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Un’estate da giganti, piccoli delinquenti crescono

Un piccolo gioiellino ambientato nei boschi del nord Europa, Un’estate da giganti ha tre ragazzini ottimi protagonisti ed una narrazione firmata Bouli Lanners con uno stile molto preciso.

Due fratelli di 15 e 13 anni ed un loro amico affrontano un’estate in piena solitudine (i genitori sono – o potrebbero essere – lavoratori di un’ambasciata in Spagna). Solo che i tre non si limitano a divertirsi ma vivono tra erba, una vecchia macchina che guidano illegalmente, una pistola

Ad incasinare decisamente la situazione (e rendere indimenticabile quell’estate) la decisione di affittare la casa ad un produttore locale di erba…

La lunga sequenza iniziale col rischioso giro in macchina rende l’idea di quello che sarà il film e la prosecuzione non cambia i toni iniziali. Pacato, riflessivo, mai eccessivo, al centro ci sono i tre ragazzi e la loro visione del mondo. Visione che però non è molto a lungo termine e si limita a mettere in pratica idee improvvise e molto rischiose.

Intorno a loro è evidente un ambiente degradato, ma questa volta siamo in mezzo ai boschi, lontano dal degrado cittadino che il cinema ci ha abituato a conoscere.

Assolutamente convincenti le interpretazioni dei tre ragazzi (Paul BartelZacharie ChasseriaudMartin Nissen) che occupano lo spazio e il tempo (sempre in scena) da attori consumati.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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