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Una nuova ricerca mostra la minaccia esistenziale che gli atei pongono ai credenti

La gente non ama la morte, la teme e farebbe qualsiasi cosa per evitare di pensarci.

È una delle ragioni per cui la religione è così potente. Infatti non si muore davvero quando c’è una meravigliosa vita che ci attende dopo la morte. La religione in molti modi funge da meccanismo di difesa contro la paura della morte. E secondo una nuova ricerca pubblicata nel giornale Social Psychological and Personality Science (Giornale della Psicologia sociale e della Scienza della Personalità), la paura della morte contribuisce alla diffidenza verso gli atei i quali distruggono la bolla di sapone della speranza.

I ricercatori Corey L. Cook, Florette Cohen e Sheldon Solomon hanno voluto provare quanto forte sia realmente questo legame.

… noi sosteniamo che gli atei — i quali contestano l’esistenza di Dio e proclamano la non credenza in una letterale vita dopo la morte — costituiscono una profonda minaccia esistenziale per coloro che aderiscono al punto di vista della tradizionale cultura teistica.

Come avviene ciò?

Esperimento 1

Hanno suddiviso 202 studenti (nessuno dei quali era ateo) in due gruppi. A metà di essi è stato chiesto di “descrivere le emozioni” che essi sentivano al pensiero della morte. All’altra metà è stato chiesto di descrivere cosa essi pensavano sarebbe successo fisicamente dopo la loro morte.

Alla fine è stato loro chiesto di descrivere i loro sentimenti nei confronti dei Quaccheri (considerati un gruppo neutrale) e nei confronti degli atei (atei!). Più alto era il punteggio più alto era l’apprezzamento. Gli atei hanno ricevuto il punteggio più basso da entrambi i gruppi di studenti.

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Figura 1. Il termometro del sentimento indica la reazione dei gruppi di test nei confronti delle condizioni (dolore/controllo verso la morte) di rilevanza della mortalità (MS): significativo a ± 1 errore standard (SE). (Pain: Dolore, Death: Morte, Feeling Thermometer: Termometro del sentiment, Quakewrs: Quaccheri, Atheist: Atei, Target Group: Gruppo di test)

È stato anche chiesto di quantificare affermazioni (tipo “Mi piacerebbe che un membro di tale gruppo contraesse matrimonio con un componente della mia famiglia”) assegnando un punteggio compreso tra sono ”fortemente d’accordo” e “fortemente in disaccordo”. Più alto era il punteggio e maggiormente si rifiutava di avere a che fare con quella categoria (Quaccheri e atei). Neppure a dirlo, gli atei hanno ricevuto il punteggio più alto da entrambi i gruppi di test.

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Figura 2. La distanza sociale indica la reazione dei gruppi di test nei confronti delle condizioni (dolore/controllo verso la morte) di rilevanza della mortalità (MS): significativo a ± 1 errore standard (SE). (Social distancing: distanza sociale)

La stessa cosa è avvenuta con le affermazioni riguardanti la diffidenza. Più alto era il punteggio e minore era la credibilità della categoria (Quaccheri e atei). Gli atei sono risultati ancora una volta al vertice della diffidenza.

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Figura 3. La diffidenza indica la reazione dei gruppi di test nei confronti delle condizioni (dolore/controllo verso la morte) di rilevanza della mortalità (MS): significativo a ± 1 errore standard (SE). (Distrust: Diffidenza)

Così… uhm… questo è seccante. È la riprova che, confrontati con i gruppi religiosi, gli atei sono considerati meno affidabili, sono meno amati e generalmente percepiti come emarginati.

Esperimento 2

È stato chiesto a 174 studenti (nessuno dei quali ateo) divisi in tre gruppi, di “pensare all’ateismo”, di “pensare alla propria morte”, di “pensare di provare un dolore intenso”. Dopo di che a quegli studenti è stato chiesto di riempire gli spazi mancanti in un insieme di parole, alcune delle quali potevano essere correlate alla morte.

Per esempio, COFF_ _ potrebbe essere “COFFEE” (caffè) o “COFFIN” (bara).

SK_ _ L potrebbe essere “SKILL” (competenza) o “SKULL” (teschio).

Usando il gruppo “dolore intenso” come controllo, è risultato che pensare all’ateismo fa verosimilmente completare le parole con significati legati alla morte quanto pensare alla morte stessa.

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Figura 4. La Predisposizione al pensiero della morte (DTA) indica la reazione dei gruppi di test nei confronti delle condizioni (dolore/controllo verso la morte) di rilevanza della mortalità (MS): significativo a ± 1 errore standard (SE). (DTA – Death Thought Accessibility: Predisposizione al pensiero della morte)

(La barra dell’ateismo è lievemente superiore a quella della morte, ma la differenza non è statisticamente apprezzabile).

Che cosa deduciamo da tutto ciò?

… pensare all’ateismo accresce la predisposizione a impliciti pensieri di morte allo stesso livello che [pensare alla morte stessa]. Queste scoperte sono complementari alle ricerche esistenti e corroborano la nostra comprensione di sentimenti anti-atei, dimostrando che l’ostilità verso la miscredenza degli atei è particolarmente evidente quando vengono coinvolti interessi esistenziali e per questo, per i credenti, la semplice presa in considerazione dell’ateismo può significare indizio di non immortalità.

Le conclusioni della ricerca

Siccome i gruppi che minacciano la visione del mondo attraverso la fede sono spesso oggetto di discriminazioni e aggressioni, le future ricerche potrebbero essere produttivamente indirizzate verso l’individuazione di modi benigni per parare la minaccia esistenziale che gli atei pongono ai credenti, quindi mitigando l’ostilità e l’intolleranza a cui essi sono soggetti.

Gli atei, viceversa, potrebbero essere aiutati dal considerare che la denuncia militante delle concezioni teistiche della realtà e di coloro i quali ad esse aderiscono, al contrario di un sano scetticismo critico e dissenso sociale, contribuisce alla loro attuale impopolarità in molte culture.

In altre parole gli atei dovrebbero veramente riflettere su come criticare la religione. Se si vuole persuadere la gente a dare ascolto al nostro modo di pensare, non si può forzarli al punto che questi finiscano con avvinghiarsi ancora di più alla loro fede.

Già essi associano gli atei alla morte o a qualcosa di altrettanto brutto. Non serve dare loro altre ragioni per consolidare questa associazione mentale.

Hemant Mehta

Traduzione di New Research Shows the Existential Threat Atheists Pose to Believers; No Wonder We’re So Disliked!
A cura di Marco Zuccari

 

Foto: instagram/f_barca (Cimitero di Ponte Fantella, Premilcuore, FC)

Questo articolo è stato pubblicato qui

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