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Un QUASI-OGGETTO per il laboratorio degli interpreti, ai fini dell’innovazione di significato, in ambito aziendale

L'innovazione di significato è l'aspetto cruciale della strategia Design-Driven, nella disciplina aziendale.
 

Consiste nella ricerca di significato da dare a nuovi beni o servizi, ideati per generare nuovi mercati e creare pertanto nuovo valore alle imprese produttrici.

Tale ricerca è svolta in un circolo ristretto, che il Prof. Roberto Verganti, principale ideatore di questa stategia ha definito 'circolo radicale', nella sua Opera 'Overcrowded: Designing Meaningful Products in a World Awash with Ideas (Design Thinking, Design Theory)' - Cambridge; London : The MIT press, 2016.

Il passo successivo previsto da questa strategia, dopo l'ideazione da parte del circolo radicale di un nuovo modello di bene o servizio, sarebbe la condivisione dello stesso con i cosidetti 'interpreti':

"Gli interpreti sono valorizzatori selettivi. Essi prestano attenzione a qualcosa che abbiamo soppresso (concentrandosi su altre cose). Spostano la nostra attenzione in altre direzioni. Non perché sono migliori di noi, ma semplicemente perché hanno un diverso meccanismo di valorizzazione selettiva: il loro background, la loro ricerca, la loro inclinazione." (Verganti, Opera citata, 2016 - traduzione mia).

La libera critica di un interprete è significativa alla luce dell'esperienza descritta dal Professore:

"La stessa osservazione, attraverso un interprete diverso, potrebbe portare a un senso totalmente contrario (e un senso totalmente diverso).

Ciò non implica che l'osservazione sia sbagliata. Ciò che è sbagliato è idealizzare la sua obiettività e dimenticare il potere della nostra propria interpretazione su quello che vediamo. E gli interpreti possono svelare e migliorare la nostra interpretazione inconscia. Oppure, ancora meglio, possono mettere alla prova la nostra interpretazione. Il momento migliore per incontrare gli interpreti è a metà di un progetto, quando abbiamo già immaginato il nostro nuovo significato."(Roberto Verganti, Opera citata, 2016 - traduzione mia).

Gli ambiti da cui prendere questi soggetti sono 3:

1 stesso settore produttivo di quello di cui si sta creando il nuovo bene/servizio,

2 settori collegati a monte o a valle della filiera,

3 settori collegati solo con logica: "Ad esempio, se vendiamo il formaggio, questi (settori collegati) possono essere produttori di attrezzature per il fitness. Le aziende del settore alimentare difficilmente parlano con loro." (Roberto Verganti, Opera citata, 2016 - traduzione mia).

Il numero totale degli interpreti, dovrebbe essere inferiore a 10 (6 oppure 8 persone).

Vorrei citare due passi delle linee guida rivolte all'interprete.

Il primo riguarda lo scopo del laboratorio degli interpreti: "L'incontro si concentra sul significato che la gente dà, non sulle soluzioni specifiche. Nel dare una discussione critica sulle ipotesi, provate a scavare più in profondità: spostarsi da quello che vedete che la gente fa (il che cosa) nel perché lo fanno (le esigenze), cioè il loro scopo." (Roberto Verganti, Opera citata, 2016 - traduzione mia).

Il secondo passo invece, considera degli elementi terzi, che il singolo interprete dovrebbe ricercare in autonomia e far conoscere a tutti gli altri:

"Selezionate un oggetto (o una canzone, una poesia, un'immagine) che meglio rappresenta la vostra interpretazione del tema. Questa metafora aiuterà a catturare le vostre intuizioni da una prospettiva emotiva e simbolica. È il modo conciso e immediato di affrontare le domande." (Roberto Verganti, Opera citata, 2016 - traduzione mia).

La modalità di intrattenimento delle relazioni all'interno del gruppo degli interpreti (chiamato appunto laboratorio) è di notevole intelligenza, perchè prevederebbe che degli 'oggetti esterni' (canzone, poesia, immagine), siano di supporto all'esposizione e alla condivisione delle intuizioni: insomma possano essere un veicolo di comprensione e di armonia tra i componenti.

