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Un miliardo di "senza dio", alla faccia dei fanatismi religiosi

 

Secondo uno studio americano il 16 per cento della popolazione mondiale non aderisce ad alcuna religione.

Il Pew Research Center è un’organizzazione americana – con sede a Washington – che si occupa di analisi sociopolitiche. Un suo studio pubblicato nel dicembre 2012, intitolato The Global Religious Landscape, dopo aver comparato ben 2.500 ricerche sul tema “credenti/non credenti” presenti sul nostro pianeta, giunge a risultati e cifre molto esplicite.

Nella civiltà umana il processo di secolarizzazione avanza in modo costante. Secondo il report, il 32% della popolazione mondiale è cristiana (circa la metà cattolica), il 23% islamica, il 29% aderisce ad altre religioni e culti, soprattutto l’induismo, praticato in India, cioè la seconda nazione più popolosa al mondo. Ma il 16% dichiara di non aderire ad alcun culto, quindi si posiziona come terzo gruppo dopo cristiani e islamici. In valori assoluti significa circa un miliardo di persone (anche se c’è da sottolineare che la percentuale maggiore di quelli che si dichiarano non credenti è situato in Cina, paese popolosissimo e con una lunga tradizione ideologica avversa alle credenze).

Molte sarebbero le considerazioni da fare su tali dati e, pertanto, invitiamo chi ci segue a leggere per intero il rapporto. Tuttavia, a contraddire il pregiudizio soprattutto monoteista che gli atei o gli agnostici siano meno “spirituali” dei “credenti”, si sottolinea il dato che una notevole del 16 per cento non credente dichiara di coltivare comunque una propria e personale forma di spiritualità, slegata dai culti organizzati. Del resto, anche tra chi professa una “fede” legata al culto è forte il rifiuto del dogmatismo religioso e delle gerarchie ecclesiastiche.

Rino Tripodi

(LucidaMente, anno VII, n. 84, dicembre 2012)

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.40) 24 gennaio 2013 09:55

    I credenti in una religione sono condizionati, a volte è addirittura a loro imposto, alla ricerca di proselitismo e di fare applicare il credo religioso. A cominciare dalla propria famiglia, assai difficilmente, in famiglia, si consente, a qualche componente di credere in una diversa religione. L’ateo, invece, non ha una religione di riferimento che lo istiga a convincere altri esseri umani a essere atei. Se a questo si aggiunge che le cose dello Stato, molte volte, sono anche cose della chiesa, mentre le cose della chiesa non si condividono mai con nessun altro, si comprende come, solo il 16% sia ateo. Dalle mie parti si dice:" Roma e tutta nostra e l’Italia è metà ciascuno"

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