• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Religione > Una novena con fra Michele, guardiano di Fulgenzio

Una novena con fra Michele, guardiano di Fulgenzio

Al di là dell’adempimento al precetto festivo, non sono gran che votato a consumare i banchi della parrocchia.

Tuttavia, v’è un rito religioso, forse impensato se non completamente sconosciuto per i più, che giammai mi lascia insensibile o indifferente, ossia a dire la novena dell’Immacolata, officiata, come da calendario liturgico, durante la prima settimana di dicembre.

Tale evento sopravviene, per me, alla stregua di vero e proprio sussulto interiore, sin dalla tenerissima età. Ciò, probabilmente, anche in virtù di una particolare coincidenza, giacché il nome della Madonna oggetto della celebrazione era portato da mia madre.

Vi ho assistito molte volte, ovunque, in giro per l’Italia, sono stato condotto dal lavoro e, quindi, da Marittima a Milano (addirittura nel Duomo), Roma, Messina, Imperia, Monza.

Adesso, da quiescente, continuo a mantenere la consuetudine a Lecce, nella piccola ma carinissima chiesa di S. Maria della Grazia in Piazza S. Oronzo, sede di una confraternita, intitolata, giustappunto, alla Concezione.

Al culmine della celebrazione di che trattasi, ha luogo una riflessione, sulla figura della Madonna, nel tempo e nella storia, comprese le vicende e le evoluzioni dell’attualità, tenuta da sacerdoti o religiosi esterni esperti in mariologia, che si alternano di anno in anno. In occasione dell’ultima novena, mi è stato dato di notare, nel ruolo di predicatore, un giovane monaco dell’ordine dei Frati Minori, dall’eloquio profondo, forbito e trascinante: invero, con tutto il rispetto per la categoria dei celebranti, capita raramente, in chiesa, di essere colpiti dai toni e dai contenuti delle omelie.

Mi piace sottolineare che, a S. Maria della Grazia, la Novena in questione si conclude con l’inno, tanto semplice quanto suggestivo, “S. Maria della Speranza”, che così attacca:

"Santa Maria della speranza

mantieni viva la nostra attesa.

Ci hai dato l’aspettato di ogni tempo,

tante volte promesso dai profeti.

Ora noi con fiducia domandiamo

la forza che dà vita al mondo nuovo.

Santa Maria"

A Lecce, la casa madre dell’Ordine dei Frati Minori si trova attaccata alla Parrocchia di S. Antonio a Fulgenzio; lì si erge, difatti, l’omonimo convento, oltre che la Biblioteca “F. Caracciolo”.

Qualche tempo fa, in occasione di una visita alla predetta biblioteca, ho chiesto, all’impiegata responsabile, se conoscesse il nome del giovane frate che avevo sentito predicare alla Novena dell’Immacolata, apprendendo, così, che si trattava di Padre Michele Carriero, Guardiano pro tempore del convento leccese.

Per completezza, devo aggiungere che m’era capitato di notare nuovamente il medesimo religioso, nella serata del 31 dicembre scorso, intento ad armeggiare musiche e canti nell’ambito della Marcia nazionale della Pace svoltasi nel capoluogo salentino.

Ancora, ai primi di marzo, ho preso contatto con Fra Michele, pregandolo di fissarmi un appuntamento e, poco dopo, in una mattinata di sole, l’ho incontrato nel convento di Fulgenzio. Breve attesa nell’ameno cortile giardinetto interno e Michele m’è venuto incontro: scusandosi per l’angustia dell’ambiente, mi ha quindi fatto accomodare in un ufficio ricolmo, quasi totalmente, di scaffali e di migliaia di classificatori di documenti.

Padre Michele Carriero, originario di Martina Franca, quarantadue anni, ha dimorato, sino al conseguimento del diploma di operatore turistico, fra la cittadina nativa e Taranto; successivamente, si è avviato alla vita religiosa, scegliendo l’ordine fondato dal Poverello d’Assisi. Arrivato all’ordinazione sacerdotale, ha prestato servizio in vari conventi della Provincia francescana del Salento, da ultimo nel convento di Lecce, dove, attualmente e per un triennio, ricopre la carica di guardiano.

Contestualmente, Fra Michele riveste anche i ruoli di Definitore (componente del Capitolo) provinciale, Archivista provinciale, Segretario per il dialogo e Vicario parrocchiale; inoltre, è docente presso l’Istituto superiore di scienze religiose dell’Arcidiocesi di Lecce.

All’inizio della conversazione, il mio interlocutore si sofferma sul suo compito di “Guardiano”, figura espressamente contemplata nella “Regola” di S. Francesco. In fondamentale sintesi, essere Guardiano, vuol significare curarsi in ogni senso della Fraternità di appartenenza - nel convento di Fulgenzio, dieci religiosi, di cui sei sacerdoti e quattro frati professi - adoperandosi per la relativa crescita e per il miglior andamento delle varie attività, finalità e missioni.

In ulteriore dettaglio, precisa Fra Michele, a Lecce, un componente della Fraternità è anche Parroco e perciò collegato, sotto taluni aspetti, con l’Ordinario e gli uffici diocesani, un altro espleta le funzioni di Economo. Coesistente con la fraternità di Fulgenzio, c’è, infine, il Ministro Provinciale della “Provincia Salento”, al momento Fra Tommaso Leopizzi.

I monaci, almeno relativamente al suo ordine, sottolinea Fra Michele, sono, sull’esempio loro Patrono e fondatore, assolutamente e rigorosamente poveri, non trattengono per sé alcunché degli introiti derivanti dalle attività svolte, di qualsivoglia genere, avendo l’obbligo di conferirli, compreso l’ultimo centesimo, alla cassa comune, cui s’attinge per tutte le occorrenze e i bisogni indistinti della Fraternità.

Oltre alle occupazioni che lo impegnano nel convento, Fra Michele è spesso chiamato all’esterno, da parroci o istituzioni varie, per tenere panegirici e partecipare a conferenze.

Dai discorsi e dal sorriso di Fra Michele, traspare, spiccata, la vocazione a prodigarsi per gli altri, per il prossimo, a beneficio di quanti hanno bisogno, vuoi sul piano morale e spirituale, vuoi a livello materiale, con un pizzico di predilezione per i giovani, la qual cosa è comprensibile, alla luce della circostanza che egli stesso, per vent’anni, ha vissuto semplicemente, da comune ragazzo e giovane, fra gruppi di pari età.

Verso la conclusione della conversazione, il frate non manca di domandare, egli a me, che cosa la gente pensi oggi, della chiesa e delle figure della chiesa; da parte mia, non ho difficoltà a rispondere che, come è noto, s‘avverte, evidente e diffuso, un clima di distacco e di allontanamento dai riti religiosi e, però, gli appartenenti ad ordini religiosi e le istituzioni da loro presidiate sembrano risentire un po’ meno del fenomeno, continuando a riscuotere apprezzamento e fiducia.

Una luce traspare dagli occhi di Michele: all’atto del commiato, il mio dono dell’ultima raccolta di scritti, prontamente contraccambiato dall’interlocutore, con la promessa per il prossimo incontro, di un’accoglienza logisticamente più comoda e dell’omaggio di un loro oggettino, una “cosa del convento”.

 

 

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares