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Una cordata per l’Università

 

In quest’Italia di Presidenti del Consiglio quasi ottantenni, di sessantottenni in servizio rivoluzionario permanente effettivo, di meglio gioventù fumate, di senatori decadenti, di Rita Levi di Montalcini riesumate, di Napolitani dormienti e Raffaelle Carrà ballanti, di Pippi Baudo deliranti, Toscani, Fuksas e monolitici direttori di giornale eterni, una sola categoria poteva continuare a far perpetrare il cariatidismo perenne: quella dei giovani. Scendono in piazza con i baroni invece di cacciarli a pedate nel culo. Quei giovani brizzolati fuori corso di professione che finalmente si sistemano a vita con l’okkupazione delle Università per reclamare il loro posto di lavoro da laureandi a tempo indeterminato - per una volta almeno - contro il precariato che c’è fuori dalle sordide aule degli atenei. La riforma Gelmini che riforma non è va abbattuta, perché oltre ai tagli non prevede la pensione a chi sverna negli anni accademici, non prevede l’assicurazione sanitaria né la cassa integrazione per chi è fuoricorso, non prevede i contributi ogni mese per gli studenti e per le assistenti degli studenti né gli scatti di anzianità. Non c’è una nursery e le ferie non sono pagate, ci si alza presto la mattina e qualche volta si lavora anche nel week end, tra la discoteca del sabato e lo stadio la domenica. E i libri bisogna anche comprarli, oltre che studiarli e sottolinearli così poi non li puoi neanche rivendere. Soprattutto, all’Università c’è un mobbing mostruoso: ogni due per tre ci sono verifiche e corsi di aggiornamento dove addirittura mettono anche i voti. E poi basta con il solito tran tran: sempre a fare le stesse cose e mai una gita in pulmann a Ravenna. Soprattutto, c’è una cosa che ai giovani vecchi fuori corso non va proprio giù, che tra gli altri anche la frequentazione delle Università non sia riconosciuta come lavoro usurante. Proponiamo un cambio di Ministro: al posto della Gelmini bisogna mettere Brunetta con i tornelli, così le mamme potranno almeno controllare (se non imporre ai professori il 30 e lode per i propri bimbi) che almeno i ragazzi non facciano sega. Altrimenti, non ci sono scuse, bisogna trovare una cordata che li acquisti in blocco, professori studenti e ricercatori. E che poi li rivenda. Alle fabbriche.

(Pubbl. su Veleno Settimanale del 02/11/2008)

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