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Unità: attesa per metà febbraio la nuova (e doppia) versione in formato tabloid

Lo sciopero di metà dicembre da parte dei giornalisti turbati dalla mancanza di sostegno dai piani alti (imbarazzanti le dichiarazioni dell’editore Renato Soru) ha forse velocizzato le operazioni all’Unità, in stallo dallo scorso autunno. Il direttore Claudio Sardo aveva annunciato un corposo restyling del quotidiano fondato da Antonio Gramsci, ma neppure a fine anno abbiamo avuto traccia del piano di rilancio della testata. Ora però sembra che qualcosa si stia muovendo seriamente. E’ infatti atteso per metà febbraio il tanto auspicato cambio di formato dell’Unità, una delle condizioni espresse dal direttore Sardo ai tempi dell’approdo al giornale, ai tempi diretto da Concita De Gregorio, che lanciò il formato mini, ritenuto ora poco efficace, alla luce dei dati diffusionari drammaticamente in calo.

Così L’Unità, come annunciato da Sardo alla Festa Democratica di Pesaro, crescerà in misura, non diventerà un broadsheet caro al passato ma si allineerà alle linee tabloid della Stampa, moderna e giusta. Cambieranno anche i colori: rimarrà il rosso, ma altre tonalità gli si affiancheranno, complice le ispirazioni stilistiche dal quotidiano inglese The Guardian, dal quale L’Unità prende in prestito, così come fece nel settembre 2007 anche Repubblica, la sezione g2 (di cui non si conosce ancora il nome). Serviva uno spazio di approfondimento e una seconda “testata” interna al giornale raccoglierà consigli su cultura e tempo libero, anche per accattivarsi maggiori inserzioni pubblicitarie, il vero tallone d’Achille del giornale (destino condiviso dai quotidiani di partito o politici).

Allargare la base di informazioni generaliste porterà a snaturare il dna de L’Unità oppure aiuterà a risollevare le vendite, davanti anche al calo di utenti unici del sito web che sembrava, con la gestione De Gregorio, poter trainare il risorgimento della testata? Di certo, un restyling del genere richiede investimenti notevoli, il che pare un controsenso scorrendo le arrendevoli dichiarazioni dell’editore Soru, da tempo in attesa di un compratore per sbarazzarsi del giornale. Sulle difficoltà economiche la redazione aveva più volte incrociato le braccia, la casa editrice Nie cerca di risolvere i problemi di liquidità (grazie al flirt con Unicredit), ma senza dubbio le indecisioni sui contributi pubblici all’editoria limitano le possibilità di sviluppo di una testata storica che oggi più che mai merita un deciso rilancio.

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