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Una speranza per le mamme detenute

Sono migliaia le donne rinchiuse in carcere costrette a doversi allontanare dai propri figli, maggiori di 3 anni, mentre almeno un centinaio di loro crescono il proprio bambino dietro le mura di un istituto penitenziario, con la prospettiva della separazione al compimento del terzo anno d’età.

“In base all’attuale ordinamento, i bambini dagli 1 ai 3 anni figli di detenute sono costretti a trascorrere gli anni più delicati della loro crescita in carcere, un ambiente certamente non adeguato al loro sviluppo - dicono da Terres des Hommes -. Inoltre sono destinati ad essere allontanati dal carcere e dall’affetto della madre al compimento del terzo anno di età, nonostante la legge n. 40/2001 preveda il diritto agli arresti domiciliari per le mamme detenute già condannate se non esiste il rischio di recidiva e se hanno già scontato un terzo della pena”. Requisiti che tuttavia rendono la legge “praticamente inaccessibile alla stragrande maggioranza delle detenute, dato che moltissime non hanno un domicilio dove scontarli o sono ancora in attesa della pena definitiva o ancora, hanno commesso reati per i quali c’è un pericolo di recidiva (tra cui quelli legati all’uso o allo spaccio di droga, piuttosto che alla prostituzione)”; dicono dalla ong. “Se il Disegno di legge 1814, fermo in Commissione Giustizia della Camera dal 2008, venisse approvato, queste mamme potrebbero essere accolte in apposite ’Case famiglia protette’, in grado di assicurare l’indispensabile protezione dei bambini che crescerebbero accanto alle madri, almeno fino ai 10 anni di età”, dice Federica Giannotta di Terres des Hommes.

Terre des Hommes, organizzazione attiva da 50 anni nella difesa dei diritti dell’infanzia, e Bambinisenzasbarre, associazione impegnata da oltre un decennio nel sostegno, tutela e mantenimento della relazione genitoriale in detenzione, per la prima volta insieme, promuovono la Campagna “Fuori i bambini dalle Carceri italiane!” e chiedono al Parlamento Italiano di approvare rapidamente la proposta di legge n. 18141 (proposta Bernardini) per accogliere bimbi e mamme detenute in Case Famiglia Protette.

Continua la Gianotta: “L’Italia oggi costringe decine di bambini a scontare una pena di cui non hanno colpa, rinchiusi in un carcere ed impone a migliaia di altri di crescere lontano dalla propria madre, perché detenuta, in palese violazione con la Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia, che invece vorrebbe sempre garantito e protetto il diritto del bambino a crescere con i propri genitori, sempre”.

Lia Sacerdote, Presidente dell’associazione Bambinisenzasbarre aggiunge alcuni dati: “La questione dei bambini detenuti con la mamma e di quelle migliaia che entrano ogni giorno in carcere per incontrare i propri genitori detenuti rappresenta un tema di salute pubblica e responsabilità sociale che coinvolge tutti e ci indica che la prigione non interessa solo chi sta dentro ma anche chi sta fuori. Sono 750mila infatti i bambini che entrano ogni giorno nelle carceri europee per incontrare i propri genitori detenuti, 75 mila ogni anno in Italia sono separati da un genitore (o da entrambi) perché detenuti, 4.500 nella sola Lombardia, secondo un rapporto Caritas, 2.500 secondo il Ministero di Giustizia”.

Se il Disegno di legge n. 1814 (Proposta Bernardini) venisse approvato, finalmente si darebbe la possibilità sia alle madri che oggi sono in carcere con i propri bambini piccoli, sia a quelle che se lo sono viste portare via di vivere accanto ai propri figli in apposite “Case Famiglie Protette” almeno fino ai 10 anni di età. Nonostante il Disegno di legge n.1814 goda del consenso trasversale di tutte le forze politiche, è fermo dal 2008 in Commissione Giustizia della Camera, nel silenzio e nell’indifferenza generale. Terre des Hommes e Bambinisenzasbarre chiedono che riprenda al più presto l’iter di approvazione della legge.

E’ URGENTE sollecitare la necessità di una rapida approvazione della proposta di legge 1814, promossa da un gruppo di parlamentari bipartisan, per modificare il codice penale e il codice di procedura penale, con l’obiettivo di favorire i rapporti tra detenute madri e figli minori e per l’istituzione di case-famiglia protette. E al progetto delle case famiglia protette, sul modello dell’Icam (istituto di custodia attenuata per le detenute madri) di Milano, sta lavorando il Gruppo di lavoro nazionale per la liberazione dei bambini dalle carceri, voluto dal Ministro della Giustizia, Angelino Alfano , per valutare la costruzione di altre 5 comunità protette su scala nazionale. “Stiamo definendo i protocolli d’intesa con i provveditorati regionali e le amministrazioni locali - dice Francesca Corso, tra gli ideatori dell’Icam di Milano -, convinta che queste tali strutture devono vedere un protagonismo di gestione sinergico anche con la magistratura e il terzo settore, altrimenti si riducono a un piccolo carcere per cui non cambia molto dove essere”. 

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