso queste cause ma in un caso è ricorso in appello, nell’altro ha ancora la possibilità di farlo.

Adesso, ha messo gli occhi su Alexander Stille, il più conosciuto tra i giornalisti americani esperti d’Italia e uno dei più critici verso il primo ministro. Un giudice del tribunale di Milano doveva pronunciarsi martedì scorso su un caso di diffamazione avanzato contro Alexander Stille da uno stretto collaboratore di Berlusconi. Ma il giudice ha deciso di spostare la decisione a metà gennaio, assecondando la richiesta fatta dagli avvocati della parte lesa.

Berlusoni non è il solo che fa causa ai giornalisti. Nel 1999, Massimo d’Alema, ex comunista che è stato primo ministro in un governo di centro sinistra, ha fatto causa a un vignettista politico.

Ma quando la parte lesa è Silvio Berlusconi, la situazione assume inevitabilmente altre dimensioni.

"La differenza sta nel fatto che lui è il politico più potente e l’uomo più ricco del paese", ha detto David Lane. "Lui controlla i mezzi di comunicazione. Sta governando da una posizione di forza assoluta".

Infatti, molti vedono la sua squadra di avvocati come un più minaccioso modello attraverso il quale Berlusconi cerca di intimidire la stampa, anche se lui afferma spesso che le imprese mediatiche che lui controlla sono in realtà fuori dal suo controllo.



Nel 2002, Berlusconi ha criticato tre opinionisti di sinistra della Rai, Michele Santoro, Enzo Biagi e Daniele Luttazzi, i cui programmi furono cancellati subito dopo. Oggi Sabina Guzzanti, la risposta italiana a Tina Fey (attrice e comica televisiva americana, imitatrice di Sarah Palin durante la sua ultima campagna ndr), Beppe Grillo, comico dallo stile provocatorio alla Micheal Moore, non hanno nessuno spazio in televisione, nonostante la loro popolarità.

Nella causa contro Alexander Stille, Fedele Confalonieri, capo di mediaset, ha contestato molti passaggi del libro di Stille del 2006, "Il sacco di Roma". Confalonieri contesta a Stille di aver scritto che nel 1993 è stato indagato per finanziamento illecito al partito socialista. Inoltre, dice che sono false le affermazioni di Stille, secondo cui Berlusconi "ha fuso totalmente le sue attività con la sua vita privata".

Un avvocato di Confalonieri, Vittorio Virga, ha detto che altri giornalisti sono riusciti a evitare le cause pubblicando articoli dove ritrattavano le loro affermazioni, dicendo che considerano Confalonieri un "brava persona". "Una stretta di mano e arrivderci", ha detto Virga.

Invece Alexander Stille, professore di giornalismo alla Columbia University e autore di molti accurati libri sull’Italia, ha detto che "essere chiamato a processo per aver scritto i fatti, è un’esperienza Kafkiana". "Se sono davvero interessati ad accertare la verità, possono farlo in molti altri modi più semplici".

Secondo l’avvocato di Berlusconi, Niccolò Ghedini, i giornali non puniscono mai i giornalisti che sbagliano, quindi i personaggi pubblici devono difendersi in tribunale. Per Stille e molti altri giornalisti, però, il punto non è vincere una causa, quanto piuttosto intimidire i giornalisti e gli organi d’informazione con la prospettiva di un lungo e dispendioso processo nel caso in cui scrivano qualcosa di scomodo. "Portarne a processo 1 per modificare il comportamento di altri 100", ha aggiunto Stille.

Un sistema che sembra dare i suoi frutti.

David Lane, dell’Economist, ha detto che sta pensando di eliminare ogni riferimento a Berlusconi nell’edizione italiana (non quella inglese) del suo nuovo libro sulla mafia. "Sono troppo stanco di spendere i miei soldi"».

Leggi l’articolo originale

Gli altri articoli di Rachel Donadio

Alexander Stille suwikipedia, sui blog, inlibreria

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