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Uomo e Natura

La Natura non è politicamente corretta: di questo dovrebbero ricordarsi tutti i veri scienziati occidentali e questo sembra il messaggio del libro di Emanuele Coco (biologo e storico della scienza). Infatti nell’originale libro “Egoisti, malvagi e generosi. Storia naturale dell’altruismo” (www.brunomondadori.com 2008), si racconta la storia delle teorie evoluzionistiche attraverso la narrazione parallela delle parti di alcune delle tragedie di William Shakespeare.

Quindi in realtà è un’opera specialistica che può interessare anche il cittadino curioso, anche se il suo lettore tipo dovrebbe essere lo studente o l’appassionato di biologia e delle scienze limitrofe come la medicina (che dovrebbe smetterla di basare le sue pratiche sull’individuo medio per concentrarsi sulle differenze individuali).

Siccome non è facile affrontare la complessità degli argomenti in una recensione, mi limiterò a riportare i passaggi finali più significativi, partendo da questo: “Appare a mio avviso piuttosto chiaro… che i bersagli della selezione non sono gli individui o i gruppi, né tanto meno i geni o le specie prese separatamente. La selezione agisce simultaneamente su tutto ciò che incontra, così come ogni organismo si avvale di tutto ciò di cui dispone – geni, forma fisica, comportamento, compagni di cordata e cultura – per saltare il fosso dentro cui si rischia di finire. La vita, in tal senso, è una continua fuga dalla morte” (Coco). Poi pensiamo che l’intero patrimonio genetico umano ammonta a circa 23.000 geni. “Se si considera che l’organismo umano conta circa 700.000 proteine diverse, ne consegue che la regola secondo cui a un gene corrisponde un carattere deve essere falsa” (Coco). C’è poi da prendere in esame un altro fatto: “un problema dei modelli in biologia è quello della Multiversità degli esseri viventi, del fatto cioè che l’uso di modelli matematici diversi per studiare uno stesso processo può mantenere in luce aspetti e comportamenti diversi (Marcello Buiatti, Edizioni Quattro Venti, Urbino, 1998).

Inoltre la metafora del DNA come testo scritto può essere fuorviante: nel libro “L’evoluzione in quattro dimensioni” (Jablonka e Marion Lamb, UTET, 2007), vengono riportati numerosi studi che distinguono un’evoluzione genetica, una comportamentale, una culturale e una epigenetica (es. il pattern di metilazione chimica del gene si esprime differentemente a seconda dell’ambiente). Ricordiamo che l’informazione contenuta nel DNA non è impermeabile ai segnali provenienti dall’ambiente: ci sono “geni interruttori”, che non agiscono sempre e non agiscono da soli. Poi non è sempre vero che l’informazione viaggia dal DNA verso le proteine e non viceversa: oggi si è in grado di dimostrare che una non indifferente quantità d’informazione può viaggiare in direzione inversa e indurre variazioni nel DNA che verranno poi ereditate dalla prole (effetto Lamark).

E parlando del sistema nervoso umano si può tranquillamente dire che “il DNA non contiene l’esatto disegno di come sarà fatto il cervello del nascituro, ma un generico bozzetto di come dev’essere fatto un cervello tipo. Ciò lascia aperto un grosso margine di indeterminismo” (Coco).

Si può perciò affermare che “se una grande teoria è una teoria che esprime in lingua matematica il funzionamento della natura, la biologia non ha alcuna grande teoria” (Anne Fagot-Largeault). Forse “la grande teoria delle scienze della vita è di non avere una grande teoria, ma soltanto pezzi ad incastro che – di caso in caso – vanno allineati avvalendosi di regole su cui si tenta ancora di fare chiarezza” (Coco).

E’ quindi “tempo che l’uomo raccolga il peso della propria libertà (psichica, emotiva e psicoanalitica) e si liberi dalla convinzione di dover imitare la natura per poter fare cose “giuste”: potrà così risparmiarsi la fatica di cercare tortuose strade teoriche con cui ricondurre le spensierate leggi biologiche a una misura “umana”; potrà al contempo godersi il proprio agire innaturale (e a lui più “appropriato” di quello prodotto dalla sua evoluzione biologica); e soprattutto potrà finalmente contemplare – con rasserenata ammirazione – la meravigliosa macchina di equilibri e strategie che la selezione naturale (o un dio certamente creativo) ha disposto con una maestria artigianale tra aria e mare su questa scheggia di universo” (Coco). 

Comunque devono ammettere che ho apprezzato l’obiettività, la limpidezza e la “naturalezza” delle riflessioni di Emanuele Coco e quindi riporterò anche alcune sue citazioni letterarie: “La paura è tutto, e l’amore nulla” (W. Shakespeare, Macbeth); “Quando una cosa non torna più è segno che stiamo per scoprirne una nuova” (Niels Bohr); Il fine della poesia è uno solo: metterci nello stato poetico (Edgar Morin); Senza le bugie la vita sociale sarebbe impossibile (Oscar Wilde); “Voi siete di quelli che rifiuterebbero di servire Iddio se gielo comandasse il diavolo!” (W. Shakespeare, Otello); “Il più ricco tra gli uomini è l’economo” (Chamfort); “Non date alla natura più del minimo che alla natura occorre, e la vita dell’uomo varrà tutt’al più quanto quella della bestia.” (W. Shakespeare, Re Lear); Non esiste una cosa in sé, esistono molteplici cose in sé (Wilhelm Szilasi, filosofo ungherese).

E concludo dicendo questo: leggere libri è la migliore delle occupazioni se non c’è qualcuno con cui parlare di libri e “gli effetti di un atto di altruismo reale non andranno mai persi” (W.D. Hamilton).

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