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Uganda: impicchiamo i gay!

Questa notizia è passata inosservata in quasi tutti i giornali italiani: il settimanale ugandese Rolling Stone ha pubblicato i nomi dei cento più influenti omosessuali del paese con la scritta “Hang Them”, impiccateli.

L’anno scorso David Bahati, parlamentare del governo conservatore presieduto da Yoweri Museveni, aveva presentato una proposta di legge in cui si condannava l’omosessualità con la pena di morte, questo perché nel paese africano essere gay è un reato che comporta una condanna fino a 14 anni di carcere. Ma la comunità internazionale ha chiesto e ottenuto l’abbandono della proposta.

Qualche settimana fa il Rolling Stone ha pubblicato l’articolo con la richiesta di impiccagione a pochi giorni dal primo anniversario della controversa normativa: l‘articolo sosteneva che una malattia sconosciuta ma mortale stava attaccando gli omosessuali in Uganda, e che i gay stavano reclutando un milione di bambini con dei raid nelle scuole per contagiarli e renderli uguali a loro.

Il governo ugandese, invece di condannare il giornale, ha mitigato l’accaduto dicendo che è una campagna denigratoria degli omosessuali per reperire supporto esterno per la loro campagna.

«Prima dell’introduzione del disegno di legge in Parlamento la maggioranza delle persone non aveva idea riguardo le nostre attività» – ha detto Patrick Ndede, 27enne ugandese attivista per i diritti civili - «ma da allora siamo vessati da molte persone che odiano gli omosessuali. La pubblicità del disegno di legge ci ha fatto conoscere a molte persone, e da quel momento hanno iniziato a maltrattarci».

Una ventina di omosessuali in questo momento sono rinchiusi nelle prigioni ugandesi, e nell’ultimo anno ne sono stati perseguitati altrettanti dalla polizia e dai cittadini giustizieri.

Dopo che il Rolling Stone ha battuto le strade, il Media Council – qualcosa tipo l’ordine dei giornalisti – ha ordinato alla direzione di cessare la pubblicazione. A quanto pare non a causa del suo contenuto, bensì per la mancanza di alcuni requisiti che mancavano: «Dopo aver completato le pratiche burocratiche il Rolling Stone sarà libero di pubblicare di nuovo», ha affermato Paul Mukasa del Media Council.

Dunque l’Uganda, come la Nigeria, continuerà a condannare i gay per il solo motivo di essere diversi da come li vuole il regime. Ma sì, dai, impicchiamoli i gay!

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