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Una svolta laica a portata di mano

di Raffaele Carcano

Alzi la mano chi l’avrebbe detto. Berlusconi, il machista Berlusconi, l’uomo che solo quattro anni fa sosteneva che è “meglio essere appassionati di belle ragazze che di gay”, ha dichiarato che “quella per i diritti civili degli omosessuali è una battaglia che in un Paese davvero moderno e democratico dovrebbe essere un impegno di tutti”. Si è autodefinito “liberale” (sic), e da liberale ritiene pertanto “che attraverso un confronto ampio e approfondito si possa raggiungere un traguardo ragionevole di giustizia e di civiltà”. La sua compagna, Francesca Pascale, si è addirittura iscritta ad Arcigay insieme a Vittorio Feltri.

Udito a destra uno squillo di tromba, molti a sinistra hanno risposto con pernacchie: “Lo fa solo per convenienza”. Probabilmente è vero. Ciò non toglie che un cambiamento è avvenuto. Anche se fosse motivato soltanto dalla convenienza, ci si dovrebbe chiedere perché Berlusconi ritiene ora conveniente mantenere una posizione favorevole alle unioni civili (o quantomeno a maggiori diritti per gay e lesbiche).

Anche Renzi, se guardiamo alle sue posizioni di qualche anno fa, non può essere certo tacciato di laicismo: esplicitamente anti-eutanasia e anti-procreazione assistita, refrattario ai diritti per le coppie di fatto… poco distinguibile da Berlusconi. Anche lui ha chiesto ora un’accelerazione sulle unioni civili. L’ha fatto anche lui per convenienza? Probabilmente sì. È solo pubblicità, a cui non seguiranno fatti concreti? Forse sì. Ma un fatto concreto laico che ha unito Forza Italia, Pd e tanti altri c’è già stato: l’approvazione alla Camera del cosiddetto “divorzio breve”. Solo il clericalissimo gruppetto centrista ha votato contro.

La classe politica italiana sembra dunque essersi improvvisamente resa conto che qualche legge laica va approvata in un Paese che, sull’argomento, rischia ormai di essere superato persino da Malta. Forse hanno finalmente compreso che la popolazione chiede un paese civile e moderno, e un paese non può essere tale se non è anche laico. Forse le argomentazioni del mondo laico cominciano ad avere più presa nei palazzi del potere. O forse i vescovi non riescono più a incidere come prima, ai bei tempi (per loro) del Family Day: oggi la Chiesa si vuol dare un’immagine buonista, che è praticamente incompatibile con le violente battaglie controriformistiche.

Quali che siano le ragioni, un cambiamento di atteggiamento è innegabile. Ne consegue che chi è costantemente impegnato per la laicità dello Stato deve saper cogliere l’occasione. È per questo che l’Uaar ha lanciato una petizione online che chiede Cinque leggi laiche da varare subito! Nessun irrazionale volo pindarico: solo cinque leggi per le quali esiste già, nell’attuale parlamento, una maggioranza favorevole. Oltre alle unioni civili, si chiedono la riduzione dei tempi per la separazione e per il divorzio, il testamento biologico, meccanismi che garantiscano la piena applicazione della legge 194 e la sostituzione della normativa fascista sui “culti ammessi” con una legge sulla libertà di coscienza.

Se si può fare, si deve fare. C’è voglia di libertà, nel Paese. C’è voglia di laicità: sta a noi immettere l’energia necessaria per trasformarlo. Una svolta laica è davvero a portata di mano.

 

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