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Un miliardo di dollari per le nuove basi USA in Afghanistan

Erano 38.000 i militari USA in Afghanistan sino all’avvio della controffensiva di primavera nel sud del paese e in Pakistan. Per il Pentagono, l’obiettivo è però quello di trasferire nell’area di guerra altri 30.000 militari entro la fine dell’anno e 12.000 nel 2010. Totale 80.000. Una escalation senza precedenti che richiede la realizzazione in tempi brevissimi di infrastrutture di supporto per le nuove “brigate di combattimento”. L’US Army ha così richiesto lo stanziamento di 924 milioni di dollari per costruire “basi di proiezione avanzata”, alloggi per le truppe, scali aerei operativi, depositi di munizioni e carburante.

Una parte delle nuove infrastrutture militari sarà realizzata all’interno dell’aeroporto di Kandahar, dove sin dalle scorse settimane hanno preso il via imponenti lavori di scavo e movimentazione terra. Nello scalo dovrebbero sorgere diversi edifici da adibire a centri comando, caserme, alloggi ufficiali ed uffici. Si starebbero inoltre asfaltando ampie superfici di terreno da adibire a piattaforme per l’atterraggio di elicotteri e, entro il prossimo anno, a piste d’atterraggio e parcheggio per i velivoli da trasporto ed aviolancio “Lockheed C-130 Hercules” ed altri velivoli da guerra. I lavori sono coordinati da unità specializzate dell’esercito e della marina statunitense, tra cui il IV Battaglione d’Ingegneria appena trasferito dall’Iraq. Nell’intera regione verranno realizzate progressivamente altre infrastrutture più “leggere”.
 
“Buona parte delle truppe destinate ad altre località nel sud dell’Afghanistan risiederanno per alcune settimane a Kandahar prima di potersi trasferire alle nuove basi avanzate”, ha spiegato il portavoce del comando delle forze USA in Afghanistan, Iuniasolua Savusa. “Ogni nuova base che costruiremo sarà solo per fini operativi. Le truppe che stanno arrivando, troveranno in esse le infrastrutture basiche per la loro protezione e le loro missioni”.
 
Il Dipartimento di Difesa ha già autorizzato il trasferimento in Afghanistan di alcune delle maggiori unità di guerra delle forze armate già operative nello scacchiere iracheno, tra cui la 10^ divisione di Montagna della Terza Brigata, il 5° “Stryker Brigade Combat Team” della Seconda divisione di fanteria, la 2^ Brigata di Spedizione dei Marines e la 4^ Brigata di Combattimento aereo della 82nd Airborne Division, la divisione aviotrasportata di pronto intervento con sede a Fort Bragg, Nord Carolina.

 
Ai paracadutisti della 4^ Brigata saranno affidate in particolare le operazioni di addestramento dell’esercito e delle forze di polizia afghane, in precedenza appannaggio di contractor privati e dei Marines. Il Pentagono punta alla costituzione, all’armamento e all’addestramento di un esercito afgano forte di 134.000 uomini e di un corpo di polizia di 82.000 unità.
 
In aggiunta a quanto previsto per le nuove basi USA in Afghanistan, la Casa Bianca ha chiesto al Congresso, risorse finanziarie pari a 130 miliardi di dollari da destinare alle operazioni militari in Asia sud-orientale. Di questi, 65 miliardi andranno al conflitto afghano e 61 a quello iracheno. I rimanenti 4 miliardi saranno assorbiti dalle “spese generali” per i due teatri di guerra. Sono al febbraio del 2009, secondo il General Accountability Office degli Stati Uniti d’America, per l’“assistenza alla ricostruzione” dell’Afghanistan sono stati spesi 38 miliardi di dollari, anche se “il reale costo della guerra non può essere specificato perché ci sono fondi il cui utilizzo non è stato ufficialmente attribuito ad operazioni contingenti al paese”. “Ciononostante – ha aggiunto il GAO – la sicurezza in Afghanistan è significativamente peggiorata negli ultimi tre anni, impedendo agli Stati Uniti e ai suoi partner internazionali di ottenere successi nella ricostruzione del paese”. L’amministrazione Obama prevede inoltre per il prossimo anno di destinare 1,5 miliardi di dollari a non meglio specificate “operazioni antiterrorismo” in Pakistan, il nuovo fronte di guerra USA. Altri 3 miliardi di dollari saranno invece utilizzati nei prossimi cinque anni per addestrare ed equipaggiare le forze armate pachistane.
Washington ha intanto individuato il capro espiatorio per autoassolversi da qualsivoglia responsabilità per l’inaudito massacro di civili durante i raid aerei nella provincia di Farah. Si tratta del comandante delle forze militari in Afghanistan, generale David McKiernan, che a poco meno di un anno dalla sua nomina è stato “invitato” dal segretario della difesa, Robert Gates, ad abbandonare l’incarico. A sostituirlo è stato chiamato il generale Stanley McChrystal, noto specialista in “operazioni speciali” e comandante dal 2003 al 2008 del Joint Special Operations Command delle forze armate USA. “Abbiamo fatto scattare una nuova strategia e una nuova missione che richiedono anche una nuova leadership”, ha dichiarato Gates.
 
Merita essere ricordato il curriculum professionale del nuovo zar delle guerre in Afghanistan e Pakistan. Dopo un primo incarico come comandante del 1° Battaglione Paracadutisti della 82^ divisione aviotrasportata di Fort Bragg, nel 1980 Stanley McChrystal partecipò ad un corso specializzato per ufficiali di fanteria presso la cosiddetta “Scuola delle Americhe” di Fort Benning, Georgia, centro di formazione alla lotta anti-guerrigliera e alle più efferate pratiche di tortura per migliaia di militari dei regimi dittatoriali latinoamericani degli anni ’70 e ’80.
Nel giugno 1990, l’ufficiale entrò a far parte del team per le “operazioni speciali” dell’esercito USA che sarà poi inviato in Arabia Saudita per preparare le operazioni Desert Shield e Desert Storm (prima guerra del Golfo). Dieci anni più tardi, l’amministrazione Bush assegnò McChrystal allo staff esecutivo che pianificò e coordinò il secondo grande attacco all’Iraq. Il suo volto entrò nelle case di tutti gli americani. Fu infatti McChrystal a rappresentare il Pentagono in tutti i briefing con stampa e tv sull’andamento del conflitto iracheno. Conquistata Baghdad, il generale si defilò dai palcoscenici mediatici e passò a condurre una forza d’intervento supersegreta, la “Task Force 6-26”, che scatenò la caccia ai più stretti collaboratori di Saddam Hussein. È a questa unità speciale che è stato attribuito l’assassinio di Abu Musab al-Zarqawi, presunto leader di Al-Qaeda in Iraq, nel giugno 2006. Ma la “6-26” ha conquistato la notorietà internazionale per le torture commesse durante gli interrogatori di prigionieri iracheni a Camp Nama e Abu Ghraib. Una quarantina di militari appartenenti alla task force sono stati oggetto di provvedimenti disciplinari per i crimini commessi all’interno delle basi-prigioni istituite dagli USA in Iraq.

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