Vorrei innestare questo concetto di 'relazione', con la teoria del quasi-oggetto elaborata dal filosofo Michel Serres:

"Questo quasi-oggetto non è un oggetto, pur tuttavia lo è, perché non è un soggetto, perché è nel mondo; è anche un quasi soggetto, in quanto segna o indica un soggetto che, senza di esso, non sarebbe un soggetto." (Le parasite / Michel Serres Paris : Grasset, 1980 - traduzione mia).

Un esempio efficace che Serres utilizza per comprendere cosa sia il quasi-oggetto è la palla da rugby in una partita:

"Una palla non è un oggetto ordinario, perché è tale solo se un soggetto la tiene. Laggiù, per terra, non è niente; è stupida; non ha alcun significato, nessuna funzione e nessun valore.

La palla non viene giocata da sola. Coloro che non passano la palla, sono cattivi giocatori e presto sono esclusi dal gioco.

...

Questo quasi-oggetto che è un marcatore del soggetto, è un costruttore stupefacente di intersoggettività. .

...

Il furetto (usato nella caccia al coniglio), la palla (da rugby), sono gettoni in un gioco, passati da uno a un'altro; probabilmente questi (cioè rispettivamente il furetto e la palla da rugby) sono i giocatori. La costruzione del collettivo è fatta con i giocatori e con un bizzarro atto di costruzione. Tutto è costruito con qualsiasi cosa. Questa logica è altamente indeterminata ed è la più difficile da notare." (Le parasite / Michel Serres Paris : Grasset, 1980).

In quest'ottica, io vorrei introdurre una componente tecnologica che potrebbe aiutare il singolo interprete ad accrescere la propria capacità di analisi: uno strumento, che dalla definizione stessa, è in grado di aumentare la realtà.

Mi riferisco alla possibilità che la tecnologia offre di creare ologrammi.

L'ologramma è la riproduzione virtuale tridimensionale di oggetti ed ambienti.

Un importante ritrovato tecnologico è Hololens di Microsoft, che permette di creare, modificare e condividere immagini virtuali a 3 dimensioni, anche solo con i movimenti delle mani.

Tali strumenti permetterebbero a ciascun operatore di elaborare o raffinare una idea/prototipo di nuovo bene o servizio e condividere con tutti gli altri i risultati a cui è giunto.

Inoltre, lo strumento olografico permetterebbe di creare la relazione tra il nuovo bene/servizio e l'oggetto terzo (canzone, poesia, immagine), che l'interprete creda possa meglio rappresentare simbolicamente il suo orientamento emotivo.

Ai fini del raggiungimento di un obiettivo collettivo, l' utilizzo del dispositivo olografico potrebbe assimilare e trascendere la teoria di Serres del quasi-oggetto:

"...un quasi-oggetto, che traccia e rende visibili i rapporti che regolano il gruppo in cui passa, come il bastoncino che passa velocemente nelle mani dei bambini che giocano seduti in cerchio. Quasi-oggetto che non smette comunque di essere un oggetto tecnico utile, altamente tecnologico, persino diretto verso il mondo fisico." (da Chiarimenti : cinque conversazioni con Bruno Latour / Michel Serres; postfazione e cura di Mario Castellana, traduzione Antonella Colletta - Manduria : Barbieri, 2001).

La creazione di un progetto/prototipo è generato grazie ad un apporto visivo e ad una manualità immediata, grazie alla possibilità di disporre di qualunque strumento creativo, sia esso linea, superficie, solido, colore, lettera, testo.

La realtà olografica è una forma di interazione del tutto innovativa i cui risultati sarebbero oltremodo interessanti.

Forse si instaurebbe tra la persona e l'ologramma un rapporto simile a quello del marionettista con la marionetta, ben decifrato dal sociologo Bruno Latour:

"Basterà infatti parlare con un marionettista per venire a sapere che costui è davvero sorpreso dalla sua marionetta, e a ogni istante: la marionetta infatti lo spinge a fare cose che non possono esser ricondotte alla sua intenzione, azioni per le quali egli non ha alcuna competenza, neppure in potenza. Feticismo? No, semplice riconoscimento del fatto che siamo superati da quel che fabbrichiamo." (da Una sociologia senza oggetto? Note sull’interoggettività - Buno Latour - http://bruno-latour.fr/sites/default/files/downloads/57-INTEROBJECTIVITE-IT.pdf ).

